Roma, 25 novembre 2024 – Progressisti indipendenti? Sicuro: “Il fuoco è vivo – giura Giuseppe Conte –, non si è spento ed è ancora dentro di noi. Il Movimento 5 stelle non sarà mai una timida brezza, ma un vento fortissimo. Il nostro obiettivo è quello di cambiare il Paese, rimuovere gli ostacoli al cambiamento”. Rinnegare il passato? Mai. “Petto in fuori, M5s – arringa ancora Conte – dobbiamo essere orgogliosi delle battaglie che abbiamo fatto”. Risultati elettorali deludenti? Nessuna paura: “Voi mi dite di non mollare e fino a quando ci sarete voi, io non mollo”. È cominciata la nuova era dei 5 stelle, lontano dai ’vaffa’ delle piazze, ma anche dai compromessi di governo che non hanno funzionato e che gli hanno fatto perdere l’anima.
In un Palazzo dei congressi dell’Eur, in una giornata di sole brillante, il M5s rinasce con Conte leader e senza Beppe Grillo, figura del ’garante’ gettata via per sempre per volere della base, esattamente come il tetto dei due mandati, perché oggi ci vogliono “le competenze per non essere mai un passo indietro rispetto agli altri” e sì alla possibilità di fare alleanze, “a patto che si sigli un’intesa chiara con l’alleato politico”.
Irriconoscibili rispetto al Movimento delle origini, ieri i “nuovi” 5 stelle hanno lanciato la loro rivoluzione sulla linea indicata dal presidente Giuseppe Conte, celebrata a suon di numeri e percentuali. Al voto hanno partecipato in tanti, al punto che tutti i 12 quesiti sottoposti al vaglio hanno superato il quorum del 50% più uno degli aventi diritto, in tutto 88mila 943. Conte ha concluso la due giorni costituente senza farsi condizionare né dal passato, né dal fantasma di Grillo, un “fondatore” che da Garante pretendeva di dire sempre l’ultima parola su tutto, in una diarchia che mai ha funzionato e per questo andava archiviata.
Giornata di numeri, dunque, quella di ieri e che vale la pena ricapitolare: 72,08% i sì al quesito con il quale è stato chiesto agli iscritti M5s se volessero modificare la regola attuale del limite dei due mandati elettivi. Solo il 25,04% dei votanti ha risposto no e unicamente il 2,52% si è astenuto. E ancora: l’81,20% i no raccolti al quesito sul divieto di alleanze politiche. Sono stati 13,87% i sì, mentre gli astenuti sono stati il 4,93%. A dire addio a Grillo sono il 63,24% dei sì degli iscritti. In totale, per modificare lo statuto sono andati alle urne in 54mila 452. Numeri che danno l’idea di una partecipazione al processo che ha stupito lo stesso Conte, ma segnale del fatto che il M5s è vivo più che mai.
A fine giornata la sintesi del presidente del partito, vincitore della battaglia con la zavorra Grillo e che suona un po’ così: il processo costituente è servito “per tracciare una nuova rotta partendo dai bisogni della base, ascoltando voi iscritti che non avete mai abbandonato il Movimento”. “C’è una cosa che in questi anni mi ha pesato molto – ha raccontato Conte – la gente mi fermava per strada e mi diceva: ‘Presidente crediamo in te, ma il M5s cos’è?’ Sapete cos’è il M5s? Quei puntini sono gli schizzi di fango, le accuse infondate dei nostri avversari e di un sistema mediatico che contribuisce a disinformare”. E sui due mandati: “Leggo chiaro il segnale che ci date: volete valorizzare le esperienze e le competenze”. Essere “progressisti indipendenti” significa essere “radicali nei valori e pragmatici nelle soluzioni. L’alleanza non è per noi un dato politico precostituito, non è un fine di per sé, ma un mezzo per un fine, per cambiare la società, per combattere le battaglie giuste. Siamo disponibili a sporcaci le mani e a confrontarci, ma ci sarà intransigenza sulla legalità e sull’etica pubblica”, ha sottolineato per poi spiegare: “Siamo progressisti? Dai quesiti direi che siamo progressisti. Però, intendiamoci, nella misura in cui non ci appartiene la cultura della conservazione, del lasciare le cose come stanno”. Come “non ci appartiene la cultura reazionaria”, di chi “mette su una riforma come il premierato” e poi “pone il bavaglio ai giornalisti per non pubblicare provvedimenti giudiziari”.
E deve essere chiaro: “M5s è una comunità di cuori impavidi, potremo commettere errori, ma non ci troverete mai disponibili a chinare la testa”. Adesso comincia il lavoro: Conte e il Consiglio nazionale dovranno inserire le modifiche allo Statuto, ma ieri, quando è calato il sipario sulla kermesse, Conte sembrava il Gladiatore pronto a “scatenare l’inferno” pur di tornare là dove è stato cacciato, ovvero Palazzo Chigi.