Lunedì 25 Novembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Violenza sessuale, Meloni: “Datemi della razzista ma c’è una maggiore incidenza di immigrati”

Sicurezza per le donne, la premier in una intervista a Donna Moderna: “Il contrasto all’immigrazione illegale è uno dei temi su cui il governo spende di più”. “Femminicidi? Le leggi ci sono. Fermarli è una sfida culturale”

Roma, 25 novembre 2024 – “Adesso verrò definita razzista, ma c'è una incidenza maggiore, purtroppo, nei casi di violenza sessuale, da parte di persone immigrate, soprattutto illegalmente”. Lo dice Giorgia Meloni in una intervista a Donna Moderna, diffusa oggi, nella Giornata dedicata all’eliminazione della violenza sulle donne.  Alla premier la direttrice Maria Elena Viola chiede quali interventi servano per garantire la sicurezza delle donne.  

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La premier Giorgia Meloni (Epa /Ansa)

Sicurezza e immigrazione illegale

"Io vengo accusata ogni giorno di aver introdotto troppi nuovi reati", ma "il tema della sicurezza, soprattutto nelle nostre città, è sempre più evidente. Noi abbiamo dato dei segnali molto importanti'' attraverso ''le assunzioni nelle forze dell'ordine'', con i reati ''che servono per combattere l'insicurezza dilagante nelle nostre città'', e poi ''il tema del contrasto all'immigrazione illegale di massa, una delle materie su cui il governo si spende di più”.

E qui la premessa: “Adesso verrò definita razzista….”. Ma “c'è una incidenza maggiore, purtroppo, nei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate, soprattutto quelle arrivate illegalmente, perché quando non hai niente si produce una degenerazione che può portare da ogni parte''.

“Il contrasto all’immigrazione illegale è uno dei temi su cui spendiamo di più”

"C'è un lavoro qui che è soprattutto securitario – prosegue  –  la dimensione culturale c'entra di meno . Bisogna garantire la presenza delle forze dell'ordine, garantire che ci siano i reati, garantire che quando qualcuno commette un reato paghi per quel reato, che è un altro tema che in Italia abbiamo, e c'è un tema di contrasto all'immigrazione illegale di massa che incide ed è una delle materie su cui il governo si spende di più”.

I femminicidi 

"Le norme ci sono, serve un lavoro culturale”

Cosa si può fare di più per fermare i femminicidi? In questo caso chi aggredisce molto spesso ha una relazione con la sua vittima, come si suol dire ‘ha le chiavi di casa’. Poco importa la nazionalità dell’uomo.  “L'Italia ha una legislazione molto importante su questa materia – dice la premier –. Una delle poche cose che siamo riusciti ad approvare all'unanimità. Le norme non mancano, gli strumenti non mancano (...). Io penso, che arrivati a questo punto, la sfida sia soprattutto di carattere culturale. 

“Interroghiamoci sui nostri giovani”

"Abbiamo parlato moltissimo del film di Paola Cortellesi, a me è piaciuto molto ed è un film che racconta un tempo nel quale la violenza contro la donna, la sopraffazione della donna, era quasi accettata nella società. Noi in teoria non viviamo più in un tempo del genere, oggi non è accettato, eppure il numero dei femminicidi rimane sostanzialmente immutato. E’ come se una volta la violenza sulle donne fosse legata di più a una degenerazione dell'idea di essere superiori che gli uomini avevano, e oggi invece fosse più legata a una debolezza. Cioè prima perché in qualche maniera era socialmente anche accettato, oggi perché le donne non lo accettano, e allora c'è una evoluzione della motivazione che porta che noi dobbiamo studiare, che dobbiamo capire. E penso che su questo anche il ruolo delle giovani generazioni, e quello che sta accadendo ai giovani, è qualcosa su cui ci dobbiamo interrogare".

“Risorse per i centri antiviolenza raddoppiate”

Per contrastare la violenza sulle donne "abbiamo raddoppiato le risorse, anche per i centri antiviolenza – spiega Meloni – certo poi le risorse non bastano mai ma cercheremo di fare sforzi ulteriori. Mi sembra oltretutto che siano soldi ben spesi, che consentono" ai centri "di essere più efficaci", anche di fronte alla constatazione che "molte più donne chiamano”. 

Nell’intervista di Donna Moderna si parla anche di formazione di magistrati e forze dell'ordine che trattano casi di violenza sulle donne: “Difficile capire come una persona reagisce o può reagire, c'è paura, vergogna, è una sfera estremamente intima. Nella legge che abbiamo fatto c’è una specializzazione. Sono stati fatti dei fondamentali passi in avanti''.

Le donne e il lavoro

"No alle quote rosa e all’obbligo di congedo per i padri”

Quando è in gioco la tutela delle donne, serve affrontare anche il nodo del lavoro e della parità di uomo e donna, in rapporto all’attività lavorativa. "Niente quote rosa – dice Meloni – Per me la soluzione ideale è rimuovere i condizionamenti e i limiti che non consentono alle persone di dimostrare il loro valore, di poter competere ad armi pari”. E no anche all’obbligo di congedo parentale per i padri: “Il congedo parentale, come lo abbiamo ampliato noi si utilizza fino al sesto anno di vita del bambino e consente alla famiglia di organizzarsi perché non si smette di essere genitori dopo i primi mesi di vita del figlio. È un congedo che si prende a condizione necessaria. Se noi lo mettessimo obbligatorio, potremmo aumentarlo di quanto? Dieci giorni? Un mese? Non avrebbe lo stesso impatto (...) Secondo me ha più senso se noi su questo lavoriamo sul piano culturale, perché ci dà una risposta che può essere ugualmente utile, senza però comprimere quello che stiamo dando alle famiglie, perché tre mesi sono tre mesi. Sicuramente sul tema culturale questa è una battaglia che mi interessa”

Cosa può fare il governo per promuovere il lavoro femminile? “Io penso che ci sia anche un lavoro da fare che riguarda le donne che scelgono di non lavorare. Faccio un esempio, che può essere considerato una stupidaggine, ma è un passaggio culturale non irrilevante. Noi adesso abbiamo da fare tutta la revisione delle tax expenditure, e tra queste c'è anche la detrazione per il coniuge a carico: io penso che le risorse della detrazione del coniuge carico, quando c'è un coniuge a carico, non debbano andare al coniuge che lavora ma al coniuge a carico. Una cosa banale, che non cambia la vita di nessuno, però è un messaggio, un principio: non dipendere”.