Roma, 13 marzo 2025 - Von der Leyen con il consenso di tutti gli Stati europei propone difesa comune e riarmo. Che cosa non la convince?
“Una truffa e un crimine - attacca, senza tanti fronzoli, Nichi Vendola, ex governatore pugliese, carismatico Presidente di Sinistra italiana che sabato sarà in piazza con la bandiera arcobaleno - Una truffa perché non c’è neppure la traccia di un esercito europeo, ma solo l’implementazione abnorme delle spese militari dei singoli Stati, che nella loro somma già spendono il doppio della Russia di Putin. E un crimine perché si tratterebbe inevitabilmente di risorse sottratte alla vita, alla salute, all’istruzione, ai diritti fondamentali dei cittadini europei”.

E’ d’accordo, dunque, con il no della Schlein al piano di riarmo?
“Un no saggio e coraggioso. Un no che non lascia sola la Chiesa di Bergoglio, che cementa l’alleanza progressista, che si scrolla di dosso troppe subalternità culturali. Spero che la Schlein tiri dritto: la pace è l’unico programma politico che rende credibile la politica. E a chi, anche a sinistra, sembra reclutato dal fascino della guerra che riparerebbe i guasti della storia, vien voglia di ricordare le parole con cui si congedò da presidente degli Usa il generale Eisenhower, ammonendo contro i rischi per la democrazia rappresentati dallo strapotere del complesso militare-industriale ed esortando a mettere al centro della politica la ricerca della pace: “Il disarmo, con reciproco onore e fiducia, è un imperativo costante”. Parola di generale!”.
Eppure, i socialisti europei sono a favore. Come lo è la metà degli eurodeputati dem, che ha votato a favore.
“Tutti costoro dovrebbero interrogarsi sul perché le loro nazioni sono assediate dai nostalgici dei peggiori anni della nostra storia. In particolare sarebbe interessante ascoltare parole di autocritica da parte di quel cancelliere tedesco socialdemocratico che ha giocato una partita storica sul riarmo della Germania e ha poi raccolto, insieme al fallimento del suo governo, un risultato elettorale da incubo. Mi è capitato, tantissimi anni fa a Francoforte, di stringere la mano a Willy Brandt: era una sinistra che parlava di pace, tutta un’altra storia”.
Ma come difendersi senza armi?
“Bisogna difendersi dalle armi, dalla corsa folle al riarmo, dal permanente lievitare delle spese militari. Toccherebbe all’Europa, quella che si sente erede del Manifesto di Ventotene, rimettere al centro della politica mondiale la questione del disarmo, costruire alleanze per il disarmo, rimettere sulla scena del mondo l’urgenza del negoziato, del parlarsi, della ricerca dei compromessi necessari: per salvare le vite di tanti, la vita e il futuro di tutti”.
Certo è che siamo di fronte a un passaggio epocale: l’Europa si trova stretta tra Putin e Trump. Che fare, per dirla con Lenin?
“Non ci sono solo il despota russo e il tycoon americano a minacciare la nostra idea di democrazia e persino di civiltà. C’è anche la mediocrità e l’isteria bellicista dell’attuale classe dirigente del vecchio continente. La signora Ursula von der Leyen è l’espressione di quel degrado politico e morale che ha reso l’Europa incapace di diventare ciò per cui era nata: non solo un mercato e una moneta comune, ma una “potenza di pace”, la terra in cui l’unica guerra consentita fosse quella alla povertà e alle diseguaglianze, il continente dei diritti civili e sociali, la sentinella dei diritti umani”.
E invece?
“E invece questi governanti, di destra e di sedicente sinistra, hanno fatto del liberismo e poi delle regole dell’austerity il loro codice mosaico, hanno spinto al dimagrimento del Welfare, hanno strangolato la Grecia, hanno privatizzato tutto il privatizzabile, hanno trasferito ricchezza in direzione della rendita e della speculazione finanziaria. Hanno fatto patti con torturatori e criminali perché si facessero carico di trattenere il “carico residuo” dei migranti in fuga dall’inferno. E hanno come utili idioti assecondato la leggenda “a stelle e strisce” della vittoria militare contro la Russia nel nome dei diritti di un popolo, quello ucraino, certamente aggredito, ma allo stesso tempo hanno contribuito, con le armi e con l’omertà, ai crimini imperdonabili che il governo israeliano ha commesso a Gaza e nella West Bank. Quanta ipocrisia!”.
Ma torniamo alla domanda-chiave: che fare?
“Occorre innanzitutto capire in che pianeta ci siamo risvegliati, analizzare bene questa era di tecno-feudalesimo (per usare l’efficace espressione dell’economista Gianis Varoufakis). E urge interrogarci in modo non superficiale su quali siano le ragioni di fondo che hanno fatto saltare il mappamondo in cui vivevamo fino a ieri. Occorre osare la pace, che non è l’utopia delle anime belle, ma l’unico realismo possibile nell’epoca delle armi nucleari. E la pace si nutre di giustizia sociale e di libertà. Intanto abbiamo scoperto che non è vero che il capitalismo, come ci hanno raccontato per decenni, sia la culla naturale della liberal-democrazia”.
Quale è, al contrario, l’evoluzione del capitalismo di fronte alla quale ci troviamo?
“Siamo dinanzi a un inedito mix di autocrazia e potere finanziario. Il protagonismo invasivo di una plutocrazia fascista che possiede la tecnologia e i social network ambisce a dominare non solo la terra ma l’intero cosmo. A Ovest, come a Est, vengono ipotecati e sequestrati i poteri di controllo che bilanciano il potere dei governanti: i giudici e i giornalisti vengono delegittimati e combattuti nel nome di un nuovo sovrano assoluto(“legibus solutus”): quello che le urne elettorali consacrano nel nome del popolo e di Dio”.