Pechino, 28 luglio 2024 – Quelli contro il governo sulla Rai e la libertà di informazione sono "attacchi maldestri e pretestuosi che possono avere presa solo nel desolante contesto di ricorrente utilizzo di fake news che sempre più inquina il dibattito in Europa". Lo scrive la premier Giorgia Meloni, in una lettera alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen dopo la presentazione del rapporto sulla libertà di informazione. "Per la prima volta" il contenuto della Relazione annuale sullo stato di diritto dell'Unione europea "è stato distorto a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il Governo italiano", sottolinea ancora la presidente del Consiglio, evidenziando il dispiacere che neppure questa "sia stata risparmiata dai professionisti della disinformazione e della mistificazione".
E' "strumentale" la critica di chi dice che "la Rai avrebbe violato le regole della par condicio in favore della maggioranza di governo durante le ultime consultazioni per l'elezione dei membri del Parlamento europeo", continua Meloni. "Anche su questo argomento, mistificato a uso politico, occorre chiarire alcuni aspetti. A ridosso delle elezioni europee del 2024 – prosegue il capo del governo – la Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, nell'esercizio delle sue prerogative, ha adottato una delibera, dichiarata peraltro dall'Agcom conforme alla disciplina vigente in materia, che prevedeva l'esclusione dalle regole della par condicio dei rappresentanti delle istituzioni che affrontavano questioni inerenti alle loro funzioni istituzionali. Non si tratta di una novità. Infatti, sempre, durante ogni passata competizione elettorale, tutti i governi in carica hanno potuto legittimamente continuare ad informare i cittadini sulla loro attività, senza che l'informazione istituzionale rientrasse nel conteggio dei tempi della par condicio, così come previsto dalla legge vigente. Viene da chiedersi perché questo principio, che si è sempre reputato valido in passato, non debba valere per l'attuale Governo".
Meloni spiega poi che il governo non ha esercita alcuna ingerenza nella governance Rai. "La riforma della Rai, che ha disegnato l'attuale sistema di governance dell'azienda, è stata ideata e realizzata nel 2015 dall'allora partito di maggioranza relativa (il Partito Democratico) durante il governo guidato da Matteo Renzi, con la contrarietà del partito da me guidato (Fratelli d'Italia) – si legge nella lettera –. Se dunque esiste un problema di ingerenza politica dovuta alla normativa esistente, questo non può certo essere imputato a chi quella norma l'ha subita". "Soprattutto – aggiunge – si tratterebbe di una criticità che si trascina da quasi dieci anni e che avrebbe, nel caso, sfavorito le forze di opposizione, e nello specifico Fratelli d'Italia, e favorito le forze di Governo che hanno governato in questo periodo".
E ancora: "Riguardo al fatto che il cambiamento della linea editoriale della Rai avrebbe determinato le dimissioni di diversi giornalisti e conduttori, è di tutta evidenza, anche in ragione di quanto espresso in precedenza, che si tratti di una dinamica che in ogni caso non può essere imputata all'attuale Governo – scrive ancora la premier –. Nel merito, diversi esperti del campo affermano che i rapporti di lavoro si sono interrotti per normali dinamiche di mercato; alcuni di questi conduttori hanno lasciato la Rai prima dell'arrivo del nuovo AD ed altri hanno deciso di percorrere nuove esperienze professionali o editoriali, pur avendo l'azienda confermato i loro spazi di presenza nei palinsesti".