In due contro il ’nemico’. Colpendo ai fianchi dall’interno e dall’esterno, perché nulla resti impunito. A poche ore dalla vittoria referendaria e dalla débacle elettorale, il capo politico grillino pro tempore, Vito Crimi, e il capo ombra di sempre, Luigi Di Maio, si sono ritrovati messi all’angolo e processati severamente da chi, in vista dei prossimi stati generali, vuole seppellire definitivamente l’attuale dirigenza. Per dare un nuovo corso al Movimento e non "permettere – sostiene un’alta voce interna grillina – che il Pd possa approfittare di questa ‘Bosnia’ per annetterci senza condizioni". I colpi sotto la cintura di Crimi e Di Maio, quest’ultimo ritenuto corresponsabile del disastro perché «ha lasciato solo Vito, per poi dare la colpa a lui del disastro", sono stati inferti senza sconti dai due principali - e pesanti - outsider degli attuali leader. "Il M5s ha perso le elezioni», ha commentato, lapidario, il presidente della Camera, Roberto Fico. "È la più grande sconfitta nella storia del Movimento", ha invece tuonato dall’esterno l’ex frontman grillino, Alessandro Di Battista. Che ha subito rincarato: "Potremmo mettere anche De Gaulle alle guida del M5s, non cambierebbe nulla. Anche quando avevamo una leadership forte (Di Maio, ndr) abbiamo perso la metà dei voti alle Europee. Serve subito una nuova agenda con gli Stati generali, non possiamo mettere la polvere sotto il tappeto".
La crisi del Movimento 5 stelle è dunque esplosa, in chiaro, in tutto il suo fragore, proprio mentre sotto traccia le truppe dei dem, ma anche quelle di Fratelli d’Italia, visti i dati delle urne di lunedì che certificavano uno sfaldamento ormai incontenibile, avevano già fatto partire la campagna acquisti nei confronti dei parlamentari grillini considerati 'vicini' e 'reclutabili' a prezzi non impegnativi. Niente di sconosciuto al presidente della Camera, da sempre sponsor dell’alleanza giallorossa di governo, che infatti ha cercato, con una frase, di richiamare i suoi ad evitare strappi consigliati più dai nervi scossi del momento che dalla coscienza. "La responsabilità delle colpe e dei meriti è collettiva – ha tentato di stemperare Fico – no a guerre per bande e a personalismi. Serve una governance collegiale. E io sono sempre disposto a dare una mano". E poi: "La crisi di identità del Movimento nasce da molto prima della sconfitta di queste elezioni, va avanti da troppo tempo. Per questo io auspico gli Stati generali".
Un altro attacco, sempre frontale, era arrivato, in mattinata, da Massimo Bugani, oggi capo dello staff di Virginia Raggi, bolognese, volto storico dei 5Stelle. In un post su Fb ha attaccato Di Maio senza sconti, considerandolo responsabile di ogni sconfitta incamerata dal M5s "dalle Europee ad oggi" per colpa solo sua, di un capo che "ha poi deciso di dimettersi – scrive Bugani – non certo dopo aver preso atto del fallimento, ma solo per lasciare una palla avvelenata in mano al suo successore, un traghettatore (Crimi, ndr) senza legittimazione per prendere decisioni importanti; un Movimento che in due anni ha perso praticamente 8 milioni di voti non ha nessun motivo per esultare. Se si continua così, si fa la fine di Narciso".
Insomma, un terremoto, con scosse telluriche pesanti che i vertici hanno provato a frenare convocando per domani l’assemblea congiunta dei deputati e senatori M5s. All’ordine del giorno, si legge nella mail di convocazione, Stati generali e riorganizzazione del Movimento. Con Paola Taverna, oggi vicepresidente del Senato, che ha tagliato corto: «Prima gli Stati generali, poi verrà il resto…».