Lunedì 9 Settembre 2024
PAOLA SEVERINI MELOGRANI
Politica

Il Presidente compie 81 anni: Mattarella e il miracolo della normalità

E' il compleanno del Capo dello Stato, una figura molto amata e rispettata dagli italiani

Roma, 23 luglio 2022 - Ottant'anni non sono più un limite, semmai lo sono stati. Superata questa età, Arturo Toscanini scoprì che gli piaceva il jazz e continuò a dirigere. Dolores Prato scrisse il suo primo, importante libro "Giù la piazza non c'è nessuno". Ettore Bernabei fondò la nuova Lux. Silvio Garattini, a quasi 94, continua la sua battaglia appassionata per una sanità a misura di tutti. Solo quattro esempi che ci servono per introdurre gli auguri a Sergio Mattarella, che di anni ne compie oggi ottantuno: nessuno di questi personaggi si è però trovato a dover sostenere, come lui (praticamente da solo), le sorti di un Paese importante qual è l'Italia.

Sergio Mattarella compie 81 anni
Sergio Mattarella compie 81 anni

Qualcuno dice che i politici sono spesso peggiori di coloro che rappresentano. In questo caso non è così ed è il Paese reale che ce lo conferma comunicandolo attraverso metodi che nel passato sarebbero stati inimmaginabili. La prima domanda è: perché gli italiani lo amano tanto? La seconda: perché si fidano di lui? In questi giorni abbiamo visto l’entusiasmo nell’affidare a Sergio Mattarella i destini del nostro futuro prossimo. Lo riconosciamo dalla enorme diffusione del sostegno alla sua figura nei social e in particolar modo nei meme che la seguono, come fosse una persona di famiglia, sin dall'inizio della prima ondata del Covid, quando la confusione regnava sovrana.

Chi non ricorda la sua immagine il 25 aprile 2020, solo, mentre scende le scale del Vittoriano dopo l'omaggio all'Altare della Patria e che immediatamente viene trasformato in un Superman con i lembi del mantello che diventano due ali di fuoco? Un vero e proprio riconoscimento del potere di cambiare le cose e di affrontare con autorevolezza un'emergenza fino ad allora sconosciuta. E ancora la vicenda dei capelli lunghi “Giovanni anch'io non vado dal barbiere" che lo rese, come spesso dicono i ragazzini, "il Presidente, uno di noi". Sin dall'inizio del suo primo settennato si è creato un movimento di grande simpatia, ma è dal 2020 che parte nei suoi confronti un affidavit che continua, in crescendo fino ad oggi.

Io che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente i cinque Presidenti che lo hanno preceduto e con alcuni di loro poter stabilire rapporti di amicizia o di stima, ho potuto  ascoltare da diplomatici stranieri questa valutazione: “Il vostro è un Paese che è stato fortunato, o benedetto, a seconda dei punti di vista, per ciò che riguarda le personalità che hanno ricoperto il ruolo di Capo dello Stato”. Invece, secondo me, il motivo è da ricercarsi nel meccanismo virtuoso della nostra Costituzione. Ma questo Presidente, a differenza dei predecessori, si è trovato a dover gestire le vicende politiche più complesse e dolorose dal dopoguerra in poi. Le sue radici cristiane, più che democristiane, sono state assieme scudo e motivo della sua scelta nell'accettare il secondo mandato che, sono certa, arriverà al termine stabilito.

Il rapporto del Paese con questo siciliano schivo, riservatissimo, con lo sguardo non ancora scalfito dal tempo, circondato da una squadra di persone speciali che come lui praticano quella che oserei definire "eleganza istituzionale", a partire dal Segretario Generale, il mitico Ugo Zampetti, è uno stile che si avverte non solo da noi ma anche all’estero, e che contribuisce a rasserenare gli animi. Per questo non ci saranno più (come non ci sono state praticamente mai in quest'ultimo periodo) contestazioni nei confronti delle scelte che lui ha fatto fino ad oggi: come fa, fa bene.

Nonostante il clima volgare e aggressivo del mondo attuale, particolarmente in politica, queste elencate non dovrebbero essere virtù ma prerequisiti per tutti coloro che governano. Infatti, non è vero che l'educazione, la serenità, la predisposizione all'ascolto non contino. Gli Italiani sanno invece che chi, rappresentandoci, si comporta in questo modo, può contribuire a renderci migliori agli occhi del mondo. Tutto ciò si chiama "grazia di Stato", ma non capita a tutti, perché non tutti scelgono questa strada. E qui arrivano le note dolenti sia per ciò che riguarda il fare sgangherato e irresponsabile di alcuni politici improvvisati, sia per la gestione dei messaggi riguardanti questioni vitali comunicate attraverso i media. In questi tre anni, durante il Covid e in occasione della guerra, le tv in particolare hanno utilizzato un metodo orribile, un susseguirsi altalenante di descrizioni di catastrofi ed esposizione della volgarità e delle follie più sguaiate per ottenere un punto di share, evidenziando in tal modo la differenza degli stili di comportamento. Perché non bisogna mai dimenticare che la forma è anche sostanza, in particolare quando si toccano ambiti sensibili per la vita di tutti.

