Martedì 7 Gennaio 2025
ETTORE MARIA COLOMBO
Politica

Tre nuove morti sul lavoro. L’amarezza di Mattarella: "Non facciamo abbastanza"

Il presidente scrive una lettera alla ministra Calderone: serve più cultura della sicurezza. Nei primi sette mesi ci sono state 559 vittime, oltre 800 ispettori pronti a entrare in azione

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Roma, 12 settembre 2023 – “Lavorare non è morire. Le vittime ci dimostrano che non stiamo facendo abbastanza", scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una lettera-appello indirizzata alla ministra del Lavoro, Elvira Calderone, un ‘tecnico’ di area. L’occasione formale è l’avvio di un corso di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro per 800 nuovi ispettori tecnici, assunti negli ultimi tre mesi. Anche perché le vittime continuano a essere tante: quasi tre ogni giorno. Secondo gli ultimi dati dell’Inail, nei primi sette mesi dell’anno le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto sono state 344.897, di questi 559 sono stati i casi mortali. Un bollettino tragico purtroppo in costante aggiornamento. Da Nord a Sud del Paese. Solo nelle ultime 24 ore si contano altri tre infortuni mortali: un agricoltore ha perso la vita in un incidente con il trattore a Bolzano. Un operaio di 48 anni è morto a Lamezia Terme dopo essere precipitato dal tetto di un capannone dell’area industriale ex Sir. Un operaio cinquantenne è morto cadendo da un ponteggio in un cantiere edile a Scala Torregrotta, in provincia di Messina. Una strage che va fermata.

Il nostro Paese – scrive Mattarella – colloca il diritto al lavoro e il diritto alla salute tra i principi fondanti della Repubblica. Non è tollerabile perdere una lavoratrice o un lavoratore a causa della disapplicazione delle norme che ne dovrebbero garantire la sicurezza sul lavoro". E qui arriva un riferimento diretto alle tragedie recenti, a partire dalla strage sui binari ferroviari di Brandizzo: "I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza. La cultura della sicurezza deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro", perché – sottolinea – "le morti sul lavoro feriscono il nostro animo. Feriscono le persone nel valore massimo dell’esistenza, il diritto alla vita. Feriscono le loro famiglie. Feriscono la società nella sua interezza".

Poi, rivolgendosi direttamente agli ispettori tecnici iscritti al corso, il Presidente ricorda che proprio a loro "spetta un ruolo attivo in questo processo di garanzia e di prevenzione": "Faccio appello alle vostre intelligenze e al vostro impegno per contrastare una deriva che causa troppe vittime. Anche da voi e dalla vostra attività dipende la vita di madri, padri, figli, lavoratrici e lavoratori che, finito il proprio turno, hanno il diritto di poter tornare alle loro famiglie".

Parole al vento? Sta alla politica – ministero, governo, Parlamento – rispondere al ‘grido di dolore’ del Presidente.