Lunedì 23 Dicembre 2024
ELENA G.POLIDORI
Politica

Caos 5 Stelle, Di Maio in bilico. Grillo insiste: alleati col Pd

Sale il pressing sul capo politico. Dopo il voto su Rousseau, cresce il timore di nuove batoste elettorali. Alcuni senatori vogliono cambiare le regole per tagliare fuori l'attuale leader

Beppe Grillo, 71 anni, ha fondato ufficialmente il Movimento 5 Stelle nel 2009 (LaPresse)

Roma, 23 novembre 2019 - Il giorno dopo un voto su Rousseau che si è abbattuto, con tutta la sua forza, sulla leadership del M5s compromettendone la tenuta, parte il processo politico a Luigi Di Maio. Quel leader e ministro degli Esteri che voleva fortemente la "pausa elettorale", evitando di correre in Emilia-Romagna e Calabria, è stato messo all’angolo dagli iscritti. Il risultato ha armato la mano dei nemici interni e fotografato alla perfezione lo stato confusionale in cui versano i grillini. Nel Movimento, ormai, si chiede una revisione dell’organizzazione. Partendo dal ruolo del capo politico. Il quale "ha fallito", sentenzia Roberta Lombardi. La consigliera regionale del Lazio, uno dei più grandi sponsor del governo col Pd, indica nella "intelligenza collettiva" l’unica exit strategy dall’impasse, col presidente della Camera, Roberto Fico, che rincara la dose invocando una "riflessione a 360 gradi sul M5s".

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E si intensificano le voci sui tradimenti, con un ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che sarebbe pronto – nonostante le smentite – ad accoltellare alle spalle Di Maio, per favorire l’ascesa di un leader come il premier Giuseppe Conte. Di Maio, dopo un momento di sbandamento, ha cercato di riprendere in mano il pallino del gioco: "Il messaggio è: no tatticismi, no manovre di palazzo, noi siamo il M5s, ci presentiamo alle elezioni regionali ed evidentemente andiamo da soli in quelle regioni".

Lunedì il ministro degli Esteri sarà in Calabria, la mattina, e in Emilia-Romagna nel pomeriggio. E proprio in Calabria, dove ieri il M5s ha scelto come candidato Francesco Aiello (che già nel 2015 stava per entrare nella giunta del governatore uscente, il dem Mario Oliverio), il rischio concreto è di andare ben sotto il 10%. Un disastro annunciato che ha convinto Beppe Grillo a piombare nella Capitale, ufficialmente per impegni privati, ma determinato a far sentire la sua presenza: il feeling dell’Elevato con il Pd di governo è arcinoto. E anche i dem guardano a lui per capire se, sul fronte delle elezioni emiliane, è possibile invertire la rotta. Cementando così un governo sempre più fragile. "Se ci stiamo biodegradando? Siete diventati voi, comici..", si è limitato a dire ai cronisti il garante dei 5 Stelle, che stamattina incontrerà Di Maio.

Intanto, all’interno della truppa parlamentare monta il malcontento e sale il pressing su Di Maio, che conoscerà il primo redde rationem mercoledì, durante un’assemblea alla Camera. Mentre al Senato si sta tentando il blitz per approvare una riforma del regolamento del gruppo considerata un ‘cavallo di Troia’ per cominciare, da subito, a limitare il potere del capo politico. Il testo punta a rendere "deliberanti" le decisioni dell’assemblea. In caso di ok alla riforma, insomma, "non c’è più la diretta indicazione di linea politica verso il gruppo parlamentare – sottolinea il senatore Emanuele Dessì –, andando a creare un filtro assembleare a qualunque iniziativa". Già martedì, dunque, il voto potrebbe disarcionare definitivamente Di Maio.