C'è poi il tema della fermezza su questioni non negoziabili: in primo luogo la necessità di evitare danni alla collettività stremata dopo sofferenze di ogni genere. Senza ricorrere alla terminologia anglosassone, tutelare gli italiani significa non rischiare in alcun modo e per nessun motivo causare altre sofferenze in un Paese dove l'emergenza povertà è arrivata a numeri spaventosi: 5 milioni e 600 mila poveri assoluti. Si tratta di più del 10% della nostra popolazione attiva, che se non si emendassero gli errori finora fatti, piomberebbe in una tragedia ancor peggiore di quella che sta vivendo. È un percorso difficile ma possibile, cominciato in positivo, con l'approvazione del reddito di cittadinanza, che per un certo momento sembra essersi bloccato. È qui che le grandi rappresentanze, come i sindacati e le istituzioni come l’Inps, dovranno trovare delle soluzioni di garanzia e difesa per i meno tutelati.

Ultima ma non da ultima, una riflessione nella scelta che Sergio Mattarella ha sempre compiuto: attenzione costante ai più deboli, in particolare ai disabili e agli anziani, che si è esplicata in solidarietà concreta e nel lanciare segnali forti: ad esempio rendere disponibile a tutto il mondo dei più poveri e indifesi la tenuta di Castelporziano (si tratta del primo atto del suo primo settennato). Il Presidente non ha mai dimenticato, sin dall'inizio del suo mandato, l'unicità della condizione italiana: siamo il Paese più vecchio d'Europa a causa della denatalità e siamo anche il più disabile (perché si muore di meno a motivo dell'ottimo servizio sanitario nazionale, guai a chi dice che non è mediamente così!), ma soprattutto siamo quel che siamo, nel bene più che nel male, grazie alla straordinaria e unica rete al mondo del Terzo Settore che, almeno in questa modalità ha costruito vere e proprie comunità.

La sua attenzione a questo mondo così importante gli deriva certamente dall'educazione cattolica, ma è stata accompagnata da una conoscenza profonda, cresciuta e maturata nel tempo, di questo ambito che ha la funzione di tamponare i tanti buchi del welfare. Non è stato un percorso immediato ma si è consolidato nel tempo, fino ad arrivare a scelte precise e riconoscibili: basta rileggere i discorsi di Capodanno per averne consapevolezza. Noi di “O Anche No “(la trasmissione che si occupa di questi temi ormai da tre anni in Rai) lo abbiamo raccontato, ma forse non abbastanza.

Fare gli auguri a Sergio Mattarella diventa quindi ogni volta un esercizio estremamente felice, perché è come poter incontrare, attraverso la scrittura, quella politica alta e giusta che tutti desideriamo veder realizzata per i nostri figli e i nostri nipoti. La mia è una riflessione da nonna-giornalista che ha potuto registrare l'evoluzione dei movimenti per i diritti fondamentali dei più deboli, di quelli senza voce, un movimento che ha trovato la sua espressione nelle leggi più belle del mondo. So bene che queste leggi non sempre vengono applicate, che la realtà non è come vorremmo, perché ogni iniziativa, anche la migliore, cammina sulle gambe degli uomini. Ma finalmente hanno una voce: è la voce un po' appannata di un uomo speciale che oggi compie ottantuno anni, una voce, la più autorevole, che non ha nessuna intenzione di tacere. Per questo agli auguri miei personali aggiungo quelli del mio mondo, impegnato (nella pratica più che nella forma) nel servizio alla gente: sono le 350mila realtà del Terzo settore, sono i migliori operatori dei mass media, che non hanno paura di raccontare le cose buone che il Paese esprime, sono quelli che non rincorrono l'audience, sono gli indimenticabili eroi della pandemia, sono i "ragazzi del Covid" quelli che lo hanno scelto come influencer e hanno stretto con il nonno-Presidente un patto di fiducia, mentre provavano a diventare grandi (finalmente!), dopo aver dovuto rinunciare agli anni dell'adolescenza. È insomma la parte giusta del Paese, quella che sta con lui. Buon compleanno, Presidente.