Roma, 20 dicembre 2024 – Tutti prosciolti dalle accuse dell’inchiesta Open. Onorevole Maria Elena Boschi, è quello che si aspettava sotto l’albero?
“Sono contenta che questa assurda vicenda si sia conclusa, per tutti noi. E sono felice per la mia famiglia, che ha subìto anni di sofferenze e preoccupazioni”.
Questi anni che tracce lasciano?
“Ci lasciamo tutto alle spalle,
ma neppure un proscioglimento riporta le lancette indietro”.
Il dato del tempo emerge nella vostra vicenda più che in altre.
“Per quattro anni siamo stati sulla graticola, senza neppure un rinvio a giudizio. E noi siamo persone fortunate, perché ci possiamo difendere pubblicamente e abbiamo potuto sostenere economicamente la difesa. Pensi a tanti cittadini. Pensi a come possono rovinarsi una vita, una famiglia, un’impresa in questo lungo tempo sospeso”.
Se fosse continuata?
“C’è chi arriva allo stesso riconoscimento di innocenza dopo tre gradi di giudizio, o dopo un arresto cautelativo. Non è stato il caso di nessuno di noi. Ma io che per la mia attività frequento le carceri le posso assicurare che il dolore patito ingiustamente in cella lascia segni profondissimi”.
Dunque converrà con il governo, serve una riforma della giustizia.
“Infatti è un tema su cui non abbiamo mai posto pregiudiziali. Abbiamo votato con la maggioranza per l’abolizione del reato di abuso di ufficio. Diverso è per le misure proposte da Lega e FdI, che prevedono solo nuovi reati e inasprimenti delle pene”.
L’inchiesta Open è del 2020. Italia viva, era nata a settembre 2019. In pratica avete quasi sempre lavorato e cercato consensi sotto processo. Crede sia stato più difficile?
“Tutta l’attività di Italia viva fino a ora è stata portata avanti con questo peso. Non è stato facile parlare di giustizia dopo l’eco mediatica che hanno avuto i 300 agenti intervenuti all’alba in tutta Italia, a sirene spiegate, sui nostri finanziatori. E molte volte ci siamo ritrovati a non poter ribattere sulla giustizia nei dibattiti, pur sapendo di essere innocenti, perché il proscioglimento è arrivato solo oggi”.
Eravate accusati di finanziamento illecito ai partiti. Lo stesso innesco del caso Toti.
“Toti ha patteggiato, noi siamo stati prosciolti essendoci difesi in giudizio. Il caso è differente”.
Il tema di come finanziare i partiti senza incappare in guai giudiziari però ormai è evidente, non crede?
“Nonostante tutto io continuo a pensare che sia stato giusto abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Credo piuttosto che il problema sia avere regole chiare e trasparenti. Oggi invece un imprenditore che decide di appoggiare legalmente un partito sa che potrebbe finire nella bufera senza aver fatto nulla di male”.
Onorevole, è impegnata, come tutti i suoi colleghi, nella votazione al fotofinish della Manovra. Cosa ne pensa?
“Anche quest’anno i tempi così stretti hanno inibito il dibattito. Troppe nostre proposte di buonsenso non sono passate. Briciole i soldi a disposizione e zero il tempo per discuterne. La cosa incredibile è che si tratta delle stesse cose che lamentava Meloni all’opposizione”.
Chiusa la manovra e archiviato il caso Open, almeno da gennaio potrete dedicare tutte le forze alla ricerca di un federatore del centro.
“(ride, ndr). Capisco benissimo il dibattito sul nome di questi giorni. Ma, posto che un centro serve anche alla sinistra, e che Italia viva ha dimostrato coi fatti di essere generosamente disponibile a un passo di lato per un progetto comune, credo che i prossimi mesi dovranno essere impiegati per fissare i temi e le proposte che ci uniscano. Poi si pensa al nome”.