Lunedì 9 Settembre 2024

Perché Marattin lascia Italia Viva. Via anche altri 4 dirigenti

“Con forte dispiacere annunciamo l’addio alla comunità politica di Iv”. Paita: “In bocca al lupo, scelta legittima che poteva essere fatta senza aggrapparsi all’alibi del metodo”

Roma, 9 settembre 2024 – Terremoto in Italia viva. Luigi Marattin e altri 4 dirigenti locali hanno annunciato l’uscita dal partito. "Con forte dispiacere personale ma altrettanto convincimento annunciamo il nostro addio alla comunità politica di Italia viva”, spiega il deputato in una conferenza stampa alla Camera. Marattin aderirà ora al Gruppo Misto. “Le uscite da Iv sono già iniziate nei giorni scorsi. Per molti di noi questa non è solo la fine di un percorso durato 5 anni, ma di un percorso molto più lungo con Matteo Renzi”, dice. Per motivare la loro decisione, i cinque fuoriusciti hanno dichiarato: "Non condividiamo la scelta fatta dalla dirigenza di Iv di aderire al campo largo, nel metodo e nel merito”. 

Luigi Marattin (Ansa)
Luigi Marattin (Ansa)

Perché “una scelta del genere deve essere presa in un congresso", aggiunge Marattin ricordando che l'ultimo aveva sancito la posizione terzopolista di Iv. "Per indire un congresso il leader di un partito deve presentarsi come dimissionario per poi candidarsi. È una cosa seria". Da Renzi invece, "abbiamo avuto solo risposte vaghe ma non impegni concreti".

Non solo:  "Assistiamo poi che nel campo largo c'è chi dice che è meglio che Iv non entri: non è questo l'esito che merita la comunità di Iv, farsi dire no da M5S e Fratoianni". Nel merito "questa è una scelta che non condividiamo perché noi siamo convinti che le posizioni del campo largo siano antitetiche a quelle che hanno costituito la cifra del renzismo", spiega Marattin. Che conclude dando l’addio a Italia Viva senza rancore: "Ringrazio Matteo Renzi per i 15 anni passati insieme in cui ho avuto l'onore di servire questo Paese, prima con lui a Palazzo Chigi, poi in Parlamento", ma con la promessa di intensificare la 'campagna acquisti': "Non so se altri parlamentari aderiranno al nostro progetto, ma già centinaia di dirigenti locali ci hanno seguito e altri lo faranno presto", sottolinea.

Cosa farà ora Marattin

I cinque tracciano poi quelle che saranno le loro prossime messe. "Fonderemo una associazione che si chiamerà Orizzonti liberali, un'associazione perché sarebbe velleitario e infantile uscire da un partito e fondare un partito, i partiti sono una cosa seria, soprattutto se devono colmare un vuoto di rappresentanza", spiega Marattin. "Intendiamo da subito raggiungere altre realtà, sabato 14 settembre ci sarà un primo appuntamento con altre associazioni - dice -, l'obiettivo nei prossimi anni è creare un partito liberal-democratico e riformatore per le prossime elezioni politiche, che sarà l'interfaccia politica di quel rapporto Draghi che ora non ha interpreti in Italia. Stavolta non devono nascere da chi fa il capo, il virus dei partiti personali ha ammazzato oltre che terzo polo anche tanti soggetti, vogliamo iniziare un percorso che non sarà comodo ma l'obiettivo è dare all'Italia un partito che non c'è".

Paita 

Più o meno contemporaneamente alla conferenza dei cinque fuoriusciti, arriva la nota della senatrice di Iv Raffaella Paita. "Un documento firmato da Luigi Marattin e alcuni dirigenti territoriali chiedeva di ratificare la linea politica di Italia Viva dentro un congresso e non solo dentro l'Assemblea Nazionale dove i numeri sono schiaccianti a favore della linea del Presidente Nazionale. 'Vogliamo un congresso perché vogliamo democrazia interna' questa era la richiesta”, scrive. “Appena Renzi ha accettato la richiesta di fare un altro congresso, il secondo in meno di un anno, alcuni degli amici guidati da Marattin hanno preferito lasciare Italia Viva", aggiunge.

"È una scelta legittima - spiega ancora - e rispettabile: poteva essere fatta senza aggrapparsi all'alibi del metodo. Sapevano benissimo come sarebbe finita in Assemblea il prossimo 28 settembre e come sarebbe finito il Congresso e purtroppo hanno preferito evitare la democrazia interna. Non è la prima volta che alcuni amici rinunciano a contarsi con i voti, era accaduto anche nella formazione delle liste per le Europee dove purtroppo qualcuno ha rinunciato a dare una mano alla squadra. Peccato, sarà per la prossima".

"In bocca al lupo - conclude - a chi se ne va e pieno rispetto per le scelte di tutti: anche le dimissioni di oggi confermano che la scelta di costruire un nuovo centrosinistra è faticosa per tanti di noi. Ma assolutamente necessaria perché battere questa destra è possibile. La comunità di Italia Viva continua più forte di prima”.