Domenica 16 Marzo 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

La prova della premier Meloni, in bilico tra Trump e Starmer. E Salvini le tende la mano

Il leader leghista: "Giorgia sta facendo un lavoro enorme, il governo durerà". Il monito di Mattarella da Gorizia: doveroso costruire un futuro di pace

La prova della premier Meloni, in bilico tra Trump e Starmer. E Salvini le tende la mano

Roma, 16 marzo 2025 – Nel giorno della videocall convocata dal premier britannico Keir Starmer, il presidente della Repubblica italiana – forte del rispetto di cui gode in tutto il mondo – lancia un messaggio preciso. "È doveroso costruire un futuro di pace in Europa", dice Sergio Mattarella a Gorizia, dove riceve il premio Santi Ilario e Taziano assieme al presidente emerito della Repubblica Slovenia, Borut Pahor, protagonisti della storica stretta di mano a Basovizza, segno di riconciliazione. E delle condizioni che possono permettere quel futuro di pace parla Giorgia Meloni nella riunione alla quale ha deciso alla fine di partecipare.

Da sinistra: Trump, Meloni, Starmer
Da sinistra: Trump, Meloni, Starmer

Prima una chiacchierata telefonica con Starmer, poi si collega anche lei, ma solo per dire che tra gli strumenti utili per garantire la pace non c’è la missione militare a cui mirano tutti gli altri. L’Italia conferma che non intende partecipare. Non significa che non intenda lavorare con tutto il vigore possibile per garantire la futura sicurezza di Kiev e conquistare l’agognato obiettivo indicato da Mattarella, come ha confermato Meloni al principe ereditario e primo ministro dell’Arabia Saudita, Moahamed bin Salman al Saud che sente in serata. Ma quel compito spetta tanto agli europei quanto agli americani, pertanto l’Italia lavorerà con tutti.

La presenza della premier alla call ha un significato chiaro: non vuole essere costretta a scegliere apertamente tra Bruxelles e Washington, e chi pensa che stanarla sia facile scoprirà presto che non è così. Giovedì per esempio, quando i capi di stato maggiore dei volenterosi si riuniranno a Londra per preparare nel concreto la "missione impossibile", ci sarà anche l’Italia: non per partecipare, ma per osservare. Insomma, i piedi in due staffe, Giorgia li ha saldamente piantati. Alla Lega finché si tratta di non inviare truppe, la linea della premier va benissimo. Matteo Salvini applaude a scena aperta: "Giorgia sta facendo un lavoro enorme". Sul piano di riarmo le cose non stanno allo stesso modo. "La sinistra manifesta: loro dicono per l’Europa. Non so se manifestare per chi vuole comprare armi, missili e carri armati sia una cosa intelligente mentre Trump e Putin parlano di tregua e di pace. La Lega ha votato e voterà sempre no a un solo euro di debito pubblico a eserciti europei, semmai aumentiamo gli investimenti in aziende italiane per aumentare la nostra sicurezza". Il Capitano non rinuncia agli affondi, nonostante abbiano portato il Paese sull’orlo dell’incidente diplomatico con Parigi. Nei giorni scorsi, il ministero degli Esteri francese ha chiesto conto all’ambasciatrice italiana, Emanuela D’Alessandro, ma "senza convocazione ufficiale" degli insulti rivolti a Emmanuel Macron.

Attenzione però: il leghista ci tiene a sottolineare che non c’è rischio di rottura. "Il Carroccio è il collante di questa maggioranza. Noi siamo la garanzia che il governo andrà avanti fino al 2027, anzi fino al 2032". Visione condivisa da molti nella maggioranza, paradossalmente ancor più dopo il successo della manifestazione per l’Europa: "Sono sinistre di piazza, non di governo", riassume gli umori Maurizio Gasparri (FI). Anche Giancarlo Giorgetti nega ogni maretta con l’amica Giorgia. Non ha smentito le voci del litigio, ma solo perché "non serve a niente". Burrasca c’è con Berlino: "I tedeschi hanno deciso che fanno quel cavolo che gli pare. Siccome non gli vanno bene le regole di bilancio, fanno il contrario senza aver negoziato nulla".

Se si mettono insieme il dissenso politico di Salvini, quello più concreto del ministro dell’Economia, un voto comune sul riarmo martedì e mercoledì – dopo le comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo del 20 – sembra impossibile. Solo che di riarmo non parlerà nessuno: "E perché mai dovrebbe pronunciare la parolaccia?", i commenti del governo e della maggioranza si possono sintetizzare così. La premier parlerà di difesa, certo Salvini non può negare che sia un’esigenza comune a tutti i Paesi europei. Ribadirà gli impegni presi con la Nato, e figurarsi se il capo leghista intende uscire dall’alleanza atlantica, ma di riarmo non ci sarà alcun bisogno di parlare, anche se è proprio questo il tema centrale del summit Ue. Poco male, dal governo tagliano corto: "Si vota su atti concreti e su leggi, non su dibattiti". Insomma la quadratura del cerchio passa per una sorta di presa in giro del Parlamento. Fingere che sul tavolo non ci sia un piano di riarmo che, come Giorgetti sa perfettamente, andrà a vantaggio di qualcuno, i tedeschi sotto recessione, e a danno di qualcuno altro: gli italiani in primo luogo. Una cosa sola è ben chiara: costringere Giorgia Meloni a scoprirsi, cioè a prendere una posizione drastica, sarà un’impresa ardua.