Giovedì 7 Novembre 2024
Antonella Coppari
Politica

Governo, il risiko delle nomine. Meloni la spunta sugli amministratori. Agli alleati i numeri due

Difficile che le forze di governo arrivino subito a un accordo complessivo. Domani dovranno essere indicati i nuovi vertici di Poste. Il Carroccio si mostra irrequieto: non può decidere un solo partito

Meloni e Salvini (Ansa)

Meloni e Salvini (Ansa)

Roma, 12 aprile 2023 – All’ora di pranzo, il capo dei deputati leghisti, Riccardo Molinari, non cinguetta ma ruggisce alla radio: “Sarebbe bizzarro che fosse un solo partito ad indicare i nomi a discapito degli altri”. Alza la posta in nome e per conto di Matteo Salvini, che pure subito dopo spande dichiarazioni piene di ottimismo: “Chiudiamo oggi in consiglio dei ministri in totale serenità: con Giorgia ci siamo sentiti più volte”. Pia intenzione: la quadra ancora non si trova. Per fortuna, come fanno notare a Palazzo Chigi, le nomine nelle partecipate pubbliche non competono al Consigli dei ministri. Dove ufficialmente, giura più di uno dei presenti, non se ne parla: in quella sede viene comunque deliberata l’avvio della procedura per la nomina di Gabriella Alemanno, sorella dell’ex sindaco di Roma Gianni, e di Federico Cornelli a commissari della Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa).

Il confronto sulle partecipate, in ogni caso, è continuo e per la pace c’è tempo: quanto? Bella domanda; tutti preferirebbero un’infornata unica entro domani, quando andrà depositata la prima lista: quella di Poste. Tutti i nomi insieme e passa la paura. Però bisogna riuscirci: “Ci parleremo anche di notte, per farcela entro stamani”, assicurano nel Carroccio. Ma siccome le scadenze non sono contemporanee, non è escluso che arrivino col contagocce una per volta. “La partita è delicata, le aziende strategiche: sbagliare è vietato”, il ragionamento che fa la premier. Ecco perché è lei ad avere avuto l’ultima parola nella scelta degli amministratori delegati delle 5 big.

Raccontano che, all’ultimo miglio, Giorgia Meloni avrebbe avuto la meglio anche nelle società Enel e Leonardo: per quest’ultima, dopo aver convinto a più miti consigli il fido ministro della Difesa, Guido Crosetto e il suo candidato, Lorenzo Mariani, ha vinto le resistenze del leader leghista. Così, il nuovo amministratore delegato nell’ex Finmeccanica sarà l’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che sostituirà Alessandro Profumo. Lo stesso incarico nel gruppo dell’Energia sarà ricoperto da Antonio Stefano Donnarumma, attuale numero uno di Terna, che prenderà il posto di Francesco Starace, malgrado le resistenze del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (partito ieri sera per gli Usa: in agenda le riunioni del Fmi) che pare preferisse il numero uno di Italgas, Paolo Gallo.

Agli alleati Matteo Salvini e Silvio Berlusconi non resta che consolarsi con la scelta delle presidenze – che però hanno meno deleghe rispetto agli amministratori delegati – secondo uno schema che vedrebbe due casella a FdI, due alla Lega e una a Forza Italia, in base al peso dei partiti ma anche delle società. Sul piatto ci sono pure molte altre poltrone, certo meno appetibili: in tutto 610. Per la presidenza di Leonardo, in pole position c’è l’attuale comandante della Guardia di Finanza, generale Giuseppe Zafarana: nome gradito al Matteo milanese. Al suo posto, invece, dovrebbe andare il comandante in seconda, Andrea De Gennaro (che godrebbe della stima anche del sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano).

Mai in discussione per Giorgia il ruolo di Claudio Descalzi ai vertici di Eni, e poco importa se il Carroccio abbia insistito fino all’ultimo per Scaroni (che però potrebbe andare alla presidenza del gruppo , con grande soddisfazione anche dei forzisti). Meloni è irremovibile: deve restare Descalzi. Da notare che sia lui che Cingolani avevano affiancato Mario Draghi, quando era a Chigi, nelle delicate trattative all’estero alla ricerca di forniture di gas alternative a quello russo, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

A conti fatti, Giorgia Meloni resta sul solco del suo predecessore. La scelta di Donnarumma all’Enel, peraltro, le consente di mantenere la promessa di nominare una donna ai vertici di una grande partecipata statale. È Giuseppina Di Foggia (attuale vicepresidente di Nokia) che dovrebbe diventare nuova ad di Terna. Quanto alle Poste dovrebbe essere confermato Matteo Del Fante, manager in passato fortemente gradito all’ex premier Matteo Renzi. Alla presidenza potrebbe forse arrivare da Leonardo Luciano Carta. Insomma: una squadra a misura di Giorgia.