Giovedì 21 Novembre 2024
ANTONIO TROISE
Politica

Manovra, vertice di maggioranza. Meloni serra i ranghi: "Tentano di sabotarci ma restiamo seri e compatti"

Convocati i vicepremier e i capigruppo, assente Giorgetti: sulla manovra non saranno ammessi errori. La legge di bilancio sarà concentrata in particolare su salari, sanità e pensioni, "anche per i giovani"

>>>ANSA/ MELONI CHIAMA LA MAGGIORANZA, VERTICE SULLA MANOVRA

>>>ANSA/ MELONI CHIAMA LA MAGGIORANZA, VERTICE SULLA MANOVRA

Roma, 6 settembre 2023 – La maggioranza è compatta. Ed è sulla linea di una manovra "seria", che, tradotta in soldoni, significa rigorosa. Il vertice di maggioranza che la premier ha fortemente voluto per serrare i ranghi dei partiti e mandare un segnale chiaro all’Europa e ai mercati, si è concluso, come era prevedibile, con una fumata bianca. Per ora, si è parlato più del metodo, senza entrare nella sostanza dei provvedimenti. Il braccio di ferro, insomma, è solo rinviato. Complice anche l’assenza dell’uomo dei conti pubblici, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Era una riunione politica, non tecnica, spiegano da via Venti Settembre. Ma la sua decisione di non partecipare al vertice convocato dalla premier a Palazzo Chigi ha avuto anche un altro significato: sulla prossima legge di stabilità non saranno ammessi errori. Un concetto che Meloni, insieme ai due vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani, ha spiegato a più riprese ai capigruppo di FdI, Lega e FI, Tommaso Foti e Lucio Malan, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari e Licia Ronzulli e Paolo Barelli, e il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, dopo un breve giro di tartine. Spazi per nuovi assalti alla diligenza dei conti pubblici non ce ne sono. Anche perché, come ha spiegato Meloni, la situazione è in forte evoluzione. I numeri della Nadef, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, in pratica la cornice della prossima Legge di stabilità, sono ancora fortemente in bilico e dovranno tenere conto di una serie di variabili. A partire dal livello di deficit di quest’anno, che potrebbe salire dal 4,5% al 5, secondo un’anticipazione di Bloomberg, con un effetto di trascinamento sul 2024, con il deficit che potrebbe andare oltre il 3,7%. E con l’incognita legata al Superbonus che avrebbe già raggiunto, secondo le stime dell’Enea, gli 86 miliardi di crediti concessi. Una cifra che in parte potrebbe essere conteggiata sul debito del prossimo anno: dipenderà dai criteri di valutazione che arriveranno nei prossimi giorni da Eurostat. C’è di più, un eventuale disallineamento dei conti pubblici rispetto alle previsioni potrebbe costare caro a un Paese che deve fare i conti con un debito pubblico enorme. Già quest’anno, per pagare gli interessi sul debito, si sono sforati gli 80 miliardi di euro. Se lo spread dovesse aumentare ancora, la situazione potrebbe diventare pesante. “Abbiamo affrontato brillantemente quest’anno nonostante i tentativi di divisione e sabotaggio – avrebbe spiegato la premier –. Ora si preannuncia un anno complesso, che va affrontato con determinazione e serietà a partire dalla Legge di Bilancio". Una manovra che "sarà concentrata su salari, sanità, famiglie e pensioni, a partire da quelle dei giovani". Un lungo preambolo, insomma, per convincere i partiti a ridurre al massimo le richieste già avanzate e che, secondo le ultime stime, si attesterebbero sui 35-40 miliardi di euro, a fronte di una disponibilità che, considerando anche le incertezze sull’esito della nuova imposta sugli extra-profitti delle banche, non supererebbero i 6-7 miliardi di euro. Per questo, Meloni ha insistito sulla necessità di una manovra "seria" che dia anche un segnale dell’affidabilità del Paese sui mercati. Un invito, insomma, a evitare di insistere sulle cosiddette misure di bandiera e guardare all’orizzonte della legislatura. La cose che non si possono fare quest’anno, potranno essere realizzati in un secondo momento. Un concetto ripreso anche dai due vicepremier, a cominciare da Matteo Salvini: "È una maratona, non siamo ai cento metri. Saremo unanimi, concordi, seri e concreti. Governeremo per cinque anni, ci sono progetti su pensioni, flat tax, tagli alle imprese che vogliamo portare avanti". Poi l’affondo contro il commissario europeo, Paolo Gentiloni: "Mi sembra uno straniero". Il vertice ha, infine, allargato lo sguardo anche al tema delle riforme, dalla delega fiscale all’autonomia, dalla giustizia al premierato, che arriverà a definizione, filtra da Palazzo Chigi, nelle prossime settimane.