Domenica 30 Marzo 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

Meloni, l’Europa e gli Usa. No a una missione Ue: "La sicurezza di Kiev passi per la Nato"

La videoconferenza convocata dal presidente Costa non dura più di mezz’ora. Macron e Starmer insistono sulla strada di una brigata di Bruxelles e Londra. Crosetto chiude con una battuta: "I contingenti non si inviano come un fax". .

Il ministro della Difesa Guido Crosetto è nato 61 anni fa a Cuneo

Il ministro della Difesa Guido Crosetto è nato 61 anni fa a Cuneo

Francia e Inghilterra insistono, l’Italia punta i piedi, e il clima si arroventa. La videoconferenza dei 27 leader convocata dal presidente del consiglio Ue, Antonio Costa, è durata solo mezz’ora: la premier ha ripetuto la sua posizione, e cioè che una missione di interposizione europea in Ucraina "sarebbe molto rischiosa e poco efficace". Va diritta al punto: per evitare una pace "fragile e temporanea, bisogna fornire a Kiev garanzie di sicurezza nel contesto dell’Alleanza atlantica". Concetti che ribadisce durante le dichiarazioni congiunte con Ulf Kristersson, il primo ministro svedese che incontra a Palazzo Chigi.

Cosa si intenda per contesto Nato non è molto chiaro neppure a Giorgia Meloni; di certo non l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza, bocciato ancora ieri sonoramente da Donald Trump: "Kiev se lo può scordare". Si tratta dunque di trovare qualche altra forma di ombrello; di sicuro c’è che, secondo lei, la risposta europea va coordinata con quella americana. Ma in compenso è chiaro a chi alluda la presidente del Consiglio quando parla di "soluzioni poco efficaci".

E se non lo fosse, a eliminare ogni dubbio ci pensa il ministro della Difesa, Guido Crosetto che, sui social, avverte tagliente: "I contingenti non si inviano come si invia un fax, soprattutto quelli di altre nazioni. Se si parla a nome dell’Europa bisognerebbe avere la creanza di confrontarsi con gli altri Paesi e ciò non è accaduto per gli aspetti militari della questione". Nel mirino ci sono "il presidente di una nazione comunitaria e quello di una nazione extracomunitaria", per dirla con Crosetto, ovvero Emmanuel Macron – che nella breve call con gli alleati europei ha riassunto il senso del viaggio a Washington – e Keir Starmer.

Già, perché l’inquilino di Downing Street e quello dell’Eliseo non intendono demordere. Valutano la possibilità di procedere sulla strada della brigata Ue-Uk per Kiev anche senza Paesi importanti come Italia, Germania e Polonia tutti contrari all’invio di truppe europee in Ucraina dopo gli accordi di pace. Una coalizione di "volenterosi", chi ci sta ci sta, dall’Unione e non solo, con gli occhi sono puntati sul Canada. "Siamo in emergenza, non si bada molto a chi è stato membro della Ue e chi no", il ragionamento. Il problema è che per una missione del genere ci vorrebbe l’okay di Mosca che proprio non c’è, visto che il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, afferma: "Un inganno mirato a pompare armi all’Ucraina".

Il discorso sarebbe diverso se la missione fosse sotto egida Onu: in quel caso, infatti, sarebbe necessario il sì di Putin. La disponibilità italiana infatti è solo per la partecipazione a quel tipo di impegno militare. È una linea che la premier ha concordato con Antonio Tajani e con Matteo Salvini e che disinnesca lo scontro apparente nella maggioranza. "È l’unica mediazione possibile", sottolinea il vicepremier azzurro. Il leader della Lega ruggisce, se la prende con Kiev: "Sarebbe curioso che in Ue entrasse prima l’Ucraina, rispetto alla Serbia e all’Albania che sono in lista d’attesa da una vita". Irride la presidente della Commissione europea: "Se mettessimo una von der Leyen a capo di un esercito comune europeo dura venti minuti e poi si arrende". Esalta il premier ungherese Viktor Orban: "Uno dei governatori più illuminati del continente, e giustamente fa i propri interessi". Ma quando si arriva all’invio di truppe frena ma non sbarra la porta: "Noi abbiamo quasi 8mila militari italiani occupati in aree conflittuali del mondo per garantire la pace. L’Italia non ha mai detto di no, bisogna valutare come, con chi, per quanto tempo, in quali condizioni per evitare salti in avanti". Insomma, a una missione sotto l’egida dell’Onu la Lega non direbbe di no, e del resto per una volta il Capitano nemmeno finge di opporsi all’invio delle armi: "Abbiamo sempre votato gli aiuti militari all’Ucraina, e finché ci sarà la guerra lo faremo".

Il prossimo round sarà domenica a Londra: all’incontro convocato dal primo ministro britannico che oggi vede Trump, partecipare anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Inevitabilmente, dunque finirà sul tavolo anche il tema della missione europea. Perché Macron e Starmer cercano una strada per alzarsi dalla panchina e rientrare in gioco.