Roma, 15 maggio 2023 – Occhi puntati sul Consiglio di amministrazione di viale Mazzini, che stamattina alle 10.30 ufficializzerà la nomina del nuovo amministratore delegato Roberto Sergio . Starà al nuovo ad, poi, cooptare il direttore generale nella persona di Giampaolo Rossi , già consigliere in quota FdI e uomo di fiducia della premier, che non lo ha voluto come ad solo perché il cda scade tra un anno, ma è predestinato alla poltrona più alta. A partire di qui comincerà il delicato e difficile valzer delle poltrone di dirigenti, giornalisti, conduttori del servizio pubblico.
Partendo dai tre telegiornali. Al Tg1 la premier vuole fortemente Gian Marco Chiocci . Un esterno, dall’Adnkronos, che perciò ha già suscitato come in altre occasioni la levata di scudi da parte dei Cdr. L’alternativa, ma in calo, è l’attuale direttore del Tg2 Nicola Rao . Il quale a sua volta Palazzo Chigi gradirebbe moltissimo lasciare al proprio posto. Ma che i due delle tre testate siano appannaggio di Fratelli d’Italia pare davvero poco plausibile. Per il tg del secondo canale si fa perciò avanti il nome di Antonio Preziosi , in quota Forza Italia. Mentre di certo c’è solo che Mario Orfeo rimane al Tg3 in rappresentanza del centrosinistra. In aria di conferma anche Paolo Petrecca (FdI) a Rainews. Alla direzione di Radiorai dovrebbe passare invece Simona Sala , che beneficia del gradimento di Pd e 5 Stelle. Vendendo alle importanti direzioni delle strutture, il Daytime lasciato libero da Sala dovrebbe esser appannaggio dell’attuale vice, Angelo Mellone , che gode della fiducia della premier. La Lega dovrebbe ottenere il controllo della prima serata (Primetime) con Marcello Giannamea . L’importante settore degli approfondimenti, quello di Report e delle altre trasmissioni giornalistiche per intendersi, dovrebbe invece esser affidato a Paolo Corsini , quota centrodestra.
Ma gli incarichi non si fermano qui. I 5 Stelle rivendicano un posto per Giuseppe Carboni, rimasto in panchina dopo l’avvicendamento al Tg1. Si parla di Rai Parlamento, ma il partito di Giuseppe Conte vuole una direzione di spessore e capacità di spesa come sono la Fiction, la Cultura o il Cinema: tutte perciò oggetto di contendere con il Pd. E la cosa non è irrilevante. Perché il consigliere di amministrazione indicato dai 5 Stelle, Alessandro Di Majo , è stato già determinante per le dimissioni di Carlo Fuortes da ad. E potrebbe esserlo altrettanto per il via libera al giro di nomine in arrivo col nuovo tandem Sergio-Rossi. Si esprimeranno infatti a favore i consiglieri di area Lega e FI, Igor De Biasio e Simona Agnes , contro Francesca Bria (Pd), orientato all’astensione Riccardo Laganà (in rappresentanza dei dipendenti). Se anche Di Majo votasse contro o si astenesse (che vale come voto contrario), diventerebbe determinante il voto della presidente Marinella Soldi , la cui vicinanza a Matteo Renzi non rassicura per niente il governo. Ragion per cui a palazzo Chigi si cerca di guadagnare la non belligeranza di Di Majo, il quale però non ha sciolto la riserva.
Quanto a trasmissioni e conduzioni, Bruno Vespa è confermato in toto, mentre l’allarme per la censura a Report e Sigfrido Ranucci par essere rientrato. Confermata un’altra stagione anche della Mezz’ora di Lucia Annunziata , si dovrebbero rivedere anche Riccardo Iacona e Marco Damilano su Rai 3. Dove Agorà , oggi affidata a Monica Giandotti , potrebbe andare a Manuela Moreno di Tg2 Post . Sempre su Rai3 in arrivo dall’esterno Luca Barbareschi . Mentre al preserale di Rai1 dovrebbe approdare lo speaker di alcune iniziative di FdI, Pino Insegno, al posto di Flavio Insinna . Calano invece le quotazioni di un ritorno di Massimo Giletti .