Martedì 12 Novembre 2024
SIMONE ARMINIO
Politica

Meloni, il nome sulla scheda. "La legge lo consente, ma c’è l’escamotage: candidare altre Giorgia"

Il costituzionalista Stefano Ceccanti: “I candidati hanno il diritto di accreditarsi presso gli elettori nel modo in cui credono di essere più riconoscibili”

Roma, 30 aprile 2024 – “Può farlo. La premier può chiedere agli elettori di essere indicata sulla scheda solo come Giorgia". Stefano Ceccanti, professore Diritto pubblico comparato a La Sapienza ed ex parlamentare Pd, non ha dubbi.

La premier Giorgia Meloni (Ansa)
La premier Giorgia Meloni (Ansa)

Dunque se lei si candidasse come ’Ceccanti Stefano detto Stefano’ sarebbe tutto ok?

"La legge lo prevede. E chi può impugnare la dichiarazione del diretto interessato che dice di essere conosciuto in un modo diverso dal suo nome?".

Ma Meloni si chiama Giorgia.

"Condivido l’obiezione. Ma si tratta di galateo istituzionale".

Ovvero?

"Non si fa, non è corretto, non è opportuno, andrebbe evitato. Ma non ravvedo limiti giuridici. E d’altronde si tratta di argomenti che difficilmente troverebbero seguito in un tribunale".

Quindi spazio alla fantasia.

"I candidati hanno il diritto di accreditarsi presso gli elettori nel modo in cui credono di essere più riconoscibili. Così, se sui manifesti e sulle liste fuori dal seggio, accanto al nome appare un ’detto taldeitali’, e l’elettore riporta poi quel termine sulla scheda, il voto è valido".

Perdoni l’insistenza: qui non parliamo di uno pseudonimo, ma del nome di battesimo .

"Ci sono dei precedenti. E poi presumo che, prima di partire con un’operazione del genere, la premier abbia consultato informalmente il ministero".

Quindi l’opposizione taccia.

"O piuttosto si diverta..."

Divertirsi?

"Fossi in loro io riempirei le liste di ’tizia caia detta Giorgia’".

Che rischi si profilerebbero?

"Se il nome Giorgia fosse apposto nel riquadro di FdI nessuno. Ma se, come capita più spesso di quanto non si creda, la preferenza venisse indicata in un punto a caso della scheda, allora si aprirebbe una contestazione".

E come se ne uscirebbe?

"Qui entriamo nel campo delle responsabilità decisionali del presidente di seggio. Il quale ha davanti due criteri. Il primo è escludere il rischio di un voto congegnato per essere riconoscibile. Il secondo è intepretare e rispettare il più possibile la volontà dell’elettore".

Quindi Giorgia è Meloni.

"Se c’è solo lei sì, bene. Ma se un’altra lista in quella circoscrizione avesse una candidata ’detta Giorgia’? La tattica di Meloni si rivelerebbe un boomerang".