Roma, 8 marzo 2023 - Alla fine di una giornata tanto lunga quanto delicata, la premier rompe gli indugi e conferma fragorosamente la piena assoluzione per tutti, tranne per i trafficanti: "Al momento della segnalazione di Frontex l’imbarcazione non presentava problemi di navigazione; il naufragio non può essere responsabilità né della Guardia Costiera né della Guardia di Finanza. La tragedia di Cutro è stata causata dal comportamento criminale degli scafisti". E non manca un plauso al ministro dell’Interno "per l’esposizione dei fatti" nelle due informative in Parlamento.
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Il fattore chiave però non è certo la sua burocratica narrazione, bensì la lettera con la quale la presidente della commissione Ue ha risposto a Giorgia Meloni. Nella sostanza Bruxelles sposa quasi per intero la linea di Palazzo Chigi, nella forma – che si allarga in elogi – non manca una frase che, pur significando al momento poco dal punto di vista operativo, è preziosa per Giorgia. Verrà brandita a ripetizione come prova di quanto l’Italia stia riuscendo a spostare le posizioni solitamente blindate della Ue: "L’immigrazione è una sfida europea che richiede una soluzione europea". Dal punto di vista concreto, Ursula von der Leyen concorda quasi per intero con la sua visione: "Bisogna garantire percorsi sicuri e legali ai profughi", ovvero corridoi umanitari per cui la Ue si impegna a stanziare "almeno mezzo miliardo di euro fino al 2025". Per tutti gli altri, cioè per i migranti economici, l’obiettivo è fermare le partenze, con una guerra senza quartiere ai trafficanti (ciò che aveva annunciato poche ore prima il ministro Piantedosi), e con un’intensa attività di cooperazione con i Paesi del Nord Africa.
Sull’ultimo capitolo affrontato nella lettera, i salvataggi in mare, Bruxelles rivendica il rilancio del gruppo di contatto europeo per la ricerca e il salvataggio nel Mediterraneo, ma glissa sulla richiesta italiana di un codice delle Ong. Quel codice non verrà emanato, troppi Stati sono contrari ma, in fondo, questo è per la presidente del Consiglio un problema minore. "La piena soddisfazione" con la quale Palazzo Chigi commenta "le parole indirizzate all’Italia e all’azione dell’esecutivo" è sincera.
La differenza tutt’altro che secondaria con Salvini sta qui. Il Capitano pensa ancora a una crociata contro gli arrivi, la leader di FdI, d’accordo con la Ue mira a una strategia molto più discreta che punta a bloccare le partenze. È noto quanto poco Bruxelles apprezzasse la linea di Salvini: se nel Consiglio dei ministri di domani a Cutro dovessero essere resuscitati i decreti sicurezza del 2019 (già finiti nel mirino della Corte costituzionale e del Quirinale) buona parte del lavorìo diplomatico della premier verrebbe vanificato.
Dopo tanti rinvii, i due leader della destra ne hanno finalmente parlato ieri in un faccia a faccia a Palazzo Chigi. Al termine la Lega ha espresso soddisfazione: "Incontro cordiale e concreto: c’è piena sintonia". Sorrisoni a parte, nel merito tutto è in sospeso: alla stretta sugli arrivi, Salvini non ha rinunciato. I provvedimenti che saranno licenziati a Cutro verranno decisi oggi in sede di preconsiglio. Di certo c’è solo l’irrigidimento drastico delle pene contro trafficanti e scafisti. Insomma, il percorso della nuova Giorgia sul sentiero del contrasto all’immigrazione è appena all’inizio. Già si sa che il Consiglio europeo del 23 marzo non deciderà nulla, anche se l’argomento sarà al centro del vertice sulla base di un report preparato dalla von der Leyen. Poi si vedrà. Ma in ogni caso la premier – che questo pomeriggio affronterà la questione pure con il primo ministro olandese Mark Rutte – dalla giornata di ieri esce con un punto a favore, sempre che l’inchiesta della procura non smentisca la sua scelta di assolvere se stessa e l’intero Stato da ogni responsabilità per la strage di Cutro.