Roma, 3 ottobre 2018 - Il governo aggiusta il tiro sul deficit 2019 e chiarisce: il 2,4% per il 2018 e il 2019 non si tocca ma ci sarà una graduale diminuzione per il 2020 e 2021. La notizia rassicura i mercati e allenta le tensioni sui titoli di Stato, con lo spread che dai 300 punti, dopo un po' di altalena chiude a 283 (Piazza Affari +0,84%). Ok anche dall'Europa: la revisione della traiettoria del deficit dimostra che "l'Italia ha compreso i timori dell'Ue", ha dichiarato da Parigi il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che vede "un buon segnale". Ma aggiunge anche: "Faremo rispettare le regole, una crisi tra Bruxelles e l'Italia sarebbe assurda".
Il ministro del Lavoro afferma: "Per il momento nella manovra" il rapporto deficit/Pil al 2,4% resta sicuramente per il 2019; per il 2020 e 2021 stiamo vedendo di abbassare il rapporto con taglio sprechi e più investimenti (VIDEO), la crescita ci consentirà di ridurre il debito". E il numero indicato per i due anni successivi al 2019 "lo leggerete", taglia corto il ministro del Lavoro. "Abbiamo sempre detto che quest'anno avremmo fatto una manovra coraggiosa anche se in Europa ci avrebbero bacchettato" ma "è chiaro che noi puntiamo che negli anni futuri il debito e il deficit scenderanno", aveva precisato anche Salvini, rispondendo a 'Mattino cinque' su una 'retromarcia' del governo.
Si unisce al coro anche il ministro Tria, che tenta di rassicurare. Sul debito "assicuriamo una accelerazione rispetto al passato della riduzione del debito pubblico". E aggiunge: "Non mi pare che questo sia il governo della finanza allegra (VIDEO)" che possa "far saltare i conti pubblici per far spazio alle promesse". Le promesse del contratto saranno mantenute "con forte gradualità, nel corso della legislatura". Dalla "crescita della povertà" derivano "forti pericoli per la stabilità sociale". E ribadisce: "Nel 2019 ci sarà una scostamento dagli impegni di riduzione del deficit presi con l'Ue e poi negli anni successivi ci sarà una graduale riduzione". E interviene anche il ministro agli Affari europei Savona, che assicura: non c'è "nessuna possibilità di default del debito pubblico italiano".
Mentre slitta al pomeriggio il vertice sulla manovra previsto intorno all'ora di pranzo a Palazzo Chigi tra Conte, Di Maio, Salvini, Tria e Moavero, Salvini tocca altri temi caldi. A cominciare dal reddito di cittadinanza, per il quale - garantisce il ministro - "le coperture ci sono tutte". "Oggi chiudiamo", aggiunge con riferimento al vertice di governo sul Def. Riguardo al taglio dell'Irpef dal 2020, il vicepremier aggiunge: "Quest'anno siamo partiti dalle partite Iva, l'anno prossimo l'obiettivo è l'Irpef. Confermo".
Reddito di cittadinanza, spesa vincolata: solo negozi italiani - di ELENA G.POLIDORI
Come funziona in Europa - di GIORGIO CACCAMO
LE CRITICHE DI CONFINDUSTRIA - La manovra del governo Lega-M5S preoccupa Confindustria. Le prime reazioni negative dei mercati e i dubbi sulla sostenibililità di misure molto onerose per la finanza pubblica, dalla flat tax al reddito di cittadinanza fino alla "controriforma" delle pensioni ("sarebbe cruciale non fare retromarcia rispetto alle riforme pensionistiche degli scorsi anni"), rappresentano "fattori di rischio" che portano a rivedere al ribasso le previsioni di crescita dell'economia italiana. Lo scenario previsivo, tracciato nell'ultimo rapporto del Centro Studi di Confindustria, parla di crescita bassa e in rallentamento, debito pubblico che resta molto elevato, tassi d'interesse in aumento. Per il 2018 il Csc prevede un Pil in calo a +1,1% dal +1,6% del 2017. Andrà peggio nel 2019 quando il Pil scenderà a +0,9%. Si tratta di una stima al ribasso, rispetto alle previsioni di giugno, di 0,2 punti sia per quest'anno che per il prossimo. Sembra molto lontano il target di crescita a +1,6% per il 2018 annunciato nei giorni scorsi dal ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Anche i conti pubblici non migliorano. Nello scenario Csc, il deficit pubblico è stimato in calo all'1,8% del Pil nel 2018 e al 2% nel 2019.
"Non fare danni al Paese"
IL PUNTO DI BOCCIA - Confindustria lancia un messaggio di "sfida positiva al governo, sapendo che in politica come in economia ci si misura sugli obiettivi" - dice il presidente Vincenzo Boccia - "con senso di responsabilità nei toni e nel merito, si rivolge alla politica italiana tutta, al governo del Paese: cercando di essere coerenti ed esemplari tra il dire e il fare e costruendo anche con delle criticità, ma nei modi che abbiamo visto oggi e apprezziamo molto, a partire da quelli del ministro Tria che ci auguriamo in futuro possano essere parte dell'intero suo governo". "Pur non andando d'accordo come oggi su alcuni punti", l'auspicio di Boccia è che "ci si possa confrontare serenamente perché il nostro obiettivo è non far fare danni al Paese, che non si incrementi lo spread e si cresca".
"Il problema non è se il governo sfonda di un punto o meno ma che lo sforamento comporti la crescita dell'economia (VIDEO). Se si parte dagli effetti sull'economia della crescita - ha ribadito Boccia - puoi anche sforare, se questo comporta una riduzione del debito e riflessi sull'economia reale".