Lunedì 20 Gennaio 2025
REDAZIONE POLITICA

L'OMAGGIO Il presidente ricorda Stefano, il bimbo ebreo ucciso nella strage in sinagoga a Roma

Nel discorso di insediamento Mattarella ha reso omaggio alla memoria di Stefano Gaj Tachè. La commozione della famiglia

Un'immagine d'archivio del 9 ottobre 1982 relativa all'attentato alla sinagoga (Ansa)

Roma, 3 febbraio 2015 - Fra i passaggi più applauditi del discorso di insediamento di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica c'è stata la scelta di rendere omaggio alla memoria di Stefano Gaj Tachè, bambino rimasto vittima a soli due anni nell'attentato alla sinagoga di Roma il 9 ottobre 1982 da un commando terrorista, come emblema della barbarie terrorista dell'integralismo religioso. "Il nostro Paese ha pagato più volte in un passato non troppo lontano il prezzo dell'odio e dell'intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Tachè".

"Al presidente della Repubblica va la mia riconoscenza ed il mio affettuoso ringraziamento con tutto il cuore per aver ricordato mio figlio", ha detto Joseph Tachè, padre del piccolo Stefano. "Quel giorno anch'io ero in Sinagoga - ricorda commosso - ero con Stefano e mio figlio più grande, di 4 anni, che rimase gravemente ferito ma per fortuna si è salvato".

"Mi ha commosso, non me lo aspettavo e soprattutto non mi aspettavo che fosse nelle sue priorità ricordare mio fratello come vittima del terrorismo, a tutto ciò si aggiunge il fatto che la prima visita del neo presidente Mattarella è stata alle Fosse Ardeatine", aggiunge Gadiel, fratello di Stefano. Gadiel oggi ha 36 anni, lavora come intermediario assicurativo, aveva 4 anni quando fu ferito. "Dell'attentato non ho ricordi - spiega - ricordo soltanto il volo in elicottero dall'ospedale dell'isola Tiberina fino al San Camillo, ero troppo piccolo. Ho subito più di 30 interventi, ho rischiato di perdere una gamba ed un occhio, mi considero davvero un miracolato, mentre mio fratello piccolo è stato colpito alla testa". Ma la ferita più grande, sottolinea, è "quella del cuore, perché dopo la morte di un bambino di 2 anni, la mia famiglia non ha avuto più una vita normale e parlo di genitori, zii, nonni, cugini. Noi uscivamo da un luogo di preghiera, dovevamo festeggiare, mentre ci siamo trovati in guerra, perché il terrorismo è un atto di guerra". Gadiel non ha sentito direttamente il discorso di Mattarella: "Me lo hanno riferito - racconta - ma il fatto che il neo-presidente faccia menzione dell'accaduto in un momento in cui il terrorismo è il nemico numero uno, credo sia il modo migliore per iniziare il mandato di presidente della Repubblica".