Roma, 24 agosto 2024 – La lite sull’Assemblea Costituente. La prospettiva di una scissione con strascichi legali su nome e simbolo del Movimento 5 Stelle. E le possibili ripercussioni sul campo largo dalla Liguria in poi. Il M5s va verso l’appuntamento più importante della sua breve storia politica mentre scoppia in pubblico la lite tra il presidente Giuseppe Conte e il Garante e co-fondatore Beppe Grillo. Intanto dietro le diatribe sul numero dei mandati si avverte l’ombra di una rottura definitiva tra due modelli: quello movimentista e battagliero incarnato dall’ex comico e pensato con l’amico Gianroberto Casaleggio e quello più politico e orientato alla forma partito dell’ex premier, che è stato al governo e possibilmente vorrebbe tornarci il prima possibile.
La lite su nome e simbolo
Il deputato del M5s Alfonso Colucci, notaio e coordinatore dell’area legale del Movimento, sostiene in un’intervista a Repubblica che il fondatore non può portare in tribunale Conte perché “sia il nome, sia il simbolo risultano intestati all’Associazione attuale. E Beppe Grillo in forza di specifici obblighi contrattuali – coperti da riservatezza e che non si riferiscono al contratto da 300mila euro per la comunicazione che il M5s gli paga ogni anno – ha espressamente rinunciato a ogni contestazione relativa all’utilizzo sia del nome sia del simbolo del M5s, come modificati o modificabili in futuro dall’Associazione medesima”.
Le associazioni M5s
A replicargli è l’avvocato Lorenzo Borré, che ha sostenuto davanti al tribunale e alla Corte d’Appello di Genova le ragioni degli iscritti dissidenti: “E invece la sentenza è stata emessa anche nei confronti dell’associazione 2017, oggi presieduta dall’ex premier. Può darsi che ci sia stato un accordo di cessione? Questo non posso saperlo”, dice il legale. Che poi ipotizza un’intesa “collegata all’assunzione della malleva da parte del M5s per esborsi dovuti da Grillo per la soccombenza nei contenziosi relativi alla vecchia associazione”.
Toninelli fedele alla linea di Grillo
Intanto Danilo Toninelli, ex ministro M5s e oggi membro del consiglio dei probiviri, lancia sui social le sue proposte per la Costituente. Tra queste c’è l’inserimento della regola dei due mandati “nella Costituzione, rendendola così un pilastro del sistema politico”. La vicecapogruppo alla Camera, Vittoria Baldino, invece sta con Conte e contro Grillo: “Ci siamo messi in discussione, cosa che la politica non fa più. Dispiace la spaccatura di qualcuno e il tentativo di precludere la discussione su alcuni temi”.
La Liguria e Bari
La prospettiva di una scissione potrebbe avere ripercussioni sull’alleanza con il Pd e il centrosinistra. Anche se la collocazione nel campo largo progressista è un “orizzonte concreto. Poi dipende da come si attesterà questo fronte alternativo alle destre e con quali personalità”, ha spiegato ieri al QN il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri. La Liguria è il primo banco di prova: il M5s schiera il senatore Luca Pirondini come candidato alternativo ad Andrea Orlando. “Ma il progetto comune non è in discussione”, fa sapere lui. E a Bari il sindaco Vito Leccese revoca le deleghe all’assessore alla Legalità Raffaele Diomede (M5s), indicato dal coordinatore provinciale del M5s Raimondo Innamorato e avallato da Paola Taverna. Lunedì scorso i due consiglieri grillini eletti lo avevano pubblicamente sfiduciato e avevano deciso per l’appoggio esterno alla giunta. Fonti romane del M5s hanno poi parlato di “irritazione per il comportamento di Delle Fontane” e si sono detti “contrariati dalla condotta”: “La sua decisione ha portato a un cambio di linea politica non concordato con nessuno”. L’effetto, quindi, è stato porre in discussione l’appoggio a Leccese. Un altro scricchiolio del campo largo.