Roma, 22 marzo 2025 – Senatore Matteo Renzi, ma che cosa sta succedendo? Giovedì la vicepresidente di Palazzo Madama, Licia Ronzulli, ha detto che non gliene “frega un c...” di quello che pensa lei. Non sarà un po’ troppo, anche per gli standard del dibattito politico italiano?
“La volgarità di Ronzulli, ma più in generale di questa destra, fa impressione. Aggiunga che quando chiediamo alla presidente del Consiglio di rispondere alle domande dell’opposizione, come ho fatto martedì scorso, anche Meloni ha sbroccato. Ha deciso di non rispondermi ed è addirittura uscita dall’Aula per non ascoltare la mia replica. Una insulta con un linguaggio degno dei peggiori bar di Caracas, l’altra fugge per ripicca. Sono atteggiamenti tardo adolescenziali che mal si conciliano con la situazione politica internazionale così delicata. Servono leader e non influencer”.

Parlando di situazione politica internazionale, quale dovrebbe essere la posizione dell’Italia sulla difesa e il riarmo?
“L’Italia è divisa. Maggioranza e opposizione non hanno una linea comune nemmeno al proprio interno. E il Consiglio europeo è finito al solito modo: con un rinvio. Nel frattempo i colloqui di pace tra Kiev e Mosca si svolgono con gli americani in Arabia Saudita: l’Europa dorme. E altre potenze si affacciano al tavolo della pace. I vecchi diplomatici usavano dire: quando si fanno le trattative, se non sei al tavolo, sei nel menu. Ecco, l’Europa di Meloni e von der Leyen non è al tavolo”.
Ma chi pagherebbe per un piano come quello proposto da von der Leyen? La Germania ha deciso che sforerà i suoi vincoli di bilancio. E l’Italia?
“Penso che prima di mettere nuovi obiettivi, si debbano rispettare gli impegni già presi: abbiamo già l’obiettivo di arrivare al 2% della spesa in sicurezza sul Pil. Però allora prendemmo anche l’impegno di aumentare contestualmente gli stessi investimenti in cultura, periferie, sport, educazione. Dobbiamo difendere la nostra Patria, certo. Ma difendere l’Italia significa anche investire in cultura almeno quanto investiamo in armi. È un principio che i fiorentini conoscono fin dai tempi del Ghiberti e delle porte del Battistero”.
E intanto in Italia ci siamo divisi pure sul Manifesto di Ventotene. La premier si dice “sconvolta” dalla reazione di una “sinistra illiberale e nostalgica”. Non è che però anche l’opposizione ne abbia approfittato un po’ per nascondere le divisioni proprio sull’Europa?
“La verità su Ventotene l’ha detta Roberto Benigni, non Giorgia Meloni. La nostra premier non riesce a riconoscersi nei valori dell’antifascismo e addirittura ironizza su persone che stavano in una isola, al confino, per le proprie idee. Capisco il bisogno di non parlare delle proprie divisioni ma un po’ di pudore non guasterebbe”.
A proposito, ma le opposizioni troveranno il modo di unirsi sul serio? Le elezioni politiche del 2027 sono più o meno dietro l’angolo...
“Alzano le accise del gasolio, rinviano le riforme, regalano soldi al Cnel di Brunetta, ma non agli altri pensionati. Aumentano le multe, ma abbassano gli stipendi. Le bollette sono ai massimi storici. Questo governo di incapaci può essere fermato solo se il centrosinistra si mette insieme e smette di litigare”.
Sul piano internazionale, l’elezione di Trump negli Usa ha ridisegnato anche il posizionamento dell’Italia. Ma con la minaccia concreta di dazi non rischiamo più di altri Paesi?
“Siamo un Paese che esporta. Dunque se l’America mette i dazi ci fa male. L’unico modo è minacciare i contro dazi. Perché solo così Trump si ferma: i contro dazi infatti creerebbero inflazione in America. Invece Meloni ha detto che non vuole rispondere a Trump per non irritarlo. Mi domando: ma che cosa stanno aspettando le imprese a scendere in piazza?”.