"Due ore di confronto franco e costruttivo" in videoconferenza nel corso delle quali la segretaria Elly Schlein ha proposto allo sconfitto Stefano Bonaccini di fare il presidente del Pd. "Sono state gettate la basi per un lavoro costruttivo assieme nel partito", riferisce lo staff del presidente della regione Emilia Romagna. A partire dall’intesa di ieri sulla presidenza, si "tornerà a confrontarsi" nei giorni successivi all’assemblea di domani sugli ulteriori assetti e incarichi del partito come i gruppi parlamentari e la segreteria.
Come presagito, insomma, la nuova leader ha scelto la via della clementia caesaris all’insegna della gestione unitaria. Fallito il tentativo di riagganciare come presidente incontestabile di tutti Romano Prodi – che a prescindere dalle malizie più o meno fondate che lo volevano tra gli elettori di Bonaccini ha preferito non farsi coinvolgere per fare da scudo alla nuova leadership –, Schlein si è vista obbligata a ripiegare sulla gestione unitaria, che la preferisse oppure no. La minaccia, vincente, di rinunciare all’incarico, infatti, non è cosa per questo Pd.
All’appuntamento di domani alla Nuvola di Fuksas, Schlein arriva forte del voto dei gazebo di poco più di un milione di elettori che ha sovvertito quello degli iscritti. Al termine della consultazione interna, infatti, Bonaccini aveva chiuso in testa col 52,8% sul 34,8 di Schlein, il 7,9 di 7,9 e il 4,3 di Paola De Micheli.
Cuperlo non ha sostenuto nessuno al ballottaggio, guadagnando circa 20 delegati di diritto in assemblea; De Micheli ha invece appoggiato Bonaccini. Al ballottaggio dei gazebo, poi, Schlein ha ribaltato il risultato sconfiggendo il governatore dell’Emilia-Romagna con 587.010 voti (53,75%) contro 505.032 (46,25%). Di conseguenza alla segretaria vanno 333 dei 600 delegati in assemblea, mentre 267 saranno quelli per Bonaccini. Un discreto vantaggio ma che deve contemperare anche i membri di diritto dell’assemblea Pd dove Bonaccini è maggioritario: segretari regionali, provinciali, delle federazioni estere e delle città metropolitane, segretari fondatori, ex segretari nazionali iscritti, ex premier iscritti, portavoce della Conferenza delle donne, coordinatori delle ripartizioni estero, segretario dei Giovani dem. E ancora un centinaio tra deputati, senatori ed europarlamentari, i sindaci delle città metropolitane, dei capoluoghi di provincia e i governatori di regione e la ventina di delegati di Cuperlo.
Domani l’assemblea sarà aperta dalla commissione del congresso e proclamerà l’elezione della segretaria. Dopodiché si procederà con l’elezione del presidente e dell’ufficio di presidenza che, a quel punto, subentrerà alla commissione congresso. Nella seconda parte della giornata saranno eletti il tesoriere e i 124 componenti la direzione: 60 eletti dall’assemblea con metodo proporzionale, 4 eletti dalla circoscrizione estero, altri 60 indicati dai territori.
Quanto infine alla segreteria, che sarà definita nei prossimi giorni, il ruolo di vice o coordinatore dovrebbe andare a Marco Furfaro nel segno di un ricambio generazionale generale che vedrebbe tra gli altri anche la deputata Chiara Giribaudo e altri ex militanti delle organizzazioni giovanili di sinistra come Antonio Scotto o Erasmo Palazzotto, nonché il responsabile economico Antonio Misiani che potrebbe essere riconfermato. Così come il veltroniano Walter Verini alla tesoreria. Nel segno di una continuità di chi ha sostenuto la discontinuità.