Roma, 15 dicembre 2024 – "Sala tutto può fare, meno che il federatore". Non le manda a dire Clemente Mastella, sindaco di Benevento, già parlamentare democristiano di lungo corso, sulla possibilità che l’attuale sindaco di Milano possa guidare il centro. E ce n’è anche per Ernesto Maria Ruffini, appena dimessosi da direttore dell’Agenzia delle Entrate e da molti accreditato per lo stesso ruolo, anche se lui nega. "Ho massimo rispetto per lui – chiarisce l’ex ministro –, ma sta sbagliando. In politica non si fanno calcoli: ci si schiera oppure no, anche per dare la possibilità agli altri di appoggiarlo o meno. Altrimenti, se questa fosse una gara di 100 metri, si partirebbe già con 20 metri di ritardo".
Mastella, quindi lei boccia questo tentativo, l’ennesimo, di federare il Centro?
"Io neanche vengo invitato, perciò sono fuori da certe logiche. Ne ho visti molti di tentativi del genere, posso senz’altro consigliare e dare il mio parere. Non so cosa farà Ruffini, ma di certo ad oggi non vedo nessuno che possa avere la leadership di Prodi. I leader a volte vengono fuori d’improvviso, oppure ci sono e non siamo bravi a notarli. Di certo, però, se fosse Sala il prescelto, io non lo appoggerei mai".
Per non partire in ritardo è necessario individuare per prima cosa un buon federatore?
"Ma il problema è proprio questo: dove sta questo buon federatore? Anche Renzi e Calenda si sono bruciati, a dire il vero più per colpa di Calenda. Infatti i loro nomi non vengono più fatti".
In Italia più che al bipolarismo assistiamo a una politica in cui chi detiene il boccino del Centro, alla fine vince. È ancora così?
"Su questo, se posso, vorrei fare un excursus storico".
Ne ha facoltà.
"Al palato degli elettori è stato servito un intruglio imbevibile e indigesto, quando si decise di unire Ds e Margherita. Fu un grande errore storico".
Dunque l’errore primario è il Pd?
"Io non credo a queste misture artificiali, non c’era una vera unione d’intenti, infatti come Udeur uscimmo da un disegno che non sentivamo nostro".
Proprio per creare un amalgama, però, Schlein potrebbe vedersi costretta a lasciare spazio al nuovo federatore come leader della coalizione. Lei crede che lo permetterebbe?
"In politica ho visto di tutto, non sempre il primo partito esprime anche il leader di una coalizione. Non dimentichiamo quando col suo 3% il leader era Spadolini. Non si tratta di permetterlo ma di un insieme di motivazioni che portano a scegliere una determinata persona rispetto ad un’altra. Ma c’è un ulteriore nodo".
Quale?
"L’astensionismo. Se vota meno del 50% degli elettori, serve capire il motivo e individuare un leader che sia capace di recuperare voti e credibilità. Solo un progetto simile alla Margherita potrebbe riuscire in un’operazione del genere".
Ci sarebbero poi i 5 stelle…
"Sono troppo bizzosi. Se si vuole vincere, lo si fa con un progetto obiettivo e responsabile. L’attuale Governo, per dire, sta lavorando bene, soprattutto in politica estera. Non penso che molti si sarebbero aspettati questa credibilità della Meloni in Europa. Invece dall’altra parte vedo troppe anime: chi pacifista, chi filorusso, chi indeciso".
Ma le correnti non le ha inventate la Dc?
"La Dc però ha sempre avuto unità politica soprattutto in tema di politica estera".
Dia un consiglio non richiesto al centrosinistra.
"Rispolverino un progetto sulla falsariga della Margherita. Del resto l’ultima volta che la Sinistra ha vinto le elezioni, fu grazie a me. E ora manco mi invitano...".