Giovedì 15 Agosto 2024
RUBEN
Politica

Musk intervista Trump in Rete. Gli attacchi (senza freni) a Harris. E quel pluralismo che manca

Il confronto parte in ritardo a causa di un raid informatico contro il social di mister Tesla. L’analisi di Ruben Razzante: regole da rispettare anche sul web, il rischio disinformazione.

Musk intervista Trump in Rete. Gli attacchi (senza freni) a Harris. E quel pluralismo che manca

Il confronto parte in ritardo a causa di un raid informatico contro il social di mister Tesla. L’analisi di Ruben Razzante: regole da rispettare anche sul web, il rischio disinformazione.

Razzante*

L’intervista di due ore tra Elon Musk e l’ex presidente Donald Trump sulla piattaforma X (precedentemente Twitter) ha riacceso il dibattito sul pluralismo politico e la neutralità delle piattaforme sociali nelle campagne elettorali.

Più che di un’intervista si è trattato di un monologo dominato dall’accondiscendenza dell’intervistatore nei confronti dell’intervistato. Si percepiva nitidamente il clima di “fratellanza” tra i due magnati, come se si trattasse di uno spot elettorale. L’operazione ha peraltro giovato a entrambi: a Musk per rilanciare la centralità della sua piattaforma, a Trump per riconquistare i riflettori dopo l’avanzata nei sondaggi della rivale Kamala Harris. Tuttavia, la mancanza di un contraddittorio ha sollevato forti interrogativi su come le piattaforme digitali possano contribuire alla formazione dell’opinione pubblica.

Tra i due estremi della censura delle opinioni e dell’anarchia nella manifestazione delle idee occorre individuare un punto di equilibrio che salvaguardi due valori ugualmente meritevoli di tutela: la libertà d’espressione e la veridicità dei contenuti veicolati in Rete. In altri termini, il pluralismo politico dev’essere tutelato per assicurare la massima apertura possibile a tutti i punti di vista, ma va contrastato con determinazione l’utilizzo di fake news che rischiano di alterare il confronto tra i candidati e di falsare la competizione elettorale, a danno degli elettori, chiamati a compiere scelte informate e consapevoli.

Elon Musk ha inopportunamente offerto al tycoon un formidabile palcoscenico per promuovere le sue idee senza una verifica critica o un confronto con punti di vista

alternativi. L’assenza di un contraddittorio ha permesso a Trump di fare affermazioni non verificate su temi cruciali come l’economia, la politica estera e le questioni sociali, senza che queste venissero messe in discussione o confrontate con dati o argomentazioni opposte. Tutto ciò ha offerto una visione unilaterale della realtà.

Affinchè questo palese tradimento del principio pluralista rimanga isolato e non comprometta l’imprescindibile declinazione democratica dell’ecosistema digitale è fondamentale che si agisca su due versanti: quello della vigilanza sul rispetto, da parte delle big tech, delle regole dettate a tutela della qualità dell’informazione; quello della regolamentazione dello spazio virtuale nella direzione di un reale pluralismo di mercato, senza posizioni dominanti e senza la concentrazione del potere mediatico nelle mani di poche piattaforme dotate di una straordinaria capacità diffusiva.

Libera concorrenza tra gli attori del mondo digitale e approccio inclusivo e pluralista da parte di ciascuno di essi sono due ingredienti irrinunciabili per garantire una effettiva libertà d’espressione rispettosa del quadro regolatorio europeo e internazionale. I colossi del web, anche X, sono obbligati a rispettare il Digital services act (Dsa), Regolamento europeo sui servizi digitali che impone loro di intervenire per moderare e rimuovere tempestivamente fake news, contenuti illeciti e messaggi lesivi dei diritti altrui. Elon Musk si è dissociato dal Codice di autoregolamentazione Ue contro la disinformazione, definendolo un bavaglio al libero esercizio della libertà d’opinione, ma non può sfuggire alla vincolante disciplina che l’Ue ha emanato per impedire l’anarchia in Rete. Se ‘l’intervistatore’ Musk è in realtà un accanito tifoso dell’intervistato, tutto questo non c’entra nulla con il pluralismo e la libertà d’espressione e merita una condanna ferma e perentoria in nome della difesa dei principi democratici.

*docente di diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano