Venerdì 20 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Meloni vede Starmer. La sinistra britannica elogia la premier: "Modello sui migranti"

Incontro a Roma con il primo ministro laburista: troviamo soluzioni nuove. Resta qualche differenza sulle armi all’Ucraina da usare in territorio russo.

Sbarco di migranti ieri alle Canarie, una delle rotte alternative al Mediterraneo

Sbarco di migranti ieri alle Canarie, una delle rotte alternative al Mediterraneo

The italian job. Gronda soddisfazione Giorgia Meloni: a esaltare la sua politica dell’immigrazione come "modello" è il premier laburista Keir Starmer. Il leader che ha riportato al governo la sinistra nel Regno Unito e quella che ha affermato la prima vittoria della destra radicale in Italia, dovrebbero essere divisi su tutto, su qualcosa lo sono davvero ma quando si arriva a parlare di immigrazione la sintonia è completa e l’esempio da seguire è quello italiano. "Qui ci sono state riduzioni drastiche di arrivi nell’ultimo anno: voglio capire come è successo", dice Starmer al termine dell’incontro con la presidente del Consiglio a Villa Pamphilj. "La sfida dell’immigrazione irregolare è un problema che riguarda entrambi i nostri Paesi, ma anche tutta l’Europa". Accanto a lui, Giorgia incassa l’apprezzamento che non solo riconosce il ruolo del governo nella lotta agli sbarchi clandestini ma testimonia come la distanza politica non intacca la collaborazione che aveva instaurato con l’ex premier conservatore Rishi Sunak. Nella dichiarazione congiunta viene sancito che l’Italia lavorerà con la Gran Bretagna, anche attraverso il Border Security Command per smantellare le reti che traggono profitto dalle migrazioni illegali. "I due paesi non hanno timore di esplorare soluzioni nuovi", sottolinea Meloni. Per combattere le organizzazioni criminali che trafficano con gli esseri umani, punto focale per entrambi i leader, "dobbiamo puntare al cuore, follow the money, segui i soldi avrebbero detto Giovanni Falcone e Paolo Borsellino".

I siti inglesi fanno coro in massa. E dalla Bbc a Sky News Uk nel primo pomeriggio titolano sulle parole con cui sir Keir ha sottolineato i "progressi straordinari", della strategia italiana nella lotta ai trafficanti di uomini. Sancita l’uniformità strategica di intenti, le distinzioni restano solo tattiche. Dipendono dalla diversa situazione dei due Paesi: Starmer deve fare i conti con le critiche al modello Albania, che ricorda il piano Ruanda dell’esecutivo precedente, e dunque si mostra più interessato alle intese con i Paesi frontalieri, piuttosto che al protocollo siglato da Meloni con Edi Rama. "Il calo degli arrivi irregolari non è attribuibile al progetto in Albania, ma al lavoro che la presidente Meloni ha fatto a monte con i paesi di partenza". Promette: torneremo ad adottare "un approccio pragmatico" per trovare buone soluzioni.

Netta la premier: "Se il modello immaginato con il governo di Tirana funziona, tutti capiscono che può diventare una chiave di volta per affrontare in maniera diversa il problema". Ammette che ci vorrà più del previsto per attivare i centri in Albania. "Partiranno ad ottobre", dice il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che con Starmer ha visitato il centro di coordinamento interforze per l’immigrazione. E spiega di non temere "ricorsi" da parte di chi sarà trattenuto lì.

Un altro elemento forte in comune in teoria ci sarebbe, ma gli equilibri politici lo trasformano in elemento di dissenso. L’Italia di Giorgia Meloni è stata il Paese dell’Unione più drasticamente schierato con l’Ucraina, il più vicino – con la Polonia – alla linea muscolare del Regno Unito. Ma la posizione diversa della Ue sottolineata l’altroieri con forza dal cancelliere tedesco Olaf Scholz e le divisioni interne alla maggioranza impongono a Giorgia una linea politica diversa da quella che forse seguirebbe se potesse dar retta alle sue propensioni. Italia e Gran Bretagna resteranno a fianco di Kiev "per tutto il tempo necessario". Ma sir Keir ribadisce che gli ucraini "vanno messi nelle migliori condizioni per difendersi", Meloni chiarisce che sulle armi "ogni Paese decide per sé" e per l’Italia l’uso dei missili a lunga gittata in territorio russo "non è in discussione". Il resto è repertorio, ma nel complesso l’incontro per la premier è stato un bel successo diplomatico.