Roma, 5 agosto 2018 - Alessandro Di Battista torna in campo. E lo fa in occasione del suo quarantesimo compleanno da Puerto Escondido in Messico. Il ritorno di Dibba, ex frontman del Movimento 5 Stelle dopo la decisione di non ricandidarsi e viaggiare con famiglia al seguito, è attraverso un video postato su Facebook dove annuncia anche di aver restituito l’assegno di fine mandato (43mila euro), di cui metà ai terremotati. Con aria rilassata e t-shirt, sotto un capanno, dichiara guerra al Carroccio sulle grandi opere Tav e Tap. Lo fa da esterno, ma le sue parole rischiano di rendere ancora più pesanti le diversità nel governo giallo-verde. Se, infatti, da una parte la Lega vuole tirare dritto, dall’altra i grillini (e i suoi ministri) cercano di frenare. «Ormai sono fuori dal Movimento e sono libero di pungolarlo», dice Dibba con un mezzo sorriso.
"Ho molta stima di Di Maio, sta combattendo tantissimo, tutti gli altri ministri M5S dovrebbero avere lo stesso coraggio di Luigi. Abbiamo fatto battaglie importanti, contro il Tap, contro il Tav, opere del tutto inutili". Di Battista, seppur lontano da Roma, cerca di spronare il Movimento a fare 'il Movimento' e "ribadire i no sani che abbiamo detto perché i voti li abbiamo presi su quella roba là". Una linea identica a quella di Beppe Grillo che solo una settimana fa, sul tema, si era fatto vivo definendo la Tav "un’opera anacronistica e senza senso". E, poprio su questa comunanza di sentire, sono in tanti ad almanaccare di un possibile ritorno in prima linea del duo Grillo-Di Battista a discapito dell’ala governista capitanata da Di Maio. In ambienti stellati si mormora che Di Battista tornerà dal suo lungo viaggio a dicembre. Qualcuno scommette sul fatto che gli verrà affidato un ruolo importante, ma è difficile immaginare di più. Di sicuro c’è la paura, ribadita anche da Dibba, che la campagna sul razzismo sia solo l’ennesima arma di "distrazione di massa" che può mettere in difficoltà il M5S, sempre più al traino di Salvini. Lo stesso titolare del Viminale proprio su Tav e Tap ha ribadito due giorni fa che "non si torna indietro", ammettendo giusto l’analisi costi-benefici invocata da Toninelli. Insomma, la situazione imbarazza (e non poco) i big del Movimento con Di Maio costretto a fronteggiare l’ala No Tav interna (si contano una sessantina di parlamentari stellati piemontesi e pugliesi sul piede di guerra), il pressing della Lega e pure la leadership di ritorno di Dibba. Una grana che si aggiunge a quella del Tap, tanto che lo stesso premier Giuseppe Conte è dovuto correre ai ripari incontrando il sindaco di Melendugno (la località di approdo dell’opera) giovedì, dopo che al presidente Usa Donald Trump aveva dato rassicurazioni in merito alla realizzazione del gasdotto in Puglia. I commenti dei colleghi M5S non tardano ad arrivare. Se Barbara Lezzi, ministra pugliese del Sud, si schiera con Di Battista, condividendone il post, da Di Maio a Toninelli è un fiorire di "auguri", "grazie" e "se siamo al governo è anche merito suo". Ma sul tema caldo del videomessaggio – "Tav e Tap opere inutili" – nessuno si sbilancia.