Ha spostato la data di chiusura delle consultazioni per attenderne l’esito. Questione di galateo istituzionale e chissà, forse anche di scaramanzia. Segno che questo referendum sul destino del suo governo un minimo di apprensione gliela provoca. Così, pare quasi buffo dirlo, il destino di Mario Draghi, ex presidente della Bce, l’uomo che ha salvato l’euro e l’Italia, il campione dei campioni, è in qualche modo appeso all’esito di una consultazione tra qualche migliaia di militanti di un partito che si svolge attraverso un server privato, gestito con criteri mai chiariti del tutto e senza alcuna garanzia offerta circa un effettivo controllo 'terzo' sulla sua affidabilità e imparzialità. Ma tant’è, Rousseau è l’ultimo rimasuglio della purezza grillina degli esordi, quella della scatoletta di tonno da aprire, prima che i Cinquestelle diventassero loro stessi il tonno, si avvinghiassero alla poltrona e rinnegassero le loro battaglie storiche, e adesso serve, Rousseau, per dare una parvenza di legittimità interna a una scelta che in realtà i vertici hanno già compiuto.
C’è però qualcosa che conferisce una piccola quota di suspence a questa 'consultazione', ed è legata alla figura di chi gestisce il server e in definitiva il voto, Davide Casaleggio. Il figlio del co-fondatore si trova infatti in rotta con i vertici politici del Movimento, quelli che dopo due giorni di gravissimi contorcimenti interiori si sono piegati al bene supremo dell’Italia e per questo hanno deciso di non abbandonare la maggioranza di governo e di conseguenza la propria seggiola ministeriale. Saltando, come si dice, sul carro del vincitore (Draghi). La quota di suspence è proprio qui, nel fatto che Casaleggio potrebbe essere tentato di dare l’ultima spallata, influenzando in qualche modo la consultazione, magari anche in maniera «regolare», ma sempre contando sul fatto che i meccanismi della votazione sono in definitiva in mano sua.
E’ lui con ogni probabilità che conosce il numero di coloro che mano mano votano, c’è chi sospetta che sia anche noto l’esito che si va via via profilando. I meccanismi esatti del computo non sono mai stati resi del tutto pubblici, e ricordiamo come nel 2019 il Garante della Privacy multò Rousseau proprio perché ritenuto un sistema 'manipolabile' dall’interno e dall’esterno. Elemento che pone un ulteriore interrogativo sul senso di quella democrazia diretta che i grillini hanno voluto, ma che adesso potrebbe avere conseguenze decisive nella storia del Paese.