Martedì 24 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Meloni incontra Xi Jinping. Nuovo patto dopo la Via della Seta: "Garantire pace e libero scambio"

La premier dal presidente cinese, cinque anni dopo gli accordi con Conte, mai rinnovati "Come Marco Polo costruiremo ponti tra Oriente e Occidente". E firma un piano triennale.

La premier dal presidente cinese, cinque anni dopo gli accordi con Conte, mai rinnovati "Come Marco Polo costruiremo ponti tra Oriente e Occidente". E firma un piano triennale.

La premier dal presidente cinese, cinque anni dopo gli accordi con Conte, mai rinnovati "Come Marco Polo costruiremo ponti tra Oriente e Occidente". E firma un piano triennale.

Per fortuna che Marco c’è. Il Marco in questione di cognome fa Polo. Ed è al suo esempio che la premier si affida per ricucire i rapporti diplomatici con Pechino, mai del tutto affondati usciti però ammaccati dalla decisione del governo di non rinnovare gli accordi firmati da Giuseppe Conte nel 2019. "Marco Polo ha costruito ponti tra Occidente ed Oriente. A volte il tragitto è più in salita, altre più agevole ma è sempre percorribile. Se lui non avesse avuto il coraggio di osare, la storia sarebbe probabilmente andata diversamente", afferma Giorgia Meloni all’inaugurazione della mostra organizzata in occasione dei 700 anni dalla morte del viaggiatore veneziano al Millennium Museum di Pechino. Cosa significa per lei osare? Nell’incontro con il presidente cinese Xi Jinping i livelli dell’avventura sono due: uno politico-diplomatico, l’altro economico. Il primo appare più di facciata che di sostanza, non perché la Cina non sia "un interlocutore importante per la stabilità e la pace", come chiarisce la premier.

Ma perché l’Italia – per quanto abbia la presidenza del G7 – da sola non sembra avere un ruolo tale da potersi misurare con un gigante della politica internazionale come la Cina. Meloni si dilunga: "Partendo dai rispettivi punti di vista, il vostro Paese è importante per ragionare insieme di come garantire stabilità, pace, un interscambio libero". Parlano per un’ora e mezza – più passeggiata finale – alla Diaoyutai State Guesthouse della guerra in Ucraina (Giorgia sa che Xi potrebbe diventare un importante attore in questa crisi se gli Usa dovesse ritirare il sostegno, come ha minacciato Trump), del rischio di aggravamento della crisi mediorientale, delle tensioni nell’Indo-Pacifico, si fa sapere da Palazzo Chigi. Ma non si va oltre la chiacchierata amichevole e l’ostentazione di buona volontà. Situazione diversa sul piano economico.

L’Italia si è ritirata dalla ’Nuova via della Seta’ in ottemperanza alla richiesta americana, senza mai mettere in discussione la relazione economica con la Cina.

Nasce da qui la firma del nuovo Piano d’azione triennale "per il rafforzamento del partenariato strategico globale" che prevede di rispolverare gli incontri annuali tra primi ministri, riequilibrare le relazioni commerciali e stringere la cooperazione in campi che vanno dalla cultura al turismo. Pur non parlando del cambio di rotta italiano, Xi Jinping avverte che Roma e Pechino "dovrebbero sostenere e promuovere lo spirito della via della Seta". Un segnale lanciato verso Palazzo Chigi, dove però minimizzano: si tratta di un richiamo culturale, non politico.

Di certo i rapporti tra i due paesi sono intensi ma il rapporto è impari: gli scambi commerciali si sono attestati a circa 67 miliardi di euro nel 2023 ma il deficit commerciale dell’Italia con la Cina che ha raggiunto 48 miliardi. La premier lo segnala: "Serve una cooperazione equilibrata, mutualmente vantaggiosa, fondata su un sistema di regole stabili". Dall’altra parte, il presidente della Repubblica popolare cinese assicura la volontà di importare più prodotti italiani di qualità e il desiderio i migliorare la collaborazione non solo nei settori industriali tradizionali "ma anche in aree emergenti come i veicoli elettrici e l’intelligenza artificiale. Naturalmente, Pechino ha il suo interesse: deve riuscire a piazzare in Europa la produzione di auto elettriche per aggirare i dazi aggiuntivi decisi dalla Commissione Ue.

Malgrado sia tra i paesi dell’Unione che hanno votato a favore delle tariffe provvisorie, l’Italia è disposta a trattare: "Non siamo favorevoli al protezionismo, siamo disposti a promuovere l’approfondimento delle relazioni tra l’Unione e la Cina", spiega la premier rivendicando il ruolo di mediazione che può svolgere con l’Unione. Gli accordi sono solo un primo passo, la strada è ancora lunga. Ma l’incontro non è andato male: prova ne sia la cena ufficiale offerta da Jinping, tocco di cerimoniale in più del normale per un capo di governo. Ancorché un momento per sperimentare la tradizione Giorgia Meloni l’aveva trovato l’altra sera all’arrivo a Pechino, partecipando a un compleanno – con la figlia Ginevra – in un ristorante famoso per la cucina imperiale cinese che ha generato qualche polemica. Di certo, se paragonata al cono d’ombra in cui è costretta a muoversi tra l’Italia e l’Europa questa trasferta per lei è già un successo.