Giovedì 19 Dicembre 2024
CLAUDIA MARIN
Politica

Manovra in porto, ecco chi ha vinto. Oggi la fiducia

Gualtieri evita l’aumento Iva, Renzi si intesta le retromarce sulle microtasse, Di Maio resiste su Reddito e Quota 100

Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri (Lapresse)

Roma, 23 dicembre 2019 - Salito di fatto su una macchina in corsa e con poche settimane per tenere la strada fino al traguardo, il ministro Roberto Gualtieri conduce alla meta prima del previsto – ma con una strozzatura alla Camera – una manovra (con il decreto fiscale collegato) che ha il merito principale di aver disinnescato l’aumento dell’Iva per circa 23 miliardi di euro. Un’operazione che ha evitato un aggravio aggiuntivo di oltre 500 euro a famiglia nel 2020. 

Ed è proprio il titolare di via Venti Settembre il vincitore numero della gran partita autunnale sulla legge di Bilancio. È attribuito soprattutto a lui il merito di aver ottenuto un margine di flessibilità da oltre 14 miliardi di euro dall’Europa, con la fissazione del rapporto deficit-Pil al 2,2 per cento. 

Non a caso l’iter della manovra del governo giallo-rosso (che si conclude oggi con il voto di fiducia a Montecitorio su un testo blindato, lo stesso uscito dal Senato) è stato quest’anno ampiamente pacifico sul versante del confronto con Bruxelles. Semmai, gli scontri veri si sono registrati tutti nella maggioranza. Non si contano i vertici e i summit, notturni e diurni, tra capi-delegazione e tecnici per trovare la quadra sulle misure più controverse, con i renziani in prima fila a dar battaglia innanzitutto sulle tasse, ma non solo. 

Ridotte al minimo le risorse disponibili per interventi di spesa e con un Green new deal italiano (il piano per investimenti ambientali) tutto da scoprire, il capitolo delle nuove tasse e della lotta all’evasione ha tenuto banco fin dall’inizio. Matteo Renzi e i suoi, però, sono riusciti nell’intento di far ridurre l’impatto sulle imprese e sui cittadini di plastic tax, sugar tax e della stretta sulle auto aziendali: di fatto sono state rinviate alla seconda metà dell’anno e introdotte in versione ridotta. 

Anche se a prezzo di un aumento delle accise su diesel e benzina dal 2021-2022 sotto forma di clausola di salvaguardia da 3 miliardi nel biennio. Sempre Italia Viva ha ottenuto, però, anche un ammorbidimento del giro di vite per le manette agli evasori, vessillo di matrice grillina. Niente da fare, però, per l’abolizione o la correzione di misure come Quota 100 e Reddito di cittadinanza: su entrambi i fronti la spuntano i grillini. 

Le bandiere del Movimento (o comunque del loro governo con Lega) sono salve. Anche se Luigi Di Maio deve rinunciare a far passare con la legge di Bilancio il salario minimo. 

Il ruolo di mediazione tra renziani e grillini è stato svolto, oltre che dal premier Giuseppe Conte, soprattutto dal Pd, i cui vertici e ministri, però, più volte hanno dovuto alzare la voce per evitare avvitamenti e derive pericolose: il rischio dello schianto per il governo ha accompagnato tutto l’esame del provvedimento. 

Di sicuro i dem portano a casa un primo assaggio del taglio del cuneo fiscale: ma i miliardi in gioco sono solo 3 per il 2020 e 5 per il 2021. Il vantaggio (500 e 1.000 euro nei due anni) andrà innanzitutto ai 4,5 milioni di lavoratori con redditi tra i 26.600 euro e 35mila euro, esclusi dal "bonus Renzi". 

È firmato Pd (a metà con i 5 Stelle) il piano per favorire l’uso della moneta elettronica, con 3 miliardi da destinare ai rimborsi nel 2021 per chi usi Bancomat e Pos per determinate spese. 

Torna in ballo anche Renzi, invece, con il pacchetto famiglia: la prima fase prevede più asili nido, rilancio dei bonus natalità, asilo e latte artificiale. Ma dall’anno successivo si dovrebbe arrivare all’assegno universale per i figli. Spetta a Leu e al Ministro Roberto Speranza, invece, il merito dell’abolizione del super-ticket per esami e analisi.