La rabbia dei napoletani esclusi dal reddito di cittadinanza produce immediata risonanza mediatica, nella politica e tra i cittadini. Titoli e commenti propongono cliché sul genere "fannulloni" sconfitti e "pacchia finita". Maurizio De Giovanni, 65 anni, scrittore e drammaturgo padre del commissario Ricciardi (da cui è tratta l’omonima serie tv), risponde al telefono reclamando una premessa: "Se partiamo dal presupposto che il reddito di cittadinanza tutela chi non vuol lavorare, preferisce la comodità del divano o si rioccupa in nero – o peggio assicura il welfare della camorra –, allora il discorso si può chiudere qui. Se invece vogliamo riconoscere che è stata una misura fondamentale per garantire la sopravvivenza a persone e nuclei familiari in difficoltà assoluta, poi aggravata da due anni di Covid, allora la prospettiva cambia radicalmente".
Come?
"Non ci si può stupire se migliaia di persone che si ritrovano senza la principale fonte di sostentamento protestano animatamente e cercano di capire cosa succederà con la nuova normativa di sostegno".
Lo sdegno per l’sms inviato dall’Inps non basta, da solo, a spiegare la corsa agli sportelli e l’assedio ai municipi. Cosa è scattato?
"Immagino che in alcune fasce di percettori particolarmente fragili sia emersa improvvisamente la consapevolezza della perdita economica, una prospettiva dolorosa che sino a quell’sms era stata come rimossa, nel pregiudizio del tutto infondato che alla fine la politica qualcosa si sarebbe inventata".
Cioè?
"C’era la speranza che i Fratelli d’Italia al governo non abbandonassero quella parte di italiani in maggior difficoltà. Invece anche il partito di maggioranza si è allineato a una visione sbagliata".
Resa dei conti?
"La decisione di smontare il reddito di cittadinanza conferma la volontà di spaccare il Paese anziché di ricomporre le fratture. In quasi ottant’anni di vita repubblicana le risorse per il Sud non sono mai state all’altezza delle sfide. E ora anche il Pnrr replicherà queste politiche che approfondiscono le differenze. Una parte del Paese muove contro l’altra. Rendo l’idea?"
I numeri del disagio fissato dalla riforma del reddito di cittadinanza restano impressionanti. La sua lettura?
"Facile fermarsi alla quantità degli ex percettori senza contestualizzare fattori indiscutibili. L’area estesa di Napoli, che va da Pozzuoli a Sorrento comprendendo Caserta, conta più di tre milioni di abitanti ed è la più densamente abitata d’Europa. Un’area che negli ultimi trent’anni ha subito una protratta deindustralizzazione e poi una perdita significativa di lavoro manifatturiero sotto la spinta delle delocalizzazioni tra Balcani e Asia. È rimasto qualche frammento di logistica portuale, oltre al turismo. Ma non basta. Serve molto di più".
Nell’epopea del commissario Ricciardi "fame e amore" sono il motore di ogni fatto.
"La ringrazio per la citazione. E resto dell’idea che il sostegno alla povertà rappresentato dal reddito di cittadinanza fosse la risposta più immediata ai bisogni primari dei più sfortunati. Lo choc e le proteste di questi giorni dimostrano che la riforma degli strumenti di sostegno varata dal governo, con il sistema di corsi di formazione la cui praticabilità ed efficienza resta tutta da dimostrare, sia stata quanto meno intempestiva e mal comunicata".
L’equazione Napoli uguale povertà rilanciata dalle proteste per l’abolizione del reddito di cittadinanza può intaccare l’immagine sfavillante generata dallo scudetto nel calcio e da un’estate speciale dove tutti i vip fanno a gara per un passaggio nel Golfo?
"In questa contraddizione sta tutto il dramma italiano. Gli stranieri hanno ben presente cos’è Napoli e quanto vale. Da Jeff Bezos in vacanza a Capri, a Michael Jordan che dà il nome della città alle sue nuove sneakers, a Robert De Niro che gira per vicoli e chiese, gli stranieri dimostrano di capire qual è il peso di un territorio eccezionale. Napoli resta una straordinaria risorsa nazionale. Basterebbe capirlo".