Roma, 25 luglio 2018 - Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, vince ancora una battaglia all’interno del governo e porta a casa una partita delicata, quella dei nuovi assetti del Tesoro. Il Consiglio dei ministri ha infatti nominato ieri la terna di funzionari destinati a gestire la politica economica nei prossimi mesi a partire dalla legge di Bilancio. E oltre alla già nota figura di Alessandro Rivera nella cruciale direzione generale del Tesoro, è stato anche confermato il Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, ex Bankitalia, l’uomo delle ‘bollinature’, cioè per il via libera alle coperture, al momento vero e proprio fianco scoperto del programma di governo gialloverde. Confermata anche Fabrizia Lapecorella, guida del dipartimento fisco del ministero, cui spetterà il compito di sbrogliare la matassa della flat tax.
Così, mentre ieri il premier Conte convocava a Palazzo Chigi una riunione strategica con Salvini, Di Maio e lo stesso Tria per cercare di dipanare la delicata matassa dei nuovi vertici Rai, sempre in Cdp l’assemblea degli azionisti dava il via libera al nuovo cda, che durerà in carica fino al 2020. E anche qui, oltre ai nomi già noti, ossia quello di Massimo Tononi (presidente) e Fabrizio Palermo (designato alla carica di ad), ecco spuntare Luigi Paganetto (nominato vice presidente, anche lui vicino a Tria) e la stessa Fabrizia Lapecorella (sempre in quota Tesoro, quindi); un vero e proprio ‘poker’ per il Tesoro. A seguire, Fabiana Massa Felsani, Valentino Grant, Francesco Floro Flores, Matteo Melley e Alessandra Ruzzu.
Dunque, il ministro Tria ha deciso di puntare tutto su assi strategici nella prossima politica del Tesoro, senza tuttavia passare la mano su un fronte che è da sempre la ‘chiave’ del potere politico; la Rai. Ieri, dopo le notizie di ‘incontri ravvicinati’ del leader della Lega con aspiranti numeri uno della tv pubblica, il ministro Tria è andato giù piatto: «Gli incontri con Salvini non mi condizionano». A quanto sembra, la partita per la poltrona più alta di viale Mazzini si riduce a una corsa a tre. In pole per il ruolo di amministratore delegato ci sono Andrea Castellari, ad di Viacom, Marcello Ciannamea, direttore dei Palinseti Rai, e Fabrizio Salini, ex dg de La7, molto caro a Di Maio. In crescita la quotazioni di Valerio Forespino, ex capo del personale Rai.
Ma sono nomi che si devono incastrare con quelli delle dei Tg Rai: è sull’intero ‘pacchettone’ che il leader della Lega sta negoziando, contestualmente alla nomina del nuovo presidente, figura più di prestigio che di potere reale. Salvini vuole Tg1 e Tgr, la testata regionale, ma i 5 Stelle vogliono la stessa cosa e la poltrona dell’ammiraglia Rai per Milena Gabanelli. Alla Lega lascerebbero il Tg2, ma la partita è ancora tutta da giocare. La sensazione è che il nome più forte come ad resti quello di Salini, mentre ci sono mugugni tra gli stellati sul nome di Giovanna Bianchi Clerici, presidente possibile in quota Lega, ex parlamentare del Carroccio di Bossi e consigliere nel cda Rai dell’era Berlusconi-Saccà, ma il nodo vero sono i Tg e la quadra politica sul ‘pacchettone’. «L’incontro è andato bene, ma non abbiamo ancora chiuso», ha detto ieri notte Di Maio a fine vertice. La telenovela continua.