Roma, 3 maggio 2017 - Già dall'apertura del primo (e ultimo) grande dibattito televisivo a pochi giorni dal secondo turno delle elezioni presidenziali in Francia, volano gli insulti tra Marine Le Pen ed Emmanuel Macron. Più che un appuntamento per approfondire e confrontare i programmi è sembrato a tratti una rissa da talk-show.
E' stata la Le Pen ad aprire le ostilità alle prime parole. La candidata del Front National ha sparato a zero contro lo sfidante. "Candidato della globalizzazione selvaggia, dell'uberizzazione, della precarietà", con "quel sorriso da passaporto" e argomenti "vergognosi", ha inveito contro il candidato di 'En Marche!'. Aggiungendo poi, "in ogni caso, la Francia sarà governata da una donna, o sarò io o sarà la signora Merkel".
"Lei, signora Le Pen, incarna lo spirito della sconfitta. La sua strategia è quella di dire molte bugie", ha detto Macron per replicare agli attacchi durissimi e lanciando bordate contro la candidata del FN. Macron ha poi accusato la sfidante di essere andata nel parcheggio della Whirlpool in crisi di Amiens per "fare i selfie con i lavoratori". "E poi? Cosa ha proposto?", "la nazionalizzazione...".
"Lei - ha continuato duro Macron - è l'ereditiera di un nome, di un partito politico, di un sistema che prospera sulla rabbia dei francesi da tanti e tanti anni. Da 40 anni, noi abbiamo in questo Paese dei Le Pen candidati alle presidenziali. Di fronte a questo spirito di sconfitta, io sono portatore dello spirito di conquista francese: la Francia ha sempre avuto successo nel mondo, la sua lingua si parla in tutti i continenti. A fare la sua forza è la capacità di irradiare".
Nello scambio di scortesie e affondi, il leader del movimento liberal-sociale ha accusato la rivale di estrema destra di aver un programma che rischia di portare "alla guerra civile" in Francia. "Non accetterò compromessi e guiderò la lotta (contro il terrorismo) ad ogni livello ma una trappola ci aspetta, ed è cio che lei sta proponendo, è una guerra civile", ha accusato Macron rivolto alla rivale che prima lo aveva accusato di "compiacenza con il fondamentalismo islamico".
Entrando nei temi di fondo, i due contendenti, apparsi molto tesi e determinati, non hanno mai abbassato i toni. Al contrario, parlando di disoccupazione, di crisi dell'industria, di potere d'acquisto, hanno spesso costretto i due giornalisti moderatori ad intervenire per evitare che le voci si sovrapponessero. Evidentemente molto più a suo agio con i temi economici, fiscali e di politica industriale, Macron ha bacchettato in continuazione le osservazioni della Le Pen. "Se lei ha la ricetta contro la disoccupazione - ha detto Marine Le Pen - perché non l'ha suggerita a Francois Hollande? E se invece non ce l'ha, perché si è candidato? Lei non dovrebbe essere candidato".
"Lei non propone niente - ha risposto Macron - i francesi meritano meglio di quello che sta dicendo lei, meritano la verità". Entrando nel merito della vendita dell'operatore di telefonia SFR, Macron è salito di nuovo in cattedra riprendendo l'avversaria: "Cerchi, cerchi fra le sue carte, sta leggendo qualcosa che non corrisponde a quello di cui sta parlando. È triste, sta dimostrando la sua impreparazione". Marine Le Pen ha incassato, poi ha reagito: "Non giochi con me a professore e allieva", ma ha evidentemente accusato il colpo.
La crisi sociale, il malessere dei francesi, il carico fiscale, la moneta unica, sono subito entrati di prepotenza nel dibattito, anche se i due candidati hanno quasi sempre privilegiato l'attacco all'avversario: "Lei vuole distruggere il diritto del lavoro, vuole la precarizzazione generalizzata", ha attaccato Le Pen alludendo al progetto di riforma che figura nel programma dell'avversario: "Io sono la candidata del potere d'acquisto, lei è il candidato del potere di acquistare la Francia". Scendendo nei particolari della sua proposta, in particolare quella di "liberare le imprese" dando la possibilità di negoziare azienda per azienda gli accordi sulla durata del lavoro, Macron ha risposto che "l'economia francese ha bisogno di consentire ad alcune imprese di esistere di fronte alle grandi società".
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