Roma, 26 marzo 2019 - Il tonfo è stato ancora una volta sonoro, ma per i 5 stelle è successo l’esatto contrario. «Sì – fa finta di gongolare Luigi Di Maio – abbiamo battuto la Lega, loro sfoggiano risultati da ammucchiata, noi siamo autonomi; ci sono differenze con la Lega su molte cose, ma il governo durerà per quattro anni...». Dunque, la narrazione grillina, dopo la terza sconfitta elettorale regionale consecutiva, resta la stessa; nessuna batosta, non «paragoniamo le consultazioni politiche da quelle regionali» e avanti «con un governo che durerà quattro anni». Solo che, dietro i sorrisi di facciata, l’avanzata – netta – dell’alleato di governo preoccupa tutti dentro il M5s, vertici come peones grillini. Anche perché – ecco il ragionamento che rimbalza tra i 5 Stelle – parte di quei voti Salvini li ha sottratti al bacino elettorale del Movimento, ‘cannibalizzando’ i consensi del socio di maggioranza.
Parola d’ordine, ora, è quindi frenare la cavalcata della Lega. Con Di Maio che, nelle ultime settimane, si è fatto più ‘barricadero’ e pronto a pestare i piedi a Salvini su temi caldi per la Lega, come la sicurezza o i dossier che competono il Viminale come la vicenda di Ramy. «Come sapete nei giorni scorsi ho scritto anche ai ministeri competenti – ha punzecchiato Di Maio – per fare in modo che la sua pratica arrivi presto al Cdm. Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è d’accordo».
Ma la strategia dei 5 Stelle non si ferma qui. Questa settimana dovrebbe tenersi il primo voto sulla piattaforma Rousseau per le europarlamentarie, con una convinta accelerazione. E poi un ritorno, nella comunicazione, a temi cari al Movimento della prima ora, rispolverando le 5 Stelle grilline. Fino alla riorganizzazione del Movimento che, in barba agli stop subiti a causa delle sconfitte elettorali, starebbe proseguendo, con Di Maio che anche ieri a Potenza è tornato a strizzare l’occhio all’apparentamento con le liste civiche, un passaggio che – per quanto inviso a Casaleggio – sembra ormai non più rinviabile per iniziare a vincere sul territorio.
Alle porte, però, ci sono le elezioni Europee e in quelle urne Di Maio non potrà più usare il sistema della ‘doppia lettura’ del voto per dire di aver vinto anche dove ha perso. La sua preoccupazione, su questo fronte, è diventata palpabile, ieri, quando il capo politico del Movimento è sembrato rivolgersi virtualmente ad Alessandro Di Battista, sostenendo che «questo è il momento di non mollare, questo è il momento di dare ancora di più. Non ci sono viaggi da fare...», si è lasciato sfuggire nel corso di una diretta Facebook. L’ormai «desaparecido Dibba» è stato invocato anche da Gianluigi Paragone («il Movimento non può fare a meno di lui») ma a quanto si apprende da fonti grilline, il «gemello diverso» dei 5 stelle non sarà il mattatore delle folle per la campagna elettorale delle Europee. Si dice che la sua presa di distanza sia dovuta all’amarezza per una serie di colpe che gli sarebbero state, a suo dire, indebitamente attribuite, non ultima l’incontro con i gilet gialli alla periferia di Parigi rivelatasi un boomerang per il Movimento. Due settimane fa Di Maio e Di Battista avrebbero dovuto vedersi per una cena in centro, a due passi da Montecitorio, ma l’incontro sarebbe saltato all’ultimo minuto utile. I contatti tra i due, viene assicurato, sarebbero tuttavia costanti, il canale sempre aperto, ma qualcosa sembra essersi definitivamente incrinato nel sodalizio tra i due. A quanto se ne sa, «Dibba» starebbe preparando il suo nuovo viaggio in India, una nuova avventura con un ingaggio molto ricco e senza farsi «il sangue amaro»...