Roma, 6 novembre 2018 - L'orientamento dei ministri delle Finanze europei è netto: l’Italia cambi la manovra, può ancora farlo, è in tempo. «Afferri la mano», per dirla con il ministro francese Bruno Le Maire. Il sostegno dei 18 Paesi alla Commissione, in questo senso, è totale. È la sintesi del secondo processo, andato in scena ieri, alla nostra legge di Bilancio e al nostro ministro dell’Economia da parte non solo di Bruxelles ma di tutti i partner dell’Eurozona. Anche se, secondo il ministro Giovanni Tria, la partita è tutta da giocare: «Non siamo né allo scontro né al compromesso».
Parole che potrebbero aprire la strada a quello che, negli ambienti dell’Eurogruppo, viene indicato come obiettivo possibile: trovare un modo «accettabile» per lanciare la procedura per deficit eccessivo contro l’Italia. Una sorta di bocciatura soft, con un compromesso su modalità e tempi di rientro dalle violazioni compiute. Tutto questo, però, mentre si è registrata, sempre ieri, l’ennesima puntata dello scontro tra il commissario Pierre Moscovici e Matteo Salvini. Con il primo che incalza: «Il signor Salvini è un leader che rasenta il nazionalismo e la xenofobia». E il secondo che rintuzza: «Ma oltre a insultarmi questo signore non ha nient’altro da fare? Io vado avanti, alla faccia sua!». Un botta e risposta accompagnato dalle reazioni anche del premier Giuseppe Conte («Moscovici sia più cauto») e del ministro Luigi Di Maio: «Moscovici è in campagna elettorale».
Polemiche a parte, il fronte ostile all’Italia appare compatto e non solo fra i Paesi del Nord Europa. Dal francese Le Maire allo slovacco Kazimir, dall’olandese Hoekstra alla spagnola Calvino, dall’irlandese Donohoe, per non parlare dei ministri economici di Germania, Belgio, Lussemburgo, Austria: insomma, per 18 componenti dell’Eurogruppo su 19, l’Italia deve agire sul rapporto deficit-Pil, deve cambiare, dunque, la manovra.
Una raffica di avvisi e una compattezza pro-commissione che non si registrava da anni e che è stata preceduta da un faccia a faccia tra Tria e il commissario Moscovici. E proprio quest’ultimo non ha usato mezzi termini: «L’Italia deve rispettare le regole comuni. Il ministro Tria lo ha capito. Altro che manovra del popolo, con il debito in più pagano i più poveri». Non da meno è stato l’altro commissario economico Valdis Dombrovskis: «Già ora l’Italia paga maggiori interessi sul suo debito».
Tria, però, non ha potuto fare altro che spiegare che i numeri della manovra non si toccano: e sarà anche il messaggio della lettera da mandare entro il 13. Ma questo non deve impedire il prosieguo del dialogo. In gioco è il tentativo di un’intesa per una soluzione ragionevole tra Italia e Commissione Ue. Non solo con qualche sconto per le risorse per l’alluvione, ma, principalmente, con un accordo sulle modalità di rientro dalle deviazioni dagli impegni di bilancio e dalla violazione del patto di stabilità.