Roma, 26 febbraio 2018 - Ci mancava anche la neve ad animare questa coda di campagna elettorale, da tempo mai così fiacca e, diciamolo pure, noiosa. Una nevicata pare poco rispetto alla posta in palio, ma si sa che da sempre ciò che accade nei giorni a ridosso del voto rischia di pesare enormemente sull’esito finale, e quindi i sindaci e i presidenti di regione si sono messi in prima fila per evitare inciampi inutili. Ne sanno qualcosa Matteo Renzi che da sindaco di Firenze rimediò una brutta figura nel dicembre 2012 (di cui si scusò, e meno male per lui che non c’erano elezioni in vista), ne sa qualcosa Gianni Alemanno anche lui messo alla gogna nel febbraio 2012 per una cattiva gestione di una nevicata sulla Capitale.
Così stavolta molti sindaci si sono cautelati, e la scelta è spesso caduta sulla chiusura delle scuole (Roma su tutte), o sull’invito ai cittadini a “restare a casa” (sempre Roma). E come Roma tante altre città, di ogni colore politico. Una soluzione per certi versi troppo facile, verrebbe da dire, perché il compito degli amministratori è garantire i servizi anche in presenza di circostanze non ordinarie (a meno di non considerare qualche centimetro di neve in inverno come una “circostanza eccezionale”) ma le elezioni alle porte hanno indotto alla prudenza. Con buona pace di chi ha dovuto rinunciare alle proprie consuete attività.