Roma, 12 ottobre 2024 – Sono 34 i politici spiati tra il 21 febbraio 2022 e il 24 aprile 2024. E altri 43 tra del mondo dello sport, dello spettacolo e altro. Più i relativi congiunti. Ma nessun file scaricato durante gli accessi. Ma mentre si scopre che Vincenzo Coviello, il dipendente di Intesa che ha effettuato 6.637 accessi in poco più di due anni per controllare conti correnti di clienti del suo e di altri istituti, ha messo il naso anche negli account di 70 figure interne alla banca, tra cui figure apicali e manager, il governo comincia a pensare a uno “scudo” che protegga maggiormente la privacy dei politici e delle figure istituzionali. Anche se la fattibilità dell’operazione non pare semplice. E allora forse potrebbe ripiegare sull’idea di contingentare il più possibile per legge gli accessi alle banche dati.
L’indagine
Il decreto di perquisizione firmato dal procuratore di Bari Roberto Rossi e dall’aggiunto Giuseppe Maralfa dice che Coviello ha agito “verosimilmente in concorso e previo concerto con persona da identificare (mandante degli accessi abusivi al sistema informatico di Intesa San Paolo e destinataria delle informazioni acquisite)”. Ma secondo quanto appurato dall’istituto nella maggior parte dei casi il bancario ha effettuato l’accesso una sola volta e il tempo consultazione dei conti è stato di pochi secondi o minuti. A quanto risulta non sono stati scaricati file. Anche se Coviello ha controllato pure le carte di credito e questo potrebbe aver messo a rischio la privacy degli spostamenti degli spiati. Ma a partire da ottobre 2023, ovvero dalla pbrima contestazione, non sono più stati effettuati accessi nei confronti di conti di vip. Il rimanente numero di interrogazioni si riferisce a persone fisiche e giuridiche che riguardavano la sua sfera personale, locale e professionale.
Lo scudo
Intanto il governo pensa a uno scudo per i politici e per le figure istituzionali. Ovvero un filtro maggiorato di privacy legato alla carica ricoperta (e non ad personam) e comunque a tempo. Ma per ragioni anche politiche sembra più fattibile contingentare il numero di accessi giornalieri ai database “sensibili”. Con magari anche l’obbligo di allertare il responsabile del trattamento dei dati in caso di accessi ripetuti o sospetti.
Le reazioni
“Le norme a tutela dei parlamentari già ci sono in Costituzione. Una norma ad hoc per i politici è un’idiozia. Devi farla per tutti”, dice Matteo Renzi di Italia viva.
E in serata anche Giorgia Meloni torna sull’argomento: “In questa nazione ci sono probabilmente gruppi di pressione. I gruppi di pressione non accettano di avere al governo qualcuno che pressioni non se ne fa fare e non si fa ricattare. E allora, magari tentano di toglierselo di torno con altri strumenti. Temo che non riusciranno. Io sono la persona più dossierata d’Italia. La mia vita è stata passata allo scanner e non si è trovato niente”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto scrive intanto su X che “spiare i conti significa sapere tutto di una persona e della sua famiglia e conoscerne la sfera intima e privata. Gravissimo per chiunque. E tutti dovremmo condannare e scandalizzarci”. Il responsabile degli Interni Matteo Piantedosi dice di temere “la volontà di alterare il percorso democratico”. Anche la ministra della Famiglia Eugenia Roccella e il deputato di FdI Giovanni Donzelli dicono che “non è un attacco a noi, ma alla democrazia”.
Le interrogazioni
Il capogruppo di Forza Italia in Senato Maurizio Gasparri annuncia un’interrogazione a Palazzo Chigi e ai ministeri della Giustizia e dell’Economia. Il deputato Enrico Costa invece vuole chiedere a Carlo Nordio perché “il bancario è stato perquisito in fretta e furia solo dopo che la notizia dell’indagine in corso era stata spifferata da un quotidiano”. E all’Ansa preannuncia un emendamento su accesso e diffusione dei dati sensibili: “Se vengono pubblicati dopo essere stati trafugati commettendo un reato non è certo diritto di cronaca”.