Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE POLITICA

"Un piano per la famiglia. Solo così si riparte"

Il 4 giugno esce in libreria 'La mossa del cavallo'. Come ricominciare, insieme (Marsilio), il nuovo libro di Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Ne pubblichiamo un estratto

Il 4 giugno esce in libreria 'La mossa del cavallo' di Matteo Renzi

Il 4 giugno esce in libreria 'La mossa del cavallo' di Matteo Renzi

di MATTEO RENZI

Nessun altro ambito come il mondo cattolico ha reclamato attenzione sul tema della famiglia. Personalmente ritengo che sostenere le famiglie sia in verità una scelta laica, perché rafforza in generale tutto ciò che contribuisce a soccorrere i più deboli, a rendere coesa la comunità, a declinare quel patriottismo della bellezza che è una della basi su cui vogliamo ricostruire il Paese. Se tutti si esprimono in questo senso, pochi però realizzano misure che consentano di compiere decisi passi in avanti nella difesa della famiglia.

Il nostro Family Act, proposto in prima battuta dal ministro Elena Bonetti durante la Leopolda 2019, può costituire una risposta alla crisi della natalità. Parte da un assunto: siamo in un periodo di transizione difficile da definire, nel pieno di una formidabile trasformazione degli stili di vita. Se l’Italia è riuscita a superare la crisi del 2008-2011 meglio di altri Paesi, ciò non si deve alla composizione del suo debito pubblico (...), ma alla resilienza della struttura familiare della società italiana, alle riserve e alle risorse che questo modello ha potuto mettere in campo. I nonni hanno salvato i nipoti, la piccola comunità domestica ha agito nelle difficoltà come primo ammortizzatore sociale e supporto psicologico. Non tenere nella dovuta considerazione questo elemento significa ignorare la realtà profonda dell’Italia di ieri e di oggi. Ma non è detto che quella di domani possa continuare su questa falsariga.

Abbiamo un indice di fecondità in calo costante, che a oggi è pari a 1,29, tra i peggiori al mondo, e abbiamo raggiunto un rapporto tra nati e morti identico a quello di un secolo fa, ovvero dopo il massacro della grande guerra. Il Family Act che proponiamo mette in campo cinque provvedimenti chiave. Un assegno universale a supporto della scelta genitoriale – perché non servono solo i soldi, ma servono anche i soldi. Un contributo per il sostegno all’educazione che riconosca come i fondi investiti in questo campo siano, appunto, investimenti e non costi.

Credo inoltre che si debba superare la tradizionale polemica contro le scuole non statali. Il mondo religioso ha una serie di plessi per l’infanzia ed elementari che sta morendo per la mancanza di attenzione istituzionale. Si tratta di pezzi di comunità che franano, non solo di scuole che chiudono. (...) Sono quasi novecentomila gli studenti che frequentano istituti non statali: si tratta dunque di migliaia di posti di lavoro che rischiano di saltare per il mancato riconoscimento della funzione di servizio pubblico che queste realtà garantiscono. Il pluralismo educativo deve essere vissuto come un’opportunità da cogliere, non certo come un problema. Il terzo intervento prevede la revisione dei congedi parentali con una corresponsabilità e reciprocità tra ruolo paterno e materno, che risponde a una scelta di fondo: il congedo produce valore sociale.

C’è poi la vexata quaestio dell’occupazione femminile, autentica piaga della nostra società, che nei mesi più difficili della pandemia ha conosciuto una spietata recrudescenza con la chiusura degli asili e l’impossibilità concreta, per molte donne, di tornare al lavoro. Ancora oggi troppe madri lasciano il lavoro dopo una gravidanza o comunque devono abbandonare le loro prospettive di carriera, con tutto ciò che questo comporta in termini di ingiustizia sociale. Infine, un puntello fondamentale dovrà essere la valorizzazione dell’impresa giovanile, per incentivare le nuove generazioni a liberare energie e a non vivere di rendita. Questo sguardo d’insieme sulla famiglia, globale e integrale, costituisce il primo tentativo organico di concentrare risorse sulla cellula fondamentale della società in modo non episodico o assistenziale, riconoscendola come generatrice di ricchezza sociale, umana ed economica.