Giovedì 5 Settembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

"Ministro sotto ricatto". Boccia al contrattacco. Sangiuliano in bilico e pensa all’esposto

Non si placa la bufera sul dicastero della Cultura e sul caso della consulente. Dopo le scuse e gli attacchi in tv di lui, lei replica in un’intervista.

"Ministro sotto ricatto". Boccia al contrattacco. Sangiuliano in bilico e pensa all’esposto

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano con la premier Giorgia Meloni

Colpo su colpo. E la giostra infernale non si ferma. Al punto che si diffondono voci di un vertice a Chigi per discutere la sorte del ministro Sangiuliano: la smentita dell’ufficio stampa non dirada le nubi che si addensano sulla testa dell’ex direttore di Raidue, sempre più in bilico. Di riffa o di raffa, i leader di maggioranza si sono confrontati ovviamente sul fatto del giorno. Ovvero: l’ultima bomba che Maria Rosaria Boccia fa deflagrare alle sette di sera con l’anticipazione parziale di un’intervista alla Stampa. Al governo se l’aspettavano da ore, e nessuno spera che sia finita qui: oggi uscirà la versione integrale. "L’imprenditrice da vent’anni" come lei stessa si definisce, sorridente e felice nel video pubblicato sul sito del quotidiano smentisce il ministro Sangiuliano sui punti chiave. A partire dal momento in cui si sono conosciuti: il 5 agosto del 2023, dichiara lei. Che sui viaggi dice di aver "sempre saputo che pagava il Ministero". Su Pompei afferma di essere stata al corrente di informazioni certamente sensibili o riservate sul G7. Nelle trasferte in auto blu c’era sempre il ministro e spiega che "erano lunghe e non corte". Il colpo più duro arriva alla fine: "Ci sono persone che ricattano il ministro per agevolazioni che hanno avuto". Parole che vanno collegate a quanto affermato qualche ora prima in un post: "Non sono io a ricattare. Chi ha davvero fatto gossip? Io, lui o l’altra persona sfruttando un momento strategico per il Paese?". La sensazione è che lei stia prendendo di mira Giorgia Meloni. In questo quadro, il titolare della Cultura fa sapere che oggi incontrerà i suoi legali per valutare la presentazione di un esposto in Procura.

Anche prima della nuova esternazione a Chigi avevano iniziato a sospettare che l’intervista-autodafè di Sangiuliano fosse stato un nuovo passo falso. Stavolta, però, della stessa premier che ha indicato quella strada pur di evitare la minaccia del rimpasto. 

Una formula che comportava prezzi esosi: l’immagine del ministro ne è uscita a brandelli, oggetto di burle e di derisione in ogni angolo del Paese, solo che non si può esporre al ludibrio un pezzo della squadra senza gettare discredito sul governo e su chi lo presiede. L’opposizione inoltre ha trovato un argomento di polemica feroce non più basato solo sul pettegolezzo. L’aver sovvertito l’intero palinsesto di Raiuno per lasciare spazio all’intervista, sceneggiata fin nei particolari e condotta dallo direttore del Tg1 è in effetti una novità assoluta, di quelle che ci si augura non vengano ripetute presto. Dopo ore di martellamento da parte del centrosinistra viene annunciata la convocazione urgente dell’ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza Rai e si può scommettere che non sarà una riunione tranquilla. L’esposto per peculato consegnato ieri dal verde Angelo Bonelli in procura – al di là dell’oggetto della denuncia – implica la consegna di chat e messaggini che potrebbero finire sui giornali con prevedibili effetti sull’immagine del governo. Giorgia infine voleva evitare il rischio che a ospitare il G7 della Cultura – che è già una via Crucis – fosse un ministro dimissionario. Anche se ci riuscirà, il padrone di casa, Gennaro Sangiuliano, non sarà certo il massimo dell’autorevolezza. A maggior ragione se, come pare probabile, l’appuntamento di Pompei verrà cancellato per il dubbio che la consulente Boccia ne sapesse troppo.

Esponendo così impietosamente Sangiuliano in tivù la premier sperava di mettere a tacere ogni polemica. L’intervista di Boccia dimostra che non è così. Nei palazzi della politica ieri circolavano voci di ogni tipo, fantasie, speculazioni, leggende metropolitane. Il fotografo che ha realizzato un servizio per Gente, Alex Fiumara, rivela che le foto erano state commissionate e poi rifiutate sia da Mondadori che da Cairo e allude ad altre foto ben più compromettenti. Inevitabilmente in questo clima di sospetto, diffidenza e paura torna a risuonare la parola dimissioni subito. Ancora prima del G7 se si dovesse verificare una delle eventualità temute da Meloni: se la versione del ministro dovesse essere sbugiardata o se dovessero uscire immagini davvero molto imbarazzanti.