Roma, 27 novembre 2018 - Aperture dall'Europa sulla manovra economica 2019. "Penso che le sanzioni siano sempre un fallimento", dice il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, a proposito della situazione italiana. Allo stato attuale, per quanto riguarda il debito, "la procedura d'infrazione sarebbe necessaria", chiarisce. Ma precisa che "non siamo ancora a questo punto" e che il "dialogo" con le autorità del nostro Paese continuerà "fino all'ultimo". Per l'Italia "la porta resta aperta, la mano tesa. Dobbiamo cercare con tutte le forze delle soluzioni condivise".
L'Ue chiede l'aggiustamento del rapporto deficit Pil - si parla di un 'taglio' di decimali dal 2,4% fissato in manovra -, sono in corso trattative frenetiche in seno alla maggioranza sulle voci da "rimodulare" per evitare l'azione di Bruxelles. Tra le ipotesi, quelle di uno slittamento di reddito di cittadinanza e pensioni quota 100, cavalli di battaglia del "contratto di governo" gialloverde.
"Favorevole alla flessibilità"
"Sono sempre stato un commissario favorevole alla flessibilità - spiega Moscovici - aperto al dialogo tra Roma e Bruxelles, legato a un'Italia che rimanga al centro della zona euro". E sottolinea, ancora una volta: "Continuiamo a pensare che la manovra italiana comporti rischi per aziende, risparmiatori e cittadini italiani. Questo rischio ha un nome: si chiama debito al 130% del Pil". Per il commissario l'Italia è fra "le incertezze dell'Europa" insieme alla Brexit e alle tensioni commerciali globali.
Salvini: "Rispetterò gli impegni"
Non ha dubbi Matteo Salvini. Per quota 100 e reddito di cittadinanza "i soldi ci sono", ribadisce il vicepremier leghista. "Anzi - specifica rispondendo ai giornalisti che lo incalzano - i tecnici ci stanno dicendo che ne abbiamo messi anche troppi per eccesso di prudenza". E chiarisce: "Io faccio il ministro e il mio obiettivo è quello di mantenere gli impegni". Su quota 100, baluardo del Carroccio, Salvini insiste che partirà da febbrario e che "riguarderà 600mila persone".
"Deciderà il Parlamento"
Sul vertice di ieri sera, il ministro dell'Interno sottolinea che le decisioni si assumono, comunque, in sede parlamentare. "Camera e Senato sono lì per migliorare ed emendare", spiega. Quindi assicura che non ci sarà nessun documento che il governo invierà alla Ue sulla manovra. "Sarebbe quantomeno ingeneroso che qualcuno dall'Europa prendesse provvedimenti sanzionatori prima ancora che la manovra esista - dice -. Finché non passa dal Parlamento la manovra non esiste".
BORGHI - A rialzare i toni ci pensa il leghista Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio alla Camera. "Se Bruxelles approverà la manovra ammetterà la sua sconfitta", dichiara a '24Mattino' su 'Radio 24'.
Di Maio: "Il reddito di cittadinanza non slitta"
Intervistato dall'Adnkronos l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, assicura che che il reddito di cittadinanza parte a marzo, come ci siamo sempre detti, quota 100 prima". quindi a febbraio. "Per quota 100 ci sarà il divieto di cumulo, il che significa che liberiamo veramente posti di lavoro. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, la platea non cambia. Quindi vedrete anche dalle relazioni tecniche come le misure non cambieranno".
"I saldi restano invariati"
Sul braccio di ferro con L'Ue: "Adesso vedrete il frutto della contrattazione che stiamo portando avanti. C'è il presidente Conte, che ha avviato un dialogo, e noi stiamo col presidente Conte". E conferma: "I saldi restano invariati quindi stiamo cercando semplicemente di migliorare la quota investimenti e questo aiuta molto la manovra". A chi gli domanda se basterà ad evitare il 'cartellino rosso' dell'Europa, risponde: "Questo lo dovete chiedere a Juncker, non a noi. Io mi fido del fatto che il presidente Conte sta portando avanti una linea di dialogo che può essere efficiente".
BRUNETTA - Secondo Renato Brunetta, deputato e responsabile della politica economica di Forza Italia, "a nulla servirà proporre una limatura dello 0,2% nel rapporto deficit/Pil per il 2019 (lasciando inalterato tutto il resto9". Per Brunetta "la Commissione chiede molto di più". Ovvero scendere a un deficit/Pil "non più alto dell'1,8-1,9%, per poi azzerarsi gradualmente nei successivi due anni". Per poter raggiungere questi obiettivi, spiega ancora il deputato azzurro, "il Governo dovrà rinunciare a quasi 10 miliardi di euro di risorse disponibili per il 2019, il che equivarrebbe a rinunciare, quasi totalmente, al reddito di cittadinanza, alla "quota 100" e alla flat tax per le partite Iva". Conclude Brunetta: "L'Europa vuole vedere numeri, non sentire parole".