Martedì 11 Febbraio 2025
GIOVANNI ROSSI
Politica

Mattarella ricorda le Foibe: "Violenza spietata anti italiani. La Storia occultata a lungo"

Il presidente al Quirinale contro "le squallide provocazioni": è il momento della riconciliazione. La commozione della premier Meloni: "Nessun negazionismo può cancellare la tragedia".

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 83 anni,. in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 83 anni,. in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”

Solenne e diretto. Sergio Mattarella fa vibrare la Storia. Il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per ricordare i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata, riempie di commozione il Quirinale. Davanti alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e agli ultimi protagonisti di quei giorni (c’è anche Egea Haffner, l’ex bambina diventata simbolo del viaggio forzato verso l’Italia), il capo dello Stato ripercorre la tragedia e la connette all’obiettivo più ambizioso: "Guarire le ferite del passato". Perché – auspica il capo dello Stato – la memoria di quel dramma "colpevolmente rimosso" va "preservata e onorata", ma "perderebbe il suo valore autentico se fosse asservita alla ripresa di divisioni o di rancori". Una strada illuminata anche dalle Associazioni degli esuli, nelle cui parole il Presidente rileva "un forte ammonimento per la pacificazione e la riconciliazione".

"Riportiamo al cuore centinaia di migliaia di storie e restituiamo loro la dignità che meritano", evidenzia sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, commossa mentre parla Egea Haffner – padre scomparso e vita sradicata – alla cui storia si ispira la nuova fiction di Raiuno La bambina con la valigia. Vengono proiettati estratti del film e del documentario Rotta 230-Ritorno alla terra dei Padri. La memoria di quegli anni è ormai "patrimonio della Nazione", sintetizza la premier. E ogni residuo "tentativo negazionista o giustificazionista" è pura disconnessione dalla realtà.

Parole che si intrecciano a quelle di Elly Schlein: "Ricordare oggi, e non attutire mai il ricordo di quel dolore e di quella sofferenza, per costruire un presente e un futuro migliori". "Il nostro pensiero – continua la segretaria del Pd – va alle vittime di una tragedia che riguarda tutte e tutti gli italiani anche oggi: solo la conoscenza e la memoria completa possono infatti consentirci di superare e contrastare ogni forma di discriminazione e i progetti di annullamento e sterminio, ogni forma di odio che persiste anche nel presente".

Mattarella ripercorre la "pagina buia", un vero "occultamento della storia". Non fa sconti a nessuno: "Nelle zone del confine orientale, dopo l’oppressione fascista, responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave, e la barbara occupazione nazista, si instaurò la dittatura comunista di Tito. Di quella stagione, contrassegnata da una lunga teoria di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni, le Foibe restano il simbolo più tetro. E nessuna squallida provocazione (ndr, vedi atto vandalico a Basovizza) può ridurne ricordo e dura condanna". Ancora fatti. "Dopo una seconda ondata di violenze, i nostri concittadini di Istria, Dalmazia, Fiume, furono messi di fronte al drammatico dilemma: assimilarsi. Oppure andare via, perdendo beni, casa, lavoro, terre. In trecentomila – uomini, donne, anziani, bambini – presero la triste via dell’esodo", rievoca il capo dello Stato, denunciando "stenti, sistemazioni precarie, povertà, ma soprattutto diffusa indifferenza, diffidenza". Peggio: "Ostilità da forze e partiti che si richiamavano, in Italia, alla stessa ideologia comunista di Tito". Anche se "non mancarono atti di forte solidarietà".

Oggi Italia e Slovenia accettano la doppia sfida del passato e del futuro, come dimostra la promozione congiunta di Gorizia e Nova Gorica a Capitale europea della cultura. Riassume Mattarella: "Ogni popolo, ogni nazione, porta con sé un carico di sofferenze e di ingiustizie subite. Apprezziamo gli sforzi, fatti dagli storici dell’una e dell’altra parte, per avvicinarsi a una memoria condivisa. Ma, ove questo non fosse facilmente conseguibile, e talvolta non lo è, dobbiamo avere la capacità di compiere gesti di attenzione, dialogo, rispetto. Dobbiamo ascoltare le storie degli altri, mettere in comune le sofferenze, e lavorare insieme". "Ricordo non vuol dire né recriminazione né tantomeno revanscismo", si allinea Antonio Tajani, mentre Matteo Salvini resta in trincea: "Ancora oggi qualcuno tenta di riscrivere la storia". I due vicepremier appaiono così su posizioni distanti, mentre Mattarella elogia "gli appartenenti all’Associazione degli esuli" per "ansia di verità e volontà di concordia".