Roma, 21 novembre 2024 – È in partenza per Riad Luigi Di Maio, che da maggio 2023 ha assunto il ruolo di rappresentante speciale per la Ue nella regione del Golfo. Trentotto anni, un figlio appena nato, Gabriele, l’esperienza da ministro e vicepremier. La sua storia con il Movimento 5Stelle è finita nel 2022 con la caduta del governo Draghi. Era iniziata nel 2007, con il meetup di Pomigliano d’Arco. Membro del direttorio, capo politico, poi ’ex grillino’.
Di Maio, ci pensa ancora?
“La politica è una cosa bellissima, che crea dipendenza. Perciò mi sto disintossicando”.
Ma con un occhio starà guardando le vicende attuali. La Costituente voluta da Conte, l’anatema di Grillo...
“Quello che parte oggi è un importante momento di democrazia interna perciò va rispettato”.
Ci sono cambi grossi. Addio al garante, nuovo nome, stop al limite dei due mandati...
“È il sintomo di un’esigenza di cambiamento che condivido. Non ho mai creduto nell’ortodossia. Il Movimento è sempre cresciuto attraverso momenti evolutivi di questo tipo”.
Grillo è furente: rivendica il diritto all’estinzione. Può farlo?
“La biodegradabilità del Movimento è un vecchio tema. Ma la democrazia interna è un sistema che ha creato Grillo”.
Dunque niente estinzione?
“Quando una forza politica entra nelle istituzioni assume delle responsabilità differenti e più grandi. Prima tra tutte quella nei confronti degli elettori. A quel punto il diritto all’estinzione non conta più. Saranno gli elettori, con il voto, a decidere se il Movimento deve sparire o no”.
La proposta di cambiare nome e logo nasce da beghe legali?
“No, io credo che sia in primo luogo un’esigenza politica, legata alla volontà di tornare a essere competitivi, magari affermando il nome di Conte fin nel simbolo, come spesso suggeriscono i sondaggisti ai partiti”.
E poi c’è il limite dei due mandati. Un totem o un orpello?
“Ho sempre pensato che quella norma andasse superata. Credo infatti che sia naturale voler preservare le competenze nate in tanti anni di esperienza. Competenza è ciò che chiedono gli elettori. Elettori che infatti mi pare ultimamente scarseggino”.
In Umbria ed Emilia-Romagna il M5s ha appoggiato candidati di coalizione. Scelta giusta?
“La candidatura di Stefania Proietti fui io a caldeggiarla cinque anni fa. Si scelse diversamente e perdemmo. Per questo oggi sono felicissimo per lei. Anche se da ministro ho poi apprezzato l’ex governatrice Tesei”.
Il M5s nasce con una straordinaria partecipazione dal basso. Poi che cosa è successo?
“Il contatto con le persone c’è ancora ed è forte. Ciò che è mancato è una classe amministrativa locale. Un vulnus che derivava da una regola interna, che vietava ai parlamentari di andare poi a fare i sindaci, i consiglieri, i governatori. Per questo dico: il M5s si evolve, se serve, con la democrazia interna”.
E gli elettori, dove sono finiti?
“In gran parte militano nel grande partito dell’astensione. Altri sono migrati verso destra. Il Pd fa il resto. La segretaria Schlein, con le sue politiche, credo parli molto all’elettorato grillino”.
Un errore accasarsi a sinistra?
“Il posizionamento nel campo del riformismo oggi non è né giusto né sbagliato. Semplicemente è imprescindibile”.
A chi dice che la fine del M5s sia iniziata con gli impegni di governo cosa risponde?
“Che con quei governi le istanze storiche del Movimento sono diventate leggi. E finché c’ero io nessuno le ha smantellate”.
Torniamo alla Costituente. Una fronda invita gli iscritti all’astensione. Si fanno chiamare ’Figli delle stelle’.
“I figli delle stelle una volta si chiamavano Bimbe di Conte”.
Pure Grillo è per l’astensione.
“Eppure Conte lo ha voluto lui, blindandolo con due contratti”.
Che cosa succederà al M5s?
“Dovessero passare molti dei quesiti proposti ci sarà un’evoluzione importante. Ma decideranno gli iscritti. La democrazia interna è sacra, si diceva”.
Li sente ancora, i grillini?
“Politicamente oggi siamo lontani. Ma ci sono persone con cui ho condiviso anni straordinari. L’amicizia resta. L’ho vista, da ultimo, quando è nato mio figlio. Ho ricevuto messaggi bellissimi. Anche da Conte e da Grillo”.