Roma, 3 ottobre 2023 – La sentenza della giudice civile di Catania Iolanda Apostolico ha diviso i partiti e portato a una riedizione degli scontri tra magistratura e politica. Ma che cosa può succedere adesso? E quali norme il governo potrebbe varare per risolvere il problema? Ne abbiamo parlato con Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, e Carla Bassu, professoressa di diritto pubblico comparato all’università di Sassari. Bassu spiega che alla base della sentenza "c’è un contrasto che riguarda il diritto di asilo. La giudice ha messo in discussione che secondo il decreto l’arrivo da un Paese sicuro possa giustificare un trattenimento. Questo viola l’articolo 10 della Costituzione perché tutti i casi vanno valutati singolarmente".
La carenza di motivazione
Secondo Mirabelli "il nucleo essenziale della decisione è il rispetto della disciplina comunitaria per i richiedenti asilo. Secondo la giudice la disciplina italiana non è in linea con le regole europee. E sotto questo aspetto quelle europee prevalgono su quelle nazionali che devono essere disapplicate. Per questo Apostolico richiama una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue. Un altro punto di debolezza è la mancata motivazione della possibilità di adozione di misure alternative meno incisive sulla persona. Il trattenimento configura comunque una limitazione della libertà personale. Ci sono misure meno invasive: di qui la carenza di motivazione".
Scelta non definitiva
Secondo l’ex presidente della Consulta però bisogna considerare che si tratta di un provvedimento non definitivo: "Il governo attraverso il questore ha già annunciato l’impugnazione. E uno dei problemi potrebbe essere se è corretta l’interpretazione del diritto comunitario o se c’è un problema giuridico che può risolvere la Corte di Giustizia della Ue. Il diritto comunitario ha anche una garanzia costituzionale in base all’articolo 117 della Carta". Ma Mirabelli aggiunge che i giudici possono anche riformare la sentenza attraverso un’analisi della motivazione: "Per esempio potrebbero chiedersi se il provvedimento può essere così specifico da prendere in considerazione tutte le possibili alternative, come l’obbligo di dimora o di firma". Anche secondo Bassu "niente esclude che ci sia una revisione della sentenza. Per esempio un secondo giudizio potrebbe mettere sotto la lente la motivazione, che secondo Apostolico manca. Però secondo me questo è solo l’inizio. Quel che è certo è che la normativa ministeriale presenta aspetti controversi. Il punto è che si tratta di un provvedimento emergenziale per un fenomeno che meriterebbe una norma dal Parlamento".
Che cosa può fare il governo
Riguardo le leggi che il governo potrebbe introdurre secondo Mirabelli "probabilmente l’unica strada è la revisione delle norme europee. La previsione costituzionale si fondava sull’asilo politico, senza pensare che potesse arrivare un numero altissimo di richiedenti. C’è anche da dire che nel caso di Pozzallo si trattava di una persona che dichiarava di essere inseguito dai creditori. Mi pare un profilo un po’ labile come richiedente asilo... Una regolamentazione della migrazione con apertura nei Paesi d’origine potrebbe migliorare la situazione. Ma si tratta di soluzioni politiche e non giuridiche". Anche per Bassu la via maestra è la riforma del trattato di Dublino. Ma c’è anche un’altra strada: "L’esecutivo potrebbe velocizzare al massimo la procedura. Si potrebbe intervenire per razionalizzare la normativa, sburocratizzare il sistema e prevedere garanzie anche nei Cpr. Ma la nostra democrazia non prevede limiti ai diritti umani. Non funziona così".