Segretario, la presenza di Elly Schlein in piazza con voi a Bologna non ha rischiato di determinare una fuorviante politicizzazione della mobilitazione sindacale contro alcuni provvedimenti del governo?
"La nostra mobilitazione è e rimane esclusivamente di natura sindacale, legata a ottenere l’apertura di un confronto stabile con il governo rispetto ai temi della nostra piattaforma unitaria - avvisa il leader della Cisl, Luigi Sbarra - Nulla di più, nulla di meno. Quanto alla presenza dei politici alle nostre manifestazioni, se condividono le nostre richieste devono farlo anche rispondendo in maniera coerente in Parlamento e rispettando l’autonomia del sindacato".
Lo stesso segretario della Cgil e la leader del Pd, però, sembrano avvalorare l’esistenza di un patto con la nuova leader del Pd. Non teme che possa essere controproducente per l’intero sindacato?
"La Cisl fa solo sindacato e restiamo custodi dell’autonomia dalla politica. Se qualcuno pensa di strumentalizzare la nostra protesta sindacale o di snaturarla sovrapponendo obiettivi di opposizione partitica sbaglia di grosso. Per quanto ci riguarda noi non facciamo da catalizzatore a nessun progetto di natura politica".
Restano comunque confermate le successive iniziative di mobilitazione?
"Certo che le confermiamo. Saremo a Milano il 13 maggio e il 20 maggio a Napoli. Due grandi realtà metropolitane diverse in tanti aspetti, ma legate dallo stesso bisogno di una svolta nelle politiche economiche, sociali, occupazionali e di sviluppo. Unite, come tutto il Paese, nella necessità di avviare un patto anti-inflazione che argini la speculazione, controlli e moderi prezzi e tariffe, applichi sanzioni esemplari per chi fa il furbo sulla pelle delle persone e delle famiglie. Bisogna tutelare salari e pensioni adeguandole al costo della vita, ridurre l’enorme precarietà puntando alla formazione e alla qualità e stabilità del lavoro, attuare puntualmente tutti gli investimenti del Pnrr, sbloccare le infrastrutture e favorire maggiori investimenti nelle aree depresse. E poi rilanciare la sanità pubblica, rinnovare tutti i contratti, detassare gli aumenti contrattuali".
Venendo al merito del decreto lavoro, c’è, però, il taglio del cuneo da voi chiesto ripetutamente?
"Guardi, il decreto contiene cose che vanno nella direzione che auspichiamo da mesi, come il taglio del cuneo fiscale interamente a favore dei lavoratori. Un segnale positivo ma insufficiente, perché è una misura provvisoria, che deve essere rafforzata, diventare strutturale".
Quali altri punti sono da correggere?
"La nostra proposta è quella di abbassare subito le tasse sulle tredicesime, garantire la piena indicizzazione delle pensioni, restituire a lavoratori e pensionati il reddito sottratto dal fiscal drag. Bisognerà cambiare nel corso dell’esame parlamentare altri punti delicati su cui si vuole intervenire, rafforzando le risorse contro la povertà e per le politiche attive e stabilendo chiaramente che le regole sul tempo determinato le stabilisce la contrattazione. E’ poi inaccettabile l’operazione fatta sui voucher. La contrattazione già permette tutta la buona flessibilità necessaria. E nessun voucher può sostituire le tutele e i diritti garantiti da un buon contratto".
Anche su fisco e pensioni ritiene che si possano riaprire i tavoli attualmente sospesi?
"E’ stato un grave errore aver sospeso i tavoli su pensioni, sicurezza sul lavoro e politiche industriali. Anche sul fisco bisogna aprire una discussione seria sulla riforma, discutendo su come conservare il principio della progressività del prelievo. Bisogna colpire le rendite finanziarie o la sottrazione dell’Iva, tassare gli extra profitti delle multinazionali energetiche e della logistica".
Ritenete, dunque, che sia possibile riallacciare il dialogo con il governo?
"Questo è l’obiettivo della nostra mobilitazione. Vedremo se l’incontro con il Premier Meloni alla vigilia del Primo Maggio sia stato solo un gesto diplomatico tardivo, o rappresenta la reale volontà di aprire un confronto stabile con il sindacato. Non si governa un Paese pensando di essere autosufficienti. I problemi che dobbiamo risolvere sono complessi e strutturali: serve confronto, condivisione, partecipazione per produrre riforme strutturali ed eque".