Giovedì 14 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Ius scholae, Matteo Renzi (Italia viva): "Svolta? No, è un bluff. Cercano solo visibilità in una destra divisa"

L’ex premier: vediamo se Forza Italia voterà la nostra proposta di legge. "Meloni non parli di complotti. Campo largo? Per me conta la parola di Schlein"

Roma, 23 agosto 2024 – Mesi fa aveva previsto l’implosione della maggioranza dopo le elezioni europee: in effetti, qualcosa comincia a scricchiolare. Senatore Matteo Renzi, confermerebbe ora questa profezia?

"La novità di questa estate mostra per la prima volta la destra che inizia a dividersi e la sinistra che prova a unirsi. Non faccio profezie, ma chi arriva alle elezioni unito vince. Chi arriva diviso perde. È matematica, non preveggenza".

Matteo Renzi
Matteo Renzi

L’elemento di instabilità nel centrodestra non è più Salvini ma Tajani. La svolta liberale di Forza Italia sui diritti è credibile?

"No, purtroppo no. Come non lo è stato sulle carceri o sulla giustizia. Forza Italia cerca visibilità, ma in Parlamento servono gli articoli delle leggi, non quelli dei giornali".

Ma se gli azzurri sullo ius scholae stanno bluffando, non conviene vedere le loro carte?

"Abbiamo presentato una proposta di legge che ricalca fedelmente quella approvata alla Camera sotto il mio governo e bloccata al Senato con il governo successivo. Fu frutto di una mediazione tra l’allora ministra Boschi e l’allora capogruppo Ncd Lupi. Adesso vedremo se Forza Italia voterà a favore".

Non crede che nei confronti di Giorgia Meloni e della sua famiglia si stia adoperando un metodo simile a quello che è stato adoperato con lei e i suoi cari?

"No, francamente non è la stessa cosa. Nessuno di noi ha mai attaccato la famiglia Meloni mentre Giorgia Meloni ci ha massacrato con il suo giustizialismo. Non abbiamo mai chiesto conto alla premier delle condanne definitive che hanno riguardato la sua famiglia e mai lo faremo: certo la incalziamo sulla politica. Fare una interrogazione parlamentare per chiedere informazioni non è un attacco personale. Il tema dell’avviso di garanzia lo hanno tirato fuori loro, non io".

Italia viva ha chiesto pure un dibattito parlamentare sul caso di Arianna Meloni. Era necessario?

"Per noi no. Ma siccome Giorgia Meloni ha detto di credere alla ricostruzione di Sallusti, che evoca lo scenario di un complotto anticostituzionale, pensiamo che sia giusto che la premier interrompa le vacanze e ci dica chi starebbe organizzando il complotto, quali prove porta all’attenzione del Paese. Altrimenti saremmo autorizzati a pensare che è tutta fuffa".

Calenda al nostro giornale ha detto che, quando era premier, in Rai non si muoveva foglia che lei non volesse. Non c’è un po’ di ipocrisia in questa denuncia?

"Falso storico. Basterebbe chiedere ai vertici della Rai di quel periodo: Tarantola, Maggioni, Gubitosi, Campo dall’Orto. Abbiamo spinto la Rai a digitalizzare e fare prodotti come RaiPlay ma mai abbiamo gestito le nomine. Quanto a Calenda pur di attaccarmi si inventerebbe di tutto: è un caso buffo il suo. Quando voleva fare il ministro non diceva nulla sul mio ruolo in Rai. Quando aveva bisogno delle firme non parlava delle conferenze all’estero. Adesso che ha rotto con me, arriverà ad accusarmi persino del buco dell’ozono. Gli auguro di farsi una vita politica senza essere ossessionato da me".

Lei parla tanto di campo largo, ma l’ex ministro Roberto Speranza dice che non ci deve stare perché ha fatto cadere Conte per mettere Draghi a Chigi.

"Sono fiero di ciò che ho fatto e se qualcuno vuole chiedermi un’abiura non solo ha sbagliato secolo ma ha sbagliato soprattutto destinatario. Quanto a Speranza: io seguo le parole di Elly Schlein che ha chiesto di eliminare i veti e unire i voti. Speranza è abituato a dire cose diverse da quelle che dice il segretario o la segretaria del Pd ma finché c’è la segreteria di Elly Schlein noi parliamo con lei. Conta l’opinione del Pd, non quella di Speranza".

E come pensa invece di aggirare il veto di Conte?

"Ognuno si tiene le proprie opinioni sul passato. Se poi Conte ha nostalgia del governo giallo-verde quando firmava i decreti Salvini, beh, quella è un’altra storia".

La partita politica si giocherà sui referendum. È possibile raggiungere il quorum sull’Autonomia?

"Sull’Autonomia secondo me il governo sta sottovalutando la reazione del Sud impaurito dall’aumento delle diseguaglianze ma anche dal Nord produttivo terrorizzato dall’incremento della burocrazia. Con una sola mossa, e cioè la legge Calderoli, il governo ha scontentato tutti. Qualcuno diceva che non avremmo preso le firme e abbiamo visto che la reazione della gente è straordinaria. Io dico che si può fare il quorum. Ma anche se non arrivassimo al 51% sarebbe un segnale poderoso, un avviso di sfratto all’esecutivo".

E sul premierato? Ritiene plausibile sconfiggere il centrodestra al referendum?

"È inutile parlarne. La maggioranza non riuscirà ad approvare la legge in Parlamento: ci sono troppi pasticci e lo sanno anche loro. Meloni del resto farà di tutto per evitare il referendum costituzionale: se lo perde deve andare a casa. E dunque non lo farà, se lo lasci dire da un esperto della materia".