Roma, 15 ottobre 2024 – Su Raffaele Fitto prevalga l'interesse nazionale. La premier Giorgia Meloni formula l'invito nelle comunicazioni in Senato in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre e del voto per la Commissione e la nomina dell'ex ministro a vicepresidente esecutivo con delega alla Coesione e alle Riforme. Ma l'intervento in Parlamento serve anche alla presidente del Consiglio per condannare l'attacco di Israele alle postazioni Unifil ("atteggiamento inaccettabile"), per ribadire l'impegno nei confronti dell'Ucraina (“non ci rassegniamo all'idea di abbandonare” Kiev, “noi siamo per una pace giusta nel quadro del diritto internazionale) e ribadire l'importanza del Piano Mattei per l'Africa. Il tutto senza risparmiare un attacco alla Sea Watch sui migranti.
La nomina di Fitto
"Ci sono momenti in cui l'interesse nazionale deve prevalere su quello di parte e mi auguro sinceramente che questo momento sia uno di quelli, senza distinguo, senza tentennamenti. Anche perché quelle attribuite a Raffaele Fitto sono deleghe di primissimo ordine", dice spiegando che valgono "nel complesso circa 378 miliardi (di cui circa 43 per l'Italia), su un bilancio complessivo di 1.200, solo per il ciclo 2021-2027". "Senza contare il futuro ciclo di programmazione che sempre la prossima Commissione sarà chiamata a definire insieme con altri Stati membri. Per una Nazione come l'Italia, e specialmente per il Mezzogiorno, si tratta di un interesse nazionale primario", sottolinea la presidente del Consiglio, ricordando "quella del Pnrr, che vale ulteriori 600 miliardi di euro circa". Meloni ci tiene a puntualizzare che quest’ultima delega, "secondo le indicazioni della Presidente, dovrà essere esercitata congiuntamente con il Commissario Dombrovskis, e qualcuno ha letto in questo affiancamento una sorta di 'ipoteca rigorista', mentre io credo che questa stretta collaborazione di carattere paritario rappresenti piuttosto l'opportunità per il commissario italiano di far valere le ragioni di una necessaria, maggiore flessibilità, sugli investimenti".
Il conflitto in Medio Oriente
La premier parla poi del conflitto in Medio Oriente e dice di essere "sinceramente preoccupata di come sta evolvendo lo scenario" in Libano, dove intende recarsi presto. "Nonostante gli sforzi innumerevoli nostri e dei nostri alleati. Le postazioni Unifil sono state colpite dall'esercito israeliano e io penso che questo non si possa considerare accettabile", aggiunge Meloni, spiegando di aver lei stessa ribadito a Netanyahu che “sia garantita la sicurezza dei nostri soldati". "È già previsto che io vada in Libano, e il ministro Tajani si sta preparando per andare in Israele e Palestina la settimana prossima. Stiamo facendo, anche con la nostra presenza, tutto quello che è possibile fare", dice poi replicando al senatore Enrico Borghi di Italia viva.
Meloni ha anche messo un punto al dibattito sulle forniture di armi a Israele dall'Italia. "Dopo l'avvio delle operazioni israeliane a Gaza - spiega - il governo ha sospeso immediatamente la concessione di ogni nuova licenza di esportazione per materiali di armamento verso Israele ai sensi della legge 185 del 1990. Quindi tutti i contratti firmati dopo il 7 ottobre non hanno trovato applicazione. Le licenze di esportazioni verso Israele che erano state autorizzate prima del 7 ottobre sono state tutte analizzate caso per caso dall'autorità competente presso la Farnesina applicando la normativa italiana, europea e internazionale". Un blocco, precisa la premier, molto più restrittivo rispetto a Francia, Germania, Regno Unito, partner che "continuano a operare anche per le nuove licenze, una valutazione caso per caso".
E ancora: "Pretendiamo la sicurezza dei nostri militari, la piena applicazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza Onu, ne ho discusso personalmente con Netanyahu domenica. Oggi la posizione del governo israeliano è un ritiro della missione Unifil, credo che un ritiro su richiesta unilaterale sarebbe un grave errore, minerebbe la credibilità della missione stessa e dell'Onu e penso che i nostri soldati saranno preziosi anche quando riusciremo a ottenere un cessate il fuoco", ha detto la presidente del Consiglio nella replica alla Camera.
Il Piano Mattei e l’attacco a Sea Watch
Meloni ricorda il Piano Mattei per l'Africa che "ha già visto partire diversi progetti con le prime nove nazioni africane coinvolte" e "raccoglie sempre maggiore attenzione e curiosità a livello internazionale. Anche qui abbiamo fatto da apripista". Ma, rimarca la presidente del Consiglio, "dispiace" che "mentre tutto il mondo guarda a noi proprio grazie alla nostra strategia sull'Africa, e mentre tutto il sistema Italia dimostra di aver compreso la portata di questa iniziativa, i partiti di opposizione abbiano invece scelto, anche su questo fronte, la strada di una opposizione pregiudiziale".
Meloni sposta poi l’attenzione del tema migranti e attacca Sea Watch. "Considero vergognoso che l'organizzazione non governativa Sea Watch definisca le guardie costiere 'i veri trafficanti di uomini', volendo delegittimare tutte quelle degli Stati del nord Africa, e magari anche quella italiana, in modo da dare via libera agli scafisti che questa ong descrive invece come innocenti, che si sarebbero ritrovati casualmente a guidare imbarcazioni piene di immigrati illegali – dice –. Sono dichiarazioni indegne, che gettano la maschera sul ruolo giocato da alcune ong e sulle responsabilità di chi le finanzia".
"L'approccio dell'Europa in materia migratoria è oggi molto diverso da quello del passato, grazie soprattutto all'impulso italiano, ma è fondamentale lavorare per dare concretezza alle nuove priorità – sostiene –. Sono orgogliosa che l'Italia sia diventata, da questo punto di vista, un modello da seguire. Ho accolto con grande soddisfazione l'attenzione che, in questi mesi e in queste settimane, diversi esponenti di governi europei ed extraeuropei, di diverso colore politico – Francia, Germania, Svezia, Regno Unito, solo per citarne alcuni –hanno riservato alle nostre politiche, a riprova del pragmatismo e dell'efficacia che hanno segnato la nostra azione in materia di contrasto all'immigrazione illegale".
I rapporti di Draghi e Letta e la nuova fase geopolitica
"Siamo di fronte a una fase della geopolitica completamente nuova, sempre più animata da sfide interconnesse tra loro e che principalmente ci dice una cosa: non esistono più blocchi omogenei, e l'interdipendenza dei nostri destini è un fatto – dice ancora la premier –. Così come è un fatto che l'ordine al quale eravamo abituati non è più scontato, la centralità del nostro Continente non è più scontata". "Il rapporto Letta sul mercato interno e, ancor più, il rapporto Draghi sulla competitività europea, hanno fotografato con chiarezza i numeri e le ragioni della nostra perdita di ruolo negli ultimi decenni – prosegue la presidente del Consiglio –. Entrambi i rapporti ammettono in sostanza che il mondo nel quale troppo a lungo ci siamo crogiolati è finito, e che dunque non possiamo sfuggire all'occasione storica che questa nuova legislatura europea ci offre: scegliere finalmente, e con coraggio, che cosa vogliamo essere e dove vogliamo andare".