Roma, 26 settembre 2023 – Bernardo Venturi, associate fellow dell’Istituto Affari Internazionali e docente all’università di Bologna, esperto di cooperazione e di Africa, che significa il segnale che viene dalla Tunisia di Saied, che ha rinviato l’arrivo dei funzionari Ue per discutere dell’applicazione dell’accordo Ue-Italia-Tunisia?
"Se si stringe un accordo sull’onda dell’emergenza, se si fa capire che noi abbiamo l’urgenza di bloccare il flusso migratorio, si lascia il pallino nel campo della Tunisia, che giocoforza può agire su alcune leve per tenere Bruxelles e Roma appese alla sua volontà. Come minimo decidere le regole del gioco nell’implementazione degli accordi, se non alzare l’asticella. L’errore è stato dare così tanto potere negoziale a un dittatore come Saied. Francamente, bisognava attenderselo che se ne sarebbe approfittato. A mio avviso un accordo in questa fase non andava fatto. O non andava fatto solo con la Tunisia. Mi stupisco meno dell’Italia, che è la più sollecitata e si trova in difficoltà, più di Bruxelles. Serviva una visione strategica più ampia che desse vita a un pacchetto multipaese che unisse investimenti economici e partnership industriali a garanzie per i diritti umani e desse ai Paesi africani un vero coinvolgimento politico nello sviluppo di politiche di crescita. Gli effetti sulle migrazioni sarebbero venuti di conseguenza".
Servirebbe un piano Mattei...
"(Ride) Eh sì, ci vorrebbe qualcosa di simile a un piano come quello più volte annunciato dalla presidente del Consiglio, una visione più ampia che vada ben oltre la cooperazione allo sviluppo. L’Italia, che è in una posizione geografica importante, potrebbe dar vita a un documento strategico sull’Africa e poi cercare partnership in Europa per un progetto condiviso, e che tenga insieme vari temi, a partire dai rapporti economici e politici. E ovviamente che sia dotato di adeguate risorse. Perché senza risorse, parliamo di nulla...".
Intanto Macron e Meloni avrebbero discusso nel loro incontro della creazione di un piano di europeo sulle migrazioni.
"Se fosse limitato alle migrazioni sarebbe un’occasione persa. La Francia ha tutto l’interesse a qualcosa di più ampio. Guardiamo quel che accade nel Sahel. L’ondata antieuropea, come sta vedendo benissimo Parigi, crescerà. L’ondata di golpe incide sui rapporti con l’intera Europa, è antifrancese ma anche più di questo. Certo, sono golpe militari promossi da élite che si richiamano al popolo ma vogliono in primis il potere, ma al tempo stesso c’è anche un nuovo slancio di decolonizzazione. Abbiamo una ondata che va contro la Francia ma inevitabilmente si estenderà ed è favorita da Paesi come la Russia. Una ondata che vuole un cambiamento dei rapporti di forza tra Europa e Africa".
Europa addio?
"Dipenderà da noi. Scordiamoci il passato, la nuova Africa vuole avere rapporti con i Paesi europei ma anche contemporaneamente con la Russia, la Turchia, i Paesi arabi, la Cina e l’India, scegliendo di volta in volta chi offre di più. Rendiamoci conto che siamo un attore importante, non più l’unico interlocutore di quei Paesi. E quanto al piano Mattei, o come si chiamerà, dipenderà come sarà declinato".
Come dovrebbe essere strutturato per avere chance di successo?
"Bisognerà ascoltare gli africani, senza paternalismo. Se fosse basato su qualche intervento spot, non cambierà nulla e nei prossimi anni, anzi nei prossimi mesi, si vedranno tensioni simili a quelle in atto contro la Francia anche in altri Paesi africani, anche se non necessariamente questo porterà a ulteriori tensioni migratorie. Questo sviluppo va anticipato. E quindi, sì, Macron avrebbe tutto l’interesse di lavorare con l’Italia a un piano europeo che sia concreto e ambizioso. Speriamo che sia così".