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"Blasfemo il paragone con i nazisti". Il capo dello Stato: sono sereno. .
di Cosimo RossiROMA"Invenzioni blasfeme". A scoppio ritardato, ma puntualissimo con la Conferenza sulla sicurezza che a Monaco ha al centro il conflitto russo-ucraino, è questa la durissima replica inviata da Mosca al discorso in cui il 5 febbraio scorso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva paragonato da Marsiglia l’aggressione russa all’Ucraina alla logica di "dominazione" e "conquista" che ispirava "il progetto del Terzo Reich in Europa". Uno scontro in punta di storia che attiene in vero al modo di intendere i rapporti e gli equilibri di potere geopolitici, sia interni che esterni, tra Europa e Russia, così come tra Occidente nord-atlantico e Asia.
Dal Quirinale filtra solo il silenzio ed un garbato invito a rileggersi l’intero discorso di Marsiglia: il presidente è "sereno, fa sapere il suo staff. Certamente la ‘lectio magistralis’ all’università di Marsiglia vola molto più in alto della singola frase che ha così tanto irritato i vertici russi. Ma mai, si sottolinea, emerge un accostamento tra Hitler e Putin, al limite è chiaro il riferimento alle ‘guerre di conquista’ di oggi con quelle che portarono alla seconda guerra mondiale.
Il capo dello Stato individua non da ieri nella Russia di Vladimir Putin, parlando non di meno all’America di Donald Trump e all’Europa stessa, il farsi innanzi di favole improntate all’idea "che regimi dispotici e illiberali siano più efficaci nella tutela degli interessi nazionali". Lo distingue nella continuità autocratica della Russia post-sovietica, che recupera persino un carattere messianico della leadership. Non lo dice, ma lo teme anche nell’insorgere dei nazionalismi che avanzano in Europa, così come nella dimensione aggressiva della leadership trumpiana. Fa parte del retaggio culturale figlio della Seconda guerra mondiale che ha ispirato l’europeismo delle grandi forze democratiche di massa: dalla socialdemocrazia al popolarismo europeo – nelle cui fila militava Mattarella – fino all’eurocomunismo del Pci.
Esattamente sul piano storico, però, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, condanna senza appello i "parallelismi storici scandalosi e francamente falsi" prospettati da Mattarella tra la Russia e il Terzo Reich. Per quanto il presidente sia convinto della deriva dispotica e imperialista del putinismo, la "grande guerra patriottica" rappresenta infatti un gigantesco fattore identitario per il popolo russo, che ha lasciato sul campo ben 25 milioni di morti (sui 68 complessivi della Seconda guerra mondiale) per respingere l’offensiva nazista. "Il nostro Paese è stato sottoposto a un attacco mostruoso da parte della Germania di Hitler, e non solo è stato in grado di espellere il nemico dal suo territorio, ma ha anche liberato l’Europa dal nazismo e dal fascismo", ricorda la portavoce del ministro degli Esteri Sergej Lavrov, che, nonostante aspetto e atteggiamenti, rappresenta in vero la componente più diplomatica dell’amministrazione russa. La stessa che negli anni Trenta, con l’allora ministro degli Esteri Maksim Litvinov, si era impegnata allo spasimo per concludere un’alleanza difensiva mai accettata da Gran Bretagna e Francia, il cui fallimento portò nel 1939 alla firma del famigerato patto di non belligeranza Molotov-Ribbentrop.
La storia serve forse più da pretesto che da analogia. Anche per la Conferenza di Monaco, che richiama alla memoria il cedimento di Francia e Inghilterra alla Germania hitleriana sui Sudeti del 1938 ("Potevate scegliere tra disonore e guerra, avete scelto il disonore per avere la guerra", commentò Churchill). Fondato o meno, di certo Mattarella l’ha più volte citata con riferimento al conflitto russo-ucraino. "La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938", ha ricordato anche da Marsiglia con un richiamo alla "fermezza". In ballo ci sono le prospettive attuali dell’Europa, i rapporti euro-atlantici e quelli con l’Asia, oltre che l’incalzare del nazionalismo russo.