Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE POLITICA

La caduta del Muro di Berlino 30 anni dopo. Casini e Bertinotti, l'analisi a confronto

Il democristiano: "Non rimpiango l'equilibrio del terrore, ma si capiva con chi stare". Il comunista: "Berlino Est era un incubo. Ma dopo il crollo la classe operaia ha perso tutto"

Pier Ferdinando Casini, Fausto Bertinotti

Pier Ferdinando Casini, Fausto Bertinotti

Roma, 9 novembre 2019 - Trent'anni fa la caduta del Muro. Le riflessioni di Pier Ferdinando Casini e Fausto Bertinotti.

A cura di Francesco Ghidetti. 

Il democristiano Casini: "Non rimpiango l'equilibrio del terrore. Però si capiva con chi stare"

"La prima volta fu nel 1973. Avevo 18 anni. Andai a Berlino Ovest ospite della Fondazione Adenauer. La Cdu organizzava corsi di formazione per ragazzi dell’Europa occidentale. Ci invitavano anche per far vedere la diversità col mondo del comunismo reale. Dormivo in un albergo davanti al Muro. Albergo... era una struttura a buon mercato con grandi camerate. Vedevo i Vopos, le guardie comuniste. I loro cannocchiali. Ma il peggio venne dopo...". Il senatore Pier Ferdinando Casini ricorda gli anni della Guerra Fredda di cui il Muro di Berlino era il simbolo.

Presidente, perché il peggio venne dopo? "Perché entrai a Berlino Est. Che squallore. Che sguardi cupi. I negozi vuoti. Ma soprattutto le luci. A Ovest c’erano. A Est era quasi buio".

Cadde il Muro e Andreotti non fu felicissimo... "Sì, Andreotti voleva due Germanie. Era scettico sull’unificazione. E oggi ne capisco alcune motivazioni. Lo attaccai duramente e dissi che, invece, era giusto così: i tedeschi dovevano stare insieme. Mi chiamò Forlani per chiedermi il senso del mio attacco al presidente. Però, la soddisfazione vera la ebbi dieci anni dopo, nel 1999: Kohl mi ringraziò per il coraggio che avevo avuto...".

Doveva essere la fine della storia... "E invece il Muro ci è caduto in testa".

Lo rimpiange? "No, solo un pazzo potrebbe avere nostalgia di quella stagione. Però c’era comunque un equilibrio, anche se del terrore. C’erano due protagonisti in campo. Si capiva da che parte stare".

E oggi? "Un impazzimento generale. Gli Stati Uniti coltivano l’idea di ritirarsi da gran parte del mondo. Gli accordi e le organizzazioni come l’Onu sono in crisi. E risorgono i nazionalismi".

Cadde il Muro, cadono i partiti italiani. "Non potevano sopravvivere alla crisi delle grandi ideologie".

Poi arriva la Seconda Repubblica... "Io contribuii a costruire il Polo delle Libertà per creare una nuova Dc. Per questo Berlusconi fu portato nelle fila del popolarismo europeo. Ma le cose non sono andate come sperato. Per Kohl Forza Italia doveva e poteva sostituire in corsa la Dc. Ma è andata com’è andata. Oggi il Ppe in Italia è minoritario e il disegno è fallito".

Tangentopoli: via libera ai magistrati perché cade il Muro? "La Dc non è morta per Tangentopoli: fu la goccia che fece traboccare un vaso già pieno di problemi politici. Poi, i pool diedero la spinta finale. Cossiga lo capì prima degli altri".

Il comunista Bertinotti: "Berlino Est era un incubo. Ma dopo il crollo la classe operaia ha perso tutto"

"Ma siete sicuri che la caduta del Muro sia l’avvenimento più importante? Per me lo è molto di più Praga ‘68, quando i carri armati soffocarono nel sangue i tentativi di riforma del comunismo reale". Fausto Bertinotti, origini socialiste, dirigente sindacale, numero uno di Rifondazione comunista per anni, già presidente della Camera, va controcorrente. "L’idea che la caduta del Muro sia la cosa più importante non mi ha mai convinto".

Presidente, è mai stato nella Germania divisa? "Una volta passai dall’Ovest all’Est. E provai quello che provavano tutti. Il famoso ponte delle spie era angosciante, terribile, un senso di claustrofobia, di spazi stretti, di mancanza di respiro terribile".

Si poteva prevedere la caduta del Muro? "Sì, ma come tutti i grandi avvenimenti fu imprevista. Mi stupì quel funzionario della Ddr: balbettando, disse che i cittadini potevano passare da una Germania all’altra. Qualcuno gli chiese se erano liberi di farlo e lui balbettò un ‘Beh, credo di sì’ da lasciare senza fiato. Credo, disse. Tremendo".

Segno che nessuno sapeva. "Tutti sapevano che il modello dell’Est non reggeva, ma sfido a trovare qualcuno che pensasse una fine simile".

Doveva arrivare il regno delle libertà, no? "Bella libertà è arrivata. Senza nessuna spocchia: lo avevo previsto. Io facevo il sindacalista e avevo visto ‘il rovesciamento del conflitto di classe’, cioè il padronato che attacca le conquiste della classe operaia negli anni Ottanta".

Insomma, aveva capito tutto. "No, affatto. Se tutti avevano capito che il crollo del Muro avrebbe colpito i partiti comunisti, non immaginavo affatto che amaro destino sarebbe toccato a socialisti, socialdemocratici e laburisti, cioè a coloro che erano i ‘competitor’ a sinistra nella denuncia dei regimi dell’Est. Loro erano stati i primi a sinistra a denunciare il regime autoritario".

E poi crollano i partiti nati dalla Costituzione. "Non solo per la caduta del Muro, ma anche perché le famiglie protagoniste dell’impianto costituzionale dell’Italia post-fascista non seppero dare una risposta adeguata a quella rivoluzione capitalistica che va sotto il nome di globalizzazione".

Poi ci si mette anche Tangentopoli. "Il nesso tra Tangentopoli e caduta del Muro è difficilmente dimostrabile. Ovviamente la magistratura intervenne nel corrompimento della politica italiana. Di una politica che, ripeto, non aveva più la forza del consenso popolare».

Però la sinistra in Europa vince negli anni post-Muro. "Già, la sinistra di Blair e Schroeder... si afferma in politica la cultura liberale e sul mercato quella neoliberista. Quel centrosinistra ha guidato la grande controriforma cominciata negli anni Ottanta".