Roma, 16 settembre 2023 – Ursula von der Leyen è stata invitata da Giorgia Meloni a Lampedusa perché veda con i suoi occhi che cosa è per noi il problema migranti. Per scoraggiare gli arrivi, lunedì il Consiglio dei ministri porterà a 18 mesi il limite per trattenere gli irregolari che saranno trasferiti in centri di aree periferiche disabitate controllati dal ministero della Difesa. È la prima risposta del governo all’invasione degli ultimi giorni. Ma perché c’è stata?
Giorgia Meloni capisce che il problema è creare le condizioni perché le barche non partano. Fa la spola tra Bruxelles, la Tunisia e la Libia (dove va da sola) e il 16 luglio firma insieme con Ursula von der Leyen e il premier olandese Mark Rutte (un tempo il più lontano dalle nostre posizioni) un protocollo col presidente tunisino Kais Saied che prevede l’erogazione immediata di 105 milioni mirati al blocco dei flussi verso l’Europa e altri 150 milioni per investimenti da pagare entro l’anno.
Ma a due mesi dalla firma non è arrivato un euro. Perché? Un po’ perché la burocrazia europea è più lenta di quella italiana, ma soprattutto perché l’ala sinistra della Commissione sta facendo di tutto per boicottare l’accordo. La Meloni chiama Saied dieci giorni fa, lo prega di pazientare, alla fine lo convince e come per incanto per una settimana non arriva più nessuno.
Intanto il ministro degli Esteri europei Josep Borrell, sinistra socialista spagnola, cerca la sponda del commissario europeo ungherese Oliver Varhellyi, che ha delega al ‘vicinato’, e gli dice che l’accordo del 16 luglio non andava firmato dalla von der Leyen. In più si mette al lavoro per far dichiarare "non sicuri" i porti della Tunisia. Se questo avvenisse, nessun migrante potrebbe essere rimandato indietro.
La Meloni giovedì va in Ungheria, scopre il gioco e ottiene un ammorbidimento di Orban, che vorrebbe entrare nei Conservatori europei guidati da lei. In aprile la Meloni aveva avvertito Francia e Germania che non avrebbe potuto frenare i migranti che volevano scappare al Nord. Cinque mesi dopo i due paesi dicono di chiudere le porte, mentre 7000 migranti ci piovono addosso in due giorni. Arrivano centinaia di piccole barche perché dopo il ‘decreto Cutro’ gli scafisti non vengono più. Caricano migranti e barchini su grossi pescherecci e poi li lasciano andare da soli. Il governo spagnolo detesta la Meloni perché lei è alleata di Vox, ma qui è in gioco molto di più di qualche voto alle Europee. Qui rischiamo di giocarci quel poco d’Africa con cui ancora parliamo.
Saied è un dittatore, d’accordo. Anche Gheddafi lo era e fece un solidissimo accordo con Berlusconi. Se va via Saied, arrivano i Fratelli musulmani. Non li ha fatti incontrare con una delegazione europea perché ha sentito puzzo di bruciato. Dove non c’è democrazia, bisogna purtroppo trattare con i dittatori. Altrimenti ci ritroviamo un nuovo disastro come quello combinato con le ‘primavere arabe’. Vogliamo un Mediterraneo islamizzato? Forse no. E dall’altro lato, vogliamo che la Cina prenda il controllo totale delle terre rare africane che sono il nostro futuro? Ieri la von der Leyen ha fatto sponda con la Meloni ed è venuto fuori l’annuncio dello sblocco dei soldi. Anche Macron si è svegliato e i ministri Piantedosi e Darmanin affronteranno il problemi in sede europea. Parole? Vedremo. Certo, se non si vedono subito dei risultati, la situazione rischia di scappare di mano a tutti.