Venerdì 27 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Mattarella: governo in tempi brevi. "Armonia fra le leggi elettorali"

Oggi l’incarico a Gentiloni. Domani lista e giuramento dei ministri

Sergio Mattarella (Ansa)

Roma, 11 dicembre 2016 - Finirà come deve finire, cioè con Gentiloni. Ma per tagliare il traguardo oggi all’ora di pranzo – secondo l’agenda più ottimista – bisogna sciogliere gli ultimi nodi. Ieri sera, quando al Quirinale si sono spente le luci sulle consultazioni, un pizzico di incertezza restava perché quel nome ufficialmente non l’ha pronunciato nessuno. Soprattutto, non l’ha fatto la folta delegazione del Pd, ultima a salire sul Colle. Dopo aver detto che l’idea delle larghe intese aveva ricevuto da destra e dai grillini un larghissimo rifiuto, non ha fornito suggerimenti. «Abbiamo detto ciò che dovevamo – commentano Zanda & co. – Ci rimettiamo alla decisione del Quirinale».

Ancora per qualche ora si gioca a carte coperte, anche se secondo alcune fonti ieri notte sarebbe arrivato il via libera da Renzi con una telefonata a Mattarella. In fin dei conti, in ballo c’è il governo e una crisi bancaria da risolvere in fretta. Tutto si tiene: anche i timori del leader Pd sull’efficacia della scelta di mollare Palazzo Chigi senza aver un orizzonte preciso per il voto. Sì, perché gli avversari della sinistra interna, ma anche Franceschini – e dunque l’azionista di maggioranza dei gruppi parlamentari – sono contrari a una composizione del governo troppo simile a quella del precedente, di qui il braccio di ferro con il premier uscente. Una trattativa che porta Renzi a mormorare con qualcuno dei suoi: temo scherzetti, forse è meglio che rimanga io. Poi, ufficialmente, la posizione resta quella nota, che lui se ne vuole andare. E in fondo un ripensamento sarebbe a questo punto un colpo di scena. Peraltro, se parte il treno Gentiloni, la maggioranza si prefigura più ampia di quella del governo Renzi. Perché Verdini entra stabilmente (e sul Colle ha espresso la speranza di avere qualche posto al governo, magari in posizioni di secondo piano di viceministro e sottosegretari), Gal ha detto che seguirà le indicazioni del capo dello Stato e ci potrebbero essere anche allargamenti a sinistra perché almeno 3 o 4 senatori seguono la linea di Pisapia. Ciò che non muta è la voglia di Renzi di accelerare: di qui le ‘consultazioni’ parallele che porta avanti a Palazzo Chigi e procedono di pari passo con quelle del Quirinale. Il quale, però, smentisce il tam tam secondo cui la vicenda avrebbe destato irritazione: un segretario di partito ha diritto a incontrare chi vuole. Tant’è: Renzi (tornato in serata nella casa toscana) convoca la Direzione per domani, l’Assemblea nazionale per domenica prossima e, in prospettiva, vorrebbe fare primarie e congresso tra metà febbraio e inizi di marzo, in modo da andare a votare al massimo a metà giugno. Tanta fretta non trova riscontri al Quirinale: «Il paese ha bisogno di un governo con pieni poteri. Vi sono di fronte a noi adempimenti e scadenze interni, europee e internazionali che vanno rispettati». In pubblico non dice di più: ma nel colloquio con Berlusconi fa una lista degli impegni internazionali che l’esecutivo dovrà gestire: il Consiglio europeo di giovedì, l’anniversario dei trattati di Roma a marzo, il G7 di Taormina a maggio, il consiglio di sicurezza dell’Onu di cui diventiamo membri dal primo gennaio e, soprattutto, la presidenza italiana dell’Osce che scatta nel 2018, ma diventa operativa a partire dal prossimo autunno. In teoria c’è una discrasia fra l’ansia di Renzi di andare a votare e i tempi meno ansiogeni di Mattarella. Che ha altre preoccupazioni per la testa, a partire dalla necessità di ricostruire al più presto i paesi distrutti dal terremoto per arrivare alla legge elettorale: «Bisogna armonizzare le norme di Camera e Senato». Berlusconi e Sel sono pronti a sedersi al tavolo assieme ai partiti di maggioranza, mentre Alfano preme per avere una soglia di sbarramento bassa, altrimenti minaccia sfracelli. Il Capo dello Stato non cita il caso Mps, non vuole creare allarmismi, ma la questione banche è ben presente al Colle, come la preoccupazione diffusa nell’ambiente per la reazione dei mercati